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Le intercettazioni fanno paura solo al Potere

Le intercettazioni sono il principale strumento di ricerca delle prove nelle indagini da parte di polizia e carabinieri contro i casi di corruzione, illegalità e malaffare. Un cittadino onesto non ha paura delle intercettazioni. Chi trema sono invece i poteri politici, economici e criminali, perché nel pantano degli affari loschi vi sono immersi fino al collo.

La storia della Seconda Repubblica ha visto numerosi tentativi di censurare le intercettazioni. I governi di Berlusconi sono stati in prima linea nella lotta contro gli “ascolti”, ma hanno sempre dovuto fare i conti con una Costituzione che, fortunatamente, ha fatto da scudo. Il problema, però, non è stato mai abbandonato e ha riproposto un tema caldo sullo scenario politico, come se questo fosse il problema più grave che i cittadini si trovano ad affontare. 

Per il governo Meloni e la sua Armata Brancaleone al seguito, i problemi da risolvere non sono la decrescita economica, la disoccupazione diffusa, la povertà dilagante, il costo della vita impennato. No, sono le intercettazioni ambientali, come se ai cittadini possa interessare qualcosa di essere spiati se non hanno fanno nulla. Questa è una prerogativa del potere, che teme continuamente di essere di beccato con le mani nella marmellata.

Le intercettazioni fanno paura al potere. Se non fosse stato per questo strumento nelle mani della polizia giudiziaria non avremmo saputo nulla di politici che pigliavano tangenti; di funzionari pubblici che intascano bustarelle; di imprenditori che stringevano affari con i mafiosi; di ministri, sottosegretari, governatori, sindaci, assessori e consiglieri comunali che banchettavano nell'ombra, tra appalti pilotati e commesse dirottate. 

Le intercettazioni sono indispensabili per arrivare alla verità e assicurare i colpevoli di gravi reati alla giustizia. E poiché il potere è spesso invischiato in gravi reati, le teme e le combatte, perché il suo scopo è quello di agire impunemente, senza assaggiare le patrie galere e senza finire in pasto alla gogna pubblica. Il potere non tollera che un altro potere-in questo caso la magistratura-metta a rischio i suoi affari. E allora si mobilita, attraverso leggi e leggine, per imporre dei veti che possano ridurre i rischi di finire nei guai. 

È in questo clima da battaglia tra poteri che si colloca la proposta del ministro della Giustizia, Carlo Norbio, di limitare le intercettazioni ai soli casi di mafia e terrorismo. Perché mafia e terrorismo si possono combattere, la borghesia corrotta no. E così, mentre i cittadini sono sfiancati da difficoltà economiche e sono preoccupati da una guerra alle porte, le forze politiche di destra non trovano di meglio che discutere sulla necessità di abolire uno strumento che ha sempre tolto il sonno a troppi mascalzoni e lestofanti. 

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