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L’abdicazione del Papa e la crisi dell’Occidente

Il caso della abdicazione papale - per la rarità del gesto che tutti hanno ovviamente evidenziato - ha suscitato numerosissimi interrogativi. E altrettanti tentativi di interpretazione.

Alcune questioni sembrano avere più consistenza di altre, almeno in apparenza, tipo l’età avanzata o possibili problemi di salute, anche se è nota la consuetudine dei Papi a mostrare pubblicamente la propria sofferenza fisica (basta ricordare il Wojtyla degli ultimi tempi) a similitudine della sofferenza del Cristo morente. È sempre un’immagine che commuove molto le moltitudini cattoliche e non.

Qualche giornalista si è però fatto delle domande un po’ più “impertinenti”, da dietrologo di professione come in fondo deve essere sempre, almeno un po’, un buon giornalista.

Domande tipo: perché oggi? E perché in occasione di un concistoro di cardinali tutto sommato di ‘minore’ importanza?

La data: 11 febbraio - ci ricorda Vittorio Messori sul Corriere - è l’anniversario della prima apparizione della Vergine a Lourdes ed è stata dichiarata Giornata Internazionale del malato. Su questa coincidenza il saggista cattolico costruisce la sua spiegazione sul “Papa infermo”.

Più intelligentemente Paolo Griseri su Repubblica afferma che le dimissioni sanciscono la fine di una guerra interna alle mura vaticane che già da tempo travagliava la gerarchia della Chiesa. Che non corresse buon sangue tra il Segretario di Stato Bertone e il presidente della CEI Bagnasco è cosa nota; ma parliamo di tempi passati. Ora sembra più evidente lo scontro tra la coppia Bertone/Bagnasco e un nido di corvi interni alla Curia stessa “protagonisti di uno scontro che in certi momenti ha travalicato i limiti dell'accettabile”.

Ci ricordiamo tutti il caso dei documenti trafugati dal cameriere del Papa con l’aiuto di un misterioso informatico e con la copertura di abili mani (e menti) rimaste sconosciute. Una guerra a colpi di dossier “con un maggiordomo che per difendersi dall'accusa di aver divulgato lettere private del Papa, affermava di averlo fatto per difendere Benedetto XVI”. Da chi?

"Sottovoce, si parla del contenuto «sconvolgente» del rapporto segreto che tre cardinali anziani hanno consegnato nei mesi scorsi a proposito di Vatileaks, la fuga di notizie riservate per la quale è stato incriminato e condannato solo il maggiordomo papale, Paolo Gabriele. Si fa notare che da oltre otto mesi lo IOR, l'Istituto per le opere di religione considerato "la banca del Papa", è senza presidente dopo la sfiducia a Ettore Gotti Tedeschi" scrive Massimo Franco sul Corriere, parlando di quel Gotti Tedeschi che spunta sempre fuori sia che si parli di scandalo Monte Paschi o Santander (il cui presidente è notoriamente molto vicino all'Opus Dei) oppure di Finmeccanica e così via.

Inoltre la data scelta è anche l’anniversario dei Patti Lateranensi e non dovremmo dimenticare che alle celebrazioni quest’anno il PDL ha deciso di non partecipare, facendo un "gran rifiuto" e provocando uno strappo assolutamente inusitato nelle relazioni tra un partito di governo (da poco ex) e la Chiesa. Rottura indigesta per le gerarchie vaticane, colpevolizzate però da qualcuno, all’interno stesso dell’apparato ecclesiastico, che alla rottura con Berlusconi non avrebbe voluto arrivare.

Che, per una volta, il violentissimo scontro politico italiano sia entrato come un elefante in una cristalleria all’interno del Vaticano, facendo uscire allo scoperto le divisioni e lo scontro sotterraneo tra conservatori montiani e ultraconservatori berlusconiani (parlare di ‘progressisti’ mi sembra davvero un po’ troppo) dopo che le gerarchie della Chiesa hanno clamorosamente tolto il loro appoggio al Partito della Libertà contribuendo in modo decisivo alla caduta di Berlusconi?

