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La verginità venduta di Catarina

“C’è chi l’amore lo fa per gioco chi se lo sceglie per professione, Boccadirosa né l’uno né l’altro, lei lo faceva per passione”. E poi c’è Catarina che lo fa per un investimento a medio-lungo termine. Non trovo altre parole per completare l’opera artistica di De Andrè con il fatto di cronaca che viene proposto oggi.

Una giovane brasiliana di origini italiane, Catarina Migliorini, carina, ma non una bellezza stratosferica dopotutto, ha messo all’asta la sua verginità su un sito australiano specializzato, Virgins Wanted, arrivando a raccogliere in tre settimane la cifra record di 780.000 dollari con cui un anonimo giapponese si è aggiudicato la “prima volta” (si pensa “certificata”) della ragazzotta di belle speranze che ha dichiarato di volersi pagare gli studi in medicina con il "tesoretto" così guadagnato (ma non mancano spiegazioni più caritatevoli tipo "aiutare i senza tetto", eccetera). Nonostante le preoccupazione della mamma che alcuni organi di stampa hanno riportato, la fanciulla sembra intenzionata a procedere con la negoziazione.

Le belle gambe giovanili della signorina non avevano convinto in prima battuta un non meglio precisato signor Lucas Zaiden che il 7 di ottobre aveva aperto l’asta con un unico misero (e anche un po’ offensivo) dollaro. Poi ci sono voluti ben undici giorni perché un altro tizio, anche lui brasiliano, rilanciasse l’offerta a 72 dollari (chissà poi perché una cifra così strana, deve aver messo insieme proprio tutta la paghetta), convincendo al rilancio altri due brasiliani a 200 e poi 800 verdoni.

Ma il gran salto avviene prima con Catra Mister (il nome sembra un po’ fasullo a dire il vero) che apre alle quotazione a cinque cifre, 65.000 dollari, e poi con Sheik Halid che sfonda quota sei cifre - 100.000 - anche se il fatto che fossero tutti brasiliani come la ragazza fa pensare ad una specie di combine sudamericana per far crescere artificialmente le quotazioni. Un’asta un po’ truccata insomma, che cambia quando lo statunitense Martin Robinson entra in gioco e scompiglia gli avversari con un’offerta da urlo: 620.000 dollari! Caspita Mr. Robinson, che proposta vigorosa! Avrà pensato Catarina.

Da quel momento, siamo al 24 ottobre, la gara si fa serratissima e nello stesso giorno un australiano, un altro paio di americani e un indiano se la giocano sul filo delle centinaia di migliaia di bigliettoni. Immaginiamo le palpitazioni nel petto poco più che adolescenziale della fanciulla in fiore (ma ormai in procinto di deflorazione).

Alla fine il colpo finale che stende gli avversari e si suppone anche la signorina in questione. Il misterioso giapponese signor Natsu si aggiudica l’onore (e l’onere) di spezzare l’incantesimo imenico di Catarina per la bella cifra di 780.000 dollari e scusate se è poco (ma prima dovrà superare i controlli medici e di polizia che "termini e condizioni" dell'organizzazione prevedono e impongono rigorosamente al "compratore", insieme - sic - al divieto di "baciare" la vergine).

Chissà se gli altri concorrenti si sono mangiati le mani o se, rinsaviti per un attimo, hanno tirato un sospiro di sollievo.

La ragazza, felice e contenta, ha dichiarato “se si fa una volta sola non si diventa mica puttane”, concetto non del tutto convincente su cui ci sarebbe da aprire un dibattito, ma lasciamo perdere. C’è chi la dà via (la verginità intendo) per molto meno, almeno qui c’è un’ipotesi di redistribuzione della ricchezza dal vago (molto vago) odore di equità sociale.

Curiosamente, ma non tanto, un giovanotto russo di una ventina d’anni, Alexander Stepanov, ha messo in vendita anche lui la propria verginità (ma in questo caso come si fa a essere sicuri?) raccogliendo qualche stentata offerta da un migliaio di dollari, fino al massimo di 3000 gentilmente offerti da quella che la stampa definisce “signora brasiliana”, Nene B. (ma ci sono forti sospetti che si tratti di un uomo). In ogni caso un mercato poco interessante, dalle quotazioni molto lontane dagli exploit della bionda Catarina.

Che la verginità femminile sia un vero “valore” pare confermato non tanto dalle note considerazioni morali e religiose (quanto è importante la verginità nella teologia cristiana lo sappiamo fin troppo bene per la sequela di madonne lacrimose che ci tormentano da venti secoli), ritenute evidentemente sempre meno interessanti, ma dalle quotazioni raggiunte sul mercato da quella inutile membrana la cui rottura ha causato spesso, qui i toni scherzosi è opportuno abbandonarli per un attimo, dolori, umiliazioni e anche la morte per donne di ogni tempo e di ogni luogo.

Alla fine l’asta delirante di cui oggi parliamo non è altro che la versione moderna del mercato delle vacche cui il mondo femminile è stato sottoposto da sempre. Quello che conta è l’illibatezza, cioè lo stato dell’imene. Per la cui integrità uomini sono disposti a pagare fior di quattrini e per la cui lacerazione molte donne hanno pagato con la vita.

Chissà se Catarina se lo farà un pensiero su questo, mentre un giapponese non giovanissimo (53 anni) e sudaticcio (così me lo immagino) ansimerà su di lei, probabilmente con l'aiutino della miracolosa pillola blu, cercando di raggiungere l’obbiettivo per cui ha sborsato una cifra francamente esagerata.

In fondo le mie simpatie vanno a quel Lucas Zaiden che, offrendo un solo sprezzante dollaro, aveva espresso un condivisibile concetto: l’integrità dell’imene non vale un piffero e chi se la vende non merita (meriterebbe) nemmeno un centesimo di più di un misero, inutile, ridicolo, offensivo e anche un po' svalutato dollaro americano.

Adesso la ragazza è "sold", venduta, e non si sente nemmeno una puttana. Io invece temo che lo sia, nella mente se non altro, e mi dispiace per lei, così giovane, che adesso sarà ricca di soldi, ma sfregiata nella psiche perché non si vende mai uno stupido imene, quella che si vende è la propria umanità.

E la psiche, Catarina, mica te la puoi semplicemente ricomprare nuova come un imene ricostruito dalla chirurgia plastica. Una volta che te la sei giocata, sono cavoli amari.

 

 

Commenti all'articolo

  • Di Antonella Policastrese (---.---.---.198) 27 ottobre 2012 10:04
    Antonella Policastrese

    La prima volta della geisha. Si metteva all’asta la sua verginità. Di nuovo non c’è proprio niente, se non lo squallore di vendersi come merce per sopravvivere in un mondo che ha fatto del denaro il suo vitello d’oro

  • Di (---.---.---.93) 27 ottobre 2012 13:28

    "Vendersi come merce per sopravvivere" non mi sembra l’esatta definizione per il caso di Catarina Migliorini. Non pare che sia una poveretta senza vie di scampo. E’ vero che afferma di volersi pagare gli studi, ma ha anche detto di voler devolvere il 90% dell’importo in beneficenza. L’affermazione ha stupito il suo mentore, organizzatore di un documentario sulla vicenda, che ha affermato letteralmente http://www.huffingtonpost.com/2012/... "I was surprised she said that because in all my dealings with her, she made it clear that it was a business decision for her" (in sintesi: sono stato sorpreso di quello che ha detto perché lei ha sempre parlato di una propria decisione "commerciale").

    Resta indiscutibile lo squallore e l’assoluta centralità e priorità del denaro nella cultura contemporanea.

    FDP

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