La scommessa del maresciallo: "Renzi sblocca le retribuzioni contro unificazione FF.PP"
È veramente esilarante l’evoluzione della “protesta delle Forze dell’Ordine”, da quando sono scesi in piazza i Sindacati di Polizia (per le giuste rivendicazioni salariali tese a superare penalizzazioni che da troppi anni gravano sulle nostre spalle), rispetto alle reazioni manifestate dagli esponenti di governo e dallo stesso Presidente del Consiglio.
Dico esilarante per non piangere perché, se da una parte si minacciano scioperi impossibili (ai quali nessuno di noi può partecipare), dall’altra spuntano commenti preoccupati, dichiarazioni strampalate e prese di posizione dettate più dall’improvvisazione che da una reale presa di coscienza sulla drammaticità del momento.
È la solita confusione all’Italiana, ottimo concime per il terreno degli opportunisti (vedasi politici vari, che prima erano al governo e ci hanno ridotto in mutande e ora si ergono a difesa dei nostri salari), ai quali possiamo aggiungere i manigoldi, furfanti, ipocriti, scrocconi e furbastri d’ogni specie (e scusate se ho dimenticato qualcuno), che a vario titolo ne traggono vantaggio.
Tuttavia, noi non dovremmo farci trascinare nel marasma. Non dovremmo cedere alla provocazione del politico professionista che utilizza ogni mezzo dialettico per deviare l’attenzione dal nodo in questione, parlando di toni eccessivi e ricatti e sbandierando gli 80 euro a tutti, oltre la solita stoccata ai quattro gatti spelacchiati del sindacato che si sa… sono arrabbiati perché gli hanno dimezzato i permessi. Dico “non dovremmo cadere nel tranello” perché siamo persone d’esperienza e abbiamo imparato da qualche tempo a scacciare le mosche da sotto il naso.
Ricordo, da uomo e maresciallo, che talvolta sono stato costretto a misurarmi con avversari anche temibili (purtroppo quasi sempre delinquenti matricolati) che non ho mai sconfitto cedendo alle provocazioni, alle risse, alle minacce o ritorsioni. Certi avversari vanno studiati perché bisogna capire quello che pensano ed è necessario ascoltarli per quello che dicono e poi fare la sottrazione con quello che omettono di dire. A volte bisogna assecondarli per vedere se fanno sul serio, ma è sempre necessario capire dove vanno a parare, per non essere colti alla sprovvista.
Noi non siamo mai i primi a colpire, perché non siamo né il martello né l’incudine di nessuno (questo per legge) ma dobbiamo essere pronti a capire da dove proviene il colpo per poterlo schivare e reagire con tutta la forza a nostra disposizione.
Da troppi anni ormai, la nostra società ha perso il collante della civile convivenza che proviene dal diritto, dai doveri e dalla solidarietà. Troppe persone vivono di rendite non dovute, di privilegi, di potere fine a se stesso, che hanno messo nelle tasche l’enorme debito pubblico nazionale, a discapito della gran massa di lavoratori sfruttati, dei milioni di disoccupati ridotti alla disperazione e delle future generazioni.
Era necessaria questa premessa per rendere meglio il significato di questo intervento. Il Presidente del Consiglio parla di ampie riforme della P.A. e nella dialettica con i Sindacati ha proposto l’unificazione delle Forze di Polizia in cambio dello sblocco degli stipendi. Allora io dico “SI… MA FALLO!”. Tuttavia, le buone sfide hanno sempre un costo, bisognerebbe essere disposti a rinunciare a qualche cosa, a scontrarsi con i nostri vertici, a non farsi strumentalizzare dai troppi interessi che gravitano intorno all’argomento, ed è questa la cosa più difficile. Quindi, lancio la sfida: mi obbligo a versare 1.000 euro (se perdo, chiederò un prestito) nel caso si realizzi la seguente previsione: “Il governo chiederà, si batterà e otterrà l'unificazione delle Forze di Polizia!”.
Non corro alcun rischio di perdere questa scommessa, perché, sebbene il buonsenso lo imporrebbe, oltre la necessità di superare le “procedure d’infrazione” che provengono dall'Europa, e la necessaria lotta agli sprechi, a dispetto delle dichiarazioni scappate di mano, al massimo possiamo aspettarci un vestito nuovo per pochi ma Valorosi Forestali e per la onorata Polizia Penitenziaria. Forse muteranno le forme d’impiego della Guardia di Finanza, ma non oseranno mai avvicinarsi alle posizioni dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, ed è inutile parlare di unificazione lasciando intatte le due principali forze del settore (a carattere generale). Non faranno l’unificazione, quindi, perché non conviene al sistema di potere, perché sarebbe una lotta sanguinosa che forse nemmeno i cittadini capirebbero.
Allora io avrò vinto la scommessa, e senza drammi porterò ancora avanti il mio piccolo presidio di quattro o cinque uomini (quasi tutti vicino ai cinquant’anni) malridotti, stanchi e disillusi, in attesa della prossima emergenza, che forse non ci concederà nemmeno lo spazio per discutere dei nostri errori, fino quando saremo tutti costretti alla resa incondizionata.
Ma chissà... potrei anche perderla questa scommessa, se almeno altri 100.000 condividessero la sfida. Il problema è trovarli gli scommettitori. Sono tutti distanti e giustamente indaffarati nelle tante difficoltà. Riconoscersi nel bene comune è molto difficile, perché spesso non sappiamo nemmeno chi siamo, né dove siamo o perché lo facciamo, ma “un cerino sfregato nel buio fa più luce di quanto vediamo." (il Muro del Suono, Ligabue). Buona Fortuna a tutti e Viva L’Italia.
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