La secessione di Bossi. La stiamo ancora aspettando
C’è da fare uno sforzo notevole per arrivare a comprendere come una persona possa sentirsi un seguace della Lega Nord. E anche se ci si sforza, non è per niente sicuro che si riesca ad afferrare la ragion d’essere di un partito irrazionale. C’è scritto seguace, e non elettore, non per caso. Per dare il proprio voto al partito di Umberto Bossi più che la fiducia in un movimento politico, c’è bisogno di un vero e proprio atto di fede, che proprio perché è fede non necessita di essere giustificata. O lo si è, o non lo si è leghisti, di certo non lo si diventa.
Il fenomeno leghista è certamente preoccupante, a fronte del 10% di suffragi che si prevede possa ottenere alle prossime elezioni. Ed è preoccupante non tanto perché è un partito di destra, reazionario, secessionista, razzista, ma perché non ha ragione d’esistere. Eppure esiste. Quando una larga fetta di popolazione comincia a lottare per delle cause fittizie, completamente avulse dalla realtà, è allora arrivato il momento di picchiare i pugni sul tavolo e far volare le stoviglie.
Dal tradizionale comizio del Monviso, il Ministro delle Riforme ha dato la stura alla sua dialettica pregna di riferimenti ai miti padani, dall’esercito del nord alla secessione, tanto acclamati dalla folla lì riunita. C’è tuttavia da dubitare che nemmeno il capoccia sappia come cavarsi d’impaccio dalla situazione in cui si trova, ovvero di membro di un governo in un paese che lui sente, o dice di sentire, estraneo. Il dubbio sorge spontaneo quando si ascoltano le sue giustificazioni sul perché
Tuttavia non c’è da star troppo distratti. Milioni di persone sono già pronti sulle rive del Po in attesa di un lampo. Dopo il lampo,
Montanelli, che c’aveva visto lungo, già nel ’96 definì Bossi un cavernicolo. E dopo vent’anni risulta ancora difficile trovare una definizione più adeguata del personaggio. Insomma, piuttosto che vederlo aggirarsi nel Palazzo completamente disinteressato alla sorte dell’Italia, verrebbe quasi da sperare che un giorno il capoccia dei Celti lo metta davvero su questo tanto sospirato esercito padano. E c’è da augurarsi persino che ci muova guerra. Se questo fosse l’unico modo per sbarazzarsi della palla al piede legista, così sia. Non impiegheremmo un secondo a schiacciarli sotto il tallone. A patto che, sul campo di battaglia, si presenti qualcuno.
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