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La mente politica e la politica della mente

“Pensiero politico e scienza della mente” è il saggio originale e complesso dell’americano George Lakoff, che approccia in modo scientifico la vita politica (www.brunomondadori.com, 2009).

In ognuno di noi sedimenta un “inconscio cognitivo” fatto di metafore, emozioni positive (empatia, curiosità) e negative (paura, rabbia), che influenzano i pensieri e i comportamenti. Infatti la scienza della mente sembra dimostrare che “il 98 per cento dell’attività mentale ha luogo senza che ne siamo consapevoli” (Lakoff, p. 3; Michael Gazzaniga). Ciò non significa l’emozione sia sempre dannosa nella persuasione politica: le emozioni appropriate sono legittime e razionali poiché facilitano le scelte personali e sociali (Drew Westen, La mente politica, 2008). Però il pensiero conscio e riflettente come il guardarsi in uno specchio, permette di conoscere i processi della nostra mente e di controllare e valutare personalmente le nostre decisioni (p. 11).

Comunque, se si analizza il panorama politico mondiale si può verificare che “gli ultraconservatori sono stati anche molto abili nel perseguire obiettivi occulti che corrispondono ai loro valori. Fare in modo che gli obiettivi occulti diventino visibili è un altro vantaggio della scienza cognitiva. Conservatori e progressisti non hanno soltanto obiettivi e valori diversi. Essi hanno modi di pensare molto diversi” (p. 52). Quindi “La posta in gioco è la più profonda forma di libertà, la libertà di controllare la propria mente. Per fare ciò dobbiamo rendere l’inconscio conscio” (p. 21).

Però molti governi hanno interessi opposti anche se “la principale responsabilità di uno stato è proteggere i cittadini e accrescerne le potenzialità… Forse la più importante protezione statale è la protezione dal potere dello stato stesso. Ecco perché abbiamo un sistema di controlli e bilanciamenti che si impernia sulla divisione del potere dello stato in legislativo, esecutivo e giudiziario. È anche per questo che abbiamo frequenti elezioni" (p. 58 e 60).

La base morale del pensiero conservatore “secondo la quale la morale è obbedienza a un’autorità” (p. 72), ha molti implicazioni negative ed è uno dei motivi per cui molti cittadini tedeschi hanno aiutato i nazisti a eliminare gli ebrei ed è ancora il principale motivo per cui si mandano a morire i propri figli con orgoglio anche se alla fine a guadagnarci sono i soliti miliardari e politici. Spesso i politici continuano a ricalcare il dannoso ruolo di conquistatori, di re e imperatori che nei tempi andati erano sia politici che “miliardari”.

Uno degli altri compiti dello stato dovrebbe essere quello di limitare l’ingerenza impropria delle aziende private e quindi della privatizzazione predatoria, cioè la "distruzione della capacità dello stati di adempiere alle sue missioni morali, insieme con la svendita a privati delle funzioni dello stato senza nessun controllo da parte dei cittadini e con l’arricchimento delle grandi imprese private a spese dei contribuenti” (p. 65). Purtroppo molti politici di stampo conservatore hanno escogitato il modo di minare tutti i sistemi razionali e legislativi, “privando di fondi o esautorando le autorità regolatrici, portando lobbisti in posizioni di governo, lasciando che siano i lobbisti delle corporation a scrivere le leggi, rifiutando di far applicare le leggi sgradite e inserendo i loro giudici nei tribunali”. Queste operazioni vengono chiamate “svuotamento amministrativo” (p. 66).

Naturalmente c’è anche tutta la questione legata all’educazione, all’informazione e all’egemonia culturale: se i conservatori parlano di “guerra al terrore” e i progressisti accettano di ripetere dei discorsi sulla “guerra al terrore”, l’effetto politico è che i progressisti tendono ad arrendersi in anticipo ai conservatori, semplicemente accettando i loro scenari concettuali (p. 67). Inoltre, se si accetta una scala sinistra-destra, si entra in una logica dove per ottenere più voti occorre spostarsi sempre più a destra con effetti controproducenti per i progressisti, che rinunciano a una visione del mondo alternativa, diventano incoerenti e così si alienano i propri elettori e quelli incerti.

In realtà “la scala sinistra-destra che piace tanto ai politologi è una metafora imprecisa e anche pericolosa per due ragioni. Innanzitutto, essa postula una corrente principale, in campo politico, ossia una popolazione con una visione politica unificata del mondo, che non esiste e non è mai esistita” (p. 53). In secondo luogo obbliga troppe persone a schierarsi perdendo così una visione più complessa e dettagliata delle cose e del mondo: “la scala sinistra-destra fa apparire lo zoccolo duro della democrazia come qualcosa di estremistico… crea un metaforico “centro” con circa un terzo degli elettori collocato tra i due estremi, anche se le loro opinioni variano casualmente e non costituiscono affatto un unico modo di pensare” (p. 55).

Così esistono molti conservatori con alcune idee progressiste e si può attivare la prospettiva del mondo progressista della loro mente facendoli riflettere e discutere di quelle aree tematiche in cui sono già progressisti. Del resto i conservato fanno la stessa cosa da decenni (p. 89). Inoltre i conservatori hanno il vantaggio di giocare sempre nella casa dell’inconscio con le sue stanze conosciute, le solite porte e finestre legate alla narrazione semplicistica sul Bene e sul Male, mentre i progressisti hanno lo svantaggio di far comprendere come utilizzare le nuove strade che superano queste case e conducono a nuove città. Ma nella vita come tutti sanno non si può sempre rimanere chiusi tra le mura di casa (e a volte le case assomigliano alle prigioni).

