La pena di morte in Italia
Indignazione nel mondo per la condanna a morte di una giovane iraniana, Delara Darabi, considerata colpevole di un omicidio compiuto quando aveva 17 anni, incautamente confessato per proteggere il fidanzato, probabile vero responsabile, che se l’è cavata con dieci anni di carcere. Sdegno anche nel nostro paese per una condanna che segue un processo probabilmente irregolare. E tutti ci sentiamo molto civili perché in Italia non c’è la pena di morte. Ma sbagliamo. Perché in Italia c’è la pena di morte.
Condanne a morte vengono decise ed eseguite quasi ogni giorno da una struttura di potere che ha mezzi, denaro, capi ed esecutori. Uno stato sovrano nei propri territori che applica le proprie leggi e punisce come vuole e quando vuole quelli che non le rispettano. Stiamo parlando della mafia. Anzi delle mafie. Camorra, Mafia, ’Ndrangheta e Sacra Corona Unita condannano a morte molte persone su base quasi giornaliera. Il 2 maggio hanno ucciso un uomo a Palmi, provincia di Reggio Calabria. Il 27 aprile in provincia di Catanzaro sono stati uccisi un uomo e una donna. Uccidono e spesso non si sa perché lo fanno. Le loro sentenze non vengono pubblicate e motivate, i loro processi non sono pubblici.
Le mafie non potrebbero fare quello che fanno se non avessero vaste complicità politiche ed economiche. Tanto vaste che ormai può essere difficile dire se lo stato è le mafie o le mafie sono lo stato. Dunque non siamo affatto un paese civile. C’è la pena di morte in Italia, e gli italiani protestano e si indignano per le condanne a morte che vengono eseguite in altri paesi. Non prestano attenzione a quelle che vengono eseguite quasi ogni giorno, qui in Italia.
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