L’occasione della dichiarazione di dimissioni è stata inoltre un concistoro in cui si doveva decidere “la glorificazione dei martiri di Otranto, massacrati dalla furia dei turchi musulmani”.

Con quello che sta succedendo nel mondo islamico la scelta non sembra essere dettata dal caso per il Papa di Ratisbona. L’Islam è travagliato da primavere dal profumo di democrazia e diritti civili che si stanno rapidamente involvendo in regimi del più bieco, ottuso e violento radicalismo; con una guerra civile che in Siria ha falcidiato più di sessantamila persone e una prospettiva di scontro tra Israele e Iran che ha subìto una battuta d’arresto dopo elezioni più di ‘sinistra’ di quanto ci si aspettasse, ma che non ha fatto tramontare affatto il rischio di un conflitto pericolosissimo. Con la Turchia islamizzata e un'Europa ormai abitata da decine di milioni di musulmani.

In tutto questo il capo della Chiesa di Roma decide di "farsi da parte" proprio in occasione della beatificazione delle vittime della ‘violenza islamica’. Per lasciare il campo a chi ? E perché ?

Insomma, sono solo degli interrogativi, naturalmente. La dietrologia - orrida definizione di una possibile e necessaria interpretazione del latente che è spesso più reale del reale visibile - è spesso foriera di clamorose ‘papere’, ma la coincidenza di molti fattori diversi e la scelta di data e occasione per la sorprendente dichiarazione di Benedetto XVI, sembrano 'dire' molto.

Sempre Massimo Franco, se non ricordo male, ha interpretato il caso del Papa dimissionario come uno degli elementi dell’attuale “crisi dell’Occidente”. Questa è la definizione che mi è sembrata più azzeccata, per l'ampio respiro che sottende.

Perché raccoglie in sé non solo gli aspetti economico-finanziari del collasso che conosciamo, o la crisi della politica, sia in Italia che in Europa, che potrebbe aprire a scenari decisamente cupi, ma anche la crisi essenzialmente culturale che l’Occidente sta attraversando, stritolato nella morsa di una razionalità di stampo illuminista che non riesce a vedere oltre la più ottusa materialità dell’apparire e del possesso e l’astratta trascendenza che sa parlare solo di Spirito, mortificando la realtà materiale degli esseri umani fino allo scontro assurdo, pervicace e perdente, sui cosiddetti 'temi non negoziabili', a partire dall'inconcepibile (anche per la storia stessa della Chiesa) affermazione che la vita umana inizi al momento della fecondazione. Temi che la società laica ha già ampiamente deciso di mettere da parte andando avanti per la sua strada, con plateale menefreghismo per i diktat papali.

Indicando così nella perdita di credibilità uno dei fattori di crisi dell'istituzione-Chiesa (oltre al suo essere ormai una "imputata globale" per i numerosi scandali che la travagliano da anni).

Non più tardi di qualche giorno fa - ignaro ovviamente delle decisioni papali - scrivevo che “tutti gli Imperi cadono, prima o poi, anche quelli dello Spirito (Santo)”.

E tutti gli "imperi" che noi occidentali conosciamo - da quello americano a quello vaticano, da quello finanziario fino a quello antropologico - “sono” l’Occidente in crisi. Molto in crisi.

Se è vero che abdicato un Papa se ne fa un altro, è anche vero che l'abdicazione - eccezionalmente rara - di un Papa dalla cattedra di Pietro sembra essere l'immagine, il segno evidente di questo occidente vecchio, profondamente stanco e costantemente in affanno.

La campana suona: ding dong bell, ding dong bell. Per chi ?

 

La fortunatissima foto scattata da Alessandro Di Meo dell'ANSA, proprio nel giorno delle dimissioni del Papa: un fulmine che colpisce la cupola di San Pietro, emblematica nella sua eccezionalità.

 

 

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