Questo modo di intendere la politica è funzionale al mantenimento dei soliti vecchi politici dei due principali schieramenti e dei loro galoppini da quattro soldi e di poco più giovani. Bisognerebbe invece riuscire a costruire delle nuove alternative politiche fuori da questi schemi sociali riduzionisti che supportano le oligarchie. Basterebbe dar voce agli innumerevoli casi intermedi (come i leader sindacali che sono gerarchici e punitivi nei loro metodi , ma progressisti negli obiettivi). Però le basi dell’identità si costruiscono inconsciamente e su pressione familiare nella prima infanzia, sui pilastri della nazionalità e della religiosità, e diventano difficilmente modificabili. Solo tra i 14 e i 20 anni gli ormoni adolescenziali mischiano le carte e riaprono i giochi.

Comunque “tutti noi pensiamo con una metafora in larga misura inconscia: la Nazione come famiglia. Nessuno lo discute. Tutti parliamo di padri fondatori. Abbiamo mandato i nostri figli e le nostre figlie in guerra… Perché i cristiani fondamentalisti sono conservatori? Perché vedono Dio come un padre severo: obbedite ai miei comandamenti e andrete i paradiso; altrimenti, andrete all’inferno (p. 92 e 97). Di conseguenza molte persone si privano della libertà di pensare e obbediscono ai comandamenti come interpretati dai loro ministri, dato che Dio solitamente non da suggerimenti sul come interpretare certe regole e certi comandamenti.

Perciò governare “è formulare aspettative, dare direttive e assicurare che esse siano attuate con l’uso di mezzi positivi e negativi. In una famiglia, mezzi per assicurare la loro attuazione sono, in positivo, esprimere affetti, esercitare una pressione sociale, soddisfare desideri, instillare orgoglio; e, in negativo, revocare affetti, esercitare l’isolamento sociale, negare desideri, instillare senso di colpa e vergogna, usare la forza fisica” (p. 103). C’è quindi “una morale da trarre per i progressisti: quanto più saranno in grado di attivare l’empatia nel pubblico, tanto più forte sarà il sostegno di cui potranno disporre e tanto peggio andrà per i conservatori. Analogamente, quanto più i conservatori saranno capaci di suscitare paura nel pubblico, tanto maggiore sarà il sostegno che genereranno” (p. 126). Per cambiare idea occorre quindi stimolare e rinnovare i cervelli.

Così “Il linguaggio non solo evoca ricordi, ma può cambiarli e modellarli, e quindi cambiare la storia, il racconto del passato. Per tutte queste ragioni, il linguaggio ha forza politica” (p. 273). “Le parole sono contenitori delle idee” (Michael Reddy) che modellano lo sviluppo del “reclutamento neuronale” e creano strade cognitive che vanno a formare le innumerevoli mappe mentali personali, che sono sempre uniche anche se possono avere alcuni punti in comune o essere a volte molto simili a quelle di altri individui (in questi casi può nascere l’amicizia o l’innamoramento).

Quindi da questa trattazione emerge una nuova filosofia che ammette di utilizzare i concetti come verità centrali anche se hanno una banale natura metaforica. E nasce una nuova pedagogia centrata nell’addestrare alla libertà e alla riflessione, che non si limita a far incamerare nozioni fini a sé stesse. L’uomo ha sviluppato e perfezionato il linguaggio verbale proprio per mettersi in relazione empatica con altri uomini per collaborare e cooperare nel raggiungimento di obiettivi comuni.

Gli esseri umani più primitivi, che picchiavano e grugnivano, sono stati progressivamente eliminati dalle selezione naturale e dalla selezione sessuale. Le donne preferivano accoppiarsi con chi sapeva parlare e amava le chiacchiere, e con chi evitava la violenza. Col passare del tempo qualcuno ha avuto la cattiva idea di inventare il baratto e poi il denaro, e invece di continuare a scambiare le donne come doni tra gruppi limitrofi, i popoli hanno iniziato delle vere e proprie guerre che permettevano di arricchirsi per comprare le donne, oppure permettevano di schiavizzare le donne per rivenderle come si faceva con la merce e la selvaggina. E poi le donne hanno iniziato ad apprezzare l’uomo violento e incivile che accumula denaro con estrema avidità e fa soffrire o morire gli stranieri e i connazionali nella povertà.

La “privatizzazione del sesso” è iniziata molti secoli fa ed è stata la rovina dell’umanità.

Infine chiudo segnalando un sito che parla di alcuni “conservatori italiani del Sud” che hanno rinnovato l’Italia: www.storieinterrotte.it. E all’elenco bisognerebbe aggiungere almeno Gaetano Salvemini (www.istitutosalvemini.it ) e Pasquale Villari.

Nota – La Blackwater è un esempio di privatizzazione predatoria: “possiede un’enorme flotta di elicotteri militari e ha stipulato contratti per oltre un miliardo di dollari in Iraq sotto l’amministrazione Bush. Si fa pagare dal governo degli Stati Uniti 445.000 dollari all’anno per ognuna delle sue guardie. Il suo amministratore delegato, Erik Prince, è un miliardario e uno dei principali finanziatori del partito repubblicano. Il 90 per cento dei suoi redditi proviene da contratti con il governo, due terzi dei quali senza gara d’appalto” (p. 161, www.indipendent.org). Inoltre la Costituzione americana, “all’art. 1, sezione 8, attribuisce al Congresso, e solo al Congresso, il potere di “dichiarare guerra” e di “reclutare e mantenere eserciti; ma a questo scopo non si potrà stanziare somma alcuna per un periodo superiore ai due anni” (p. 175). Quindi il Congresso americano ha l’autorità di regolare le operazioni militari e anche quella per portarle a termine.

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