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La trave nell’occhio

E’ possibile che dalla vicenda Wikileaks nasca il bisogno di togliere anche dalla politica di casa nostra tutti quei rituali e quei paraventi retorici e parolai che ci impediscono di capire di che cosa si parla, con una voluta e scientifica confusione e contraddittorietà dei provvedimenti e delle leggi, che lasciano enormi spazi per l’impunità dei corrotti e delle cricche affariste.

Dopo 60 anni di Repubblica democratica, con la “migliore Costituzione del mondo”, ci ritroviamo ad essere governati dal più grande capitalista italiano, arrivato al potere grazie alla P2 e al monopolio Tv regalatogli dal “socialista” Craxi, che straparla di libertà, dopo averci tolto anche quella di decidere chi eleggere con il voto di preferenza (e qui c’è da osservare che la Costituzione andrebbe integrata con il divieto di costituire monopoli mediatici e la ineleggibilità di chi li possiede).

E al nord vi è un partito separatista e razzista che aspira solo alla secessione del paese.

Con questi risultati di 60 anni di democrazia, forse è ora di finirla con le diplomazie e i minuetti e cercare di cominciare a chiamare le cose con il loro nome, senza fronzoli, come si fa nei documenti del Dipartimento di Stato Usa pubblicati da Wikileaks.

Potremmo cominciare con il dire che l’attuale situazione è stata determinata fondamentalmente dalla mancanza (da almeno 20 anni) di una opposizione di sinistra, con un suo programma alternativo e riconoscibile, che rappresenti gli interessi di lavoratori dipendenti, disoccupati precari, pensionati, agricoltori, che poi sono la maggioranza del popolo italiano.

Il PD si dichiara abusivamente di sinistra, mentre è un partito di centro, subalterno al capitalismo, ossequioso verso la Chiesa, filoamericano in politica estera, che non mette in discussione guerre e Nato, con una nomenklatura di politici di professione, spaccati anche al loro interno, senza più legami con le masse lavoratrici, che sopravvive grazie alla visibilità ottenuta con la spartizione della RAI e grazie al finanziamento pubblico dei partiti.

Per una operazione di trasparenza e per chiamare le cose col proprio nome, anche per rispetto ad una sinistra italiana che si guadagnò con la resistenza e la lotta di classe la sua forza e credibilità, dovrebbe essere vietato sostenere che oggi esiste un centro sinistra che si contrappone al centro destra.

Non vi è traccia di sinistra nel PD, è un partito di centro estremo, come non vi è traccia di centro nella destra, dove il PDL è il cassonetto delle immondizia di tutti i papponi della prima Repubblica.

L’unico spazio politico, molto vasto che vi è oggi, è per un movimento che rappresenti i bisogni delle classi subalterne, ma in una nuova cornice che metta ambiente, sostenibilità, uscita dalla globalizzazione e dalle alleanze militari, autonomia alimentare ed energetica (con le rinnovabili), come svolta necessaria per uscire dalla gravissima crisi in cui siamo e resteremo a lungo.

La crisi che stiamo vivendo non è ciclica e non ci sarà la ripresa che tutti aspettano, anzi il nostro Silvio diceva già due anni fa che avevamo la crisi alle spalle.

La crisi è strutturale poiché molte fabbriche in Italia chiudono perché non possono competere con i prezzi del mercato globale, e migliaia di imprenditori sono andati all’estero con conseguente ulteriore disoccupazione e declino.

Non solo, ma bisogna sommare a questa brutta situazione anche la speculazione finanziaria di coloro che hanno acquistato i titoli del nostro enorme debito pubblico e minacciano di non rinnovarli per spuntare interessi maggiori, siano essi banche o Stati.

Non siamo più indipendenti come nazione. La camicia di forza dell’euro non ci consente manovre tipo la svalutazione. Nel complesso l’unità europea si è rivelata un fallimento: non c’è integrazione economica, non c’è autonomia dalla Nato e dagli Usa, non vi integrazione politica, subiamo una immigrazione, soprattutto dall’est europeo, totalmente sproporzionata rispetto alla decrescita economica che ci attraversa.

Se vediamo le cose in questa luce, ci appaiono veramente ridicole e inadeguate le vicende politiche di casa nostra dove la cosiddetta opposizione assomiglia alla vecchia DC che vuole tenere insieme l’esistente e invita tutti al centro.

C’è bisogno di ben altro per avere un futuro e sarebbe ora di cominciare a parlarne.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.126) 9 dicembre 2010 17:08

    La sinistra in Italia non conta più . L’ala estrema , alla Ferrero e Turigliatto tanto per capirci , si è messa fuori gioco con la perdita progressiva di peso sociale delle masse operaie , schiacciate dalla trasformazione economica in atto negli ultimi due decenni . La più moderata , alla D’Alema o Veltroni , si è appiattita sul centro democristiano e non è un caso che per battere Berlusconi hanno dovuto farsi rappresentare da Prodi .

    Questa perdita di identità , unita ad una classe dirigente miope e impresentabile, hanno ridotto la sinistra ad un ectoplasma politico .
    Alle prossime elezioni , i DS perderanno un’altro pacchetto di voti ed è l’unico caso mondiale in cui la maggiore forza di opposizione perde consenso contemporaneamente alla crisi di consensi della maggioranza.
    Successivamente, a breve , si avvierà lo sfarinamento del partito con la migrazione dei moderati scudocrociati verso sponde più naturali . Ai residui del PD non rimarrà altro da fare che ricoagularsi con le forze radicali di sinistra . Come dire triste fine del sogno di una alternativa .
    L’Italia avrà soltanto governi di destra o di centrodestra , a seconda delle rimodulazioni del momento .
    Amen . 

    paolo

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