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 Home page > Tribuna Libera > La legge elettorale: le solite prospettive e la vera democrazia

La legge elettorale: le solite prospettive e la vera democrazia

Domenica i quotidiani e i telegiornali hanno ampiamente relazionato sull’incontro tenutosi sabato nella sede del PD tra Renzi e una delegazione di Forza Italia capeggiata da Berlusconi. I portavoce di entrambi i partiti hanno dichiarato che l’incontro è stato fruttuoso in quanto c’è stata un’ampia convergenza su diversi temi; in particolar modo le due delegazioni hanno condiviso, sul fronte della legge elettorale, di rafforzare il bipolarismo partendo dal modello spagnolo, a danno dei piccoli partiti con uno sbarramento al 5%.

Quest’ipotesi di riforma elettorale prevede la divisione del territorio nazionale in oltre cento piccole circoscrizioni elettorali e alla lista vincente andrebbe un premio di maggioranza del 15%, accantonando definitivamente l’ipotesi del doppio turno visto il netto rifiuto di Berlusconi. Il premio di maggioranza scatterebbe alla lista con almeno il 35% di preferenze o per chi prenderà più voti. In ultimo anche per le preferenze, i due “big” della politica nostrana avrebbero deciso che è meglio confermare le “liste bloccate”, dimostrando ancora una volta "poco rispetto” per la sentenza della corte costituzionale e per le diffuse richieste provenienti dalla società civile.

Questa “specie di riforma” sembrerebbe condivisa anche dalla Lega Nord, ma trova molto critici i partiti minori del Centro di Casini e di Ncd di Alfano mentre quelli di Sel di Vendola sembrerebbero più orientati verso la seconda proposta di Renzi che prevede un “Mattarellum” rivisitato.

Il M5S non sembra aver deciso ancora nulla: prima era orientato a tornare al voto subito anche con il “Porcellum”, poi dopo la “bocciatura” della Corte Costituzionale ha prospettato un ritorno al “Mattarellum”; ora prospetterebbe anche un proporzionale puro, in attesa delle proprie consultazioni sul web, tra le poche migliaia di iscritti che vi partecipano solitamente.

A margine avrebbero discusso anche della riforma costituzionale per modificare il Senato e far tramontare il bicameralismo perfetto e, inoltre, ci sarebbero stati accenni anche sulla modifica del “Titolo V” della nostra Costituzione per eliminare probabilmente le province.

Su quest’ultime due questioni è prematuro pronunciarsi trattandosi, alla fine, di meccanismi per far funzionare meglio la macchina statale al centro e in periferia. Quello che ci rammarica ancora una volta, oltre al basso profilo degli autori delle proposte accennate, è soprattutto la pochezza del concetto di democrazia presente anche nel nuovo segretario del PD Renzi, mentre degli altri avevamo già delle certezze!

La legge elettorale è il fulcro intorno al quale ruota tutta la democrazia: tutto il resto sono solo chiacchiere. La creazione della rappresentanza è tutto in una democrazia autentica, mentre nelle parodie della democrazia, come quella in cui viviamo, tutto si può risolvere tra un giovanotto dalle vane chiacchiere “fiorentine” e un condannato dai tribunali, espulso anche dal Senato.

Le “liste bloccate” anche se di pochi candidati indicano, ancora una volta, che il popolo, che non è mai stato sovrano, non può esercitare il diritto di scelta neppure in quei pochi minuti quando si reca ai seggi; lo sbarramento al 5% significa annichilire sul nascere la diversità di opinioni e di ideologie a favore dell’inciucio, che ancora una volta si consuma sotto i riflettori, mentre gli Italiani sonnecchiano e si consolano tra le ”slot machine”, le “bollette” delle scommesse e il tifo “ultras” per la squadra del cuore.

E ancora sul premio di maggioranza “sic et sempliciter”: consideriamo che oggi in Italia su 1000 elettori si recano ai seggi circa 600 persone (se siamo fortunati); di questi ultimi se calcoliamo il 35%, abbiamo circa 210-250 cittadini che andrebbero a governare per legge i restanti 750: i tre quarti che subiscono le decisioni di un quarto della popolazione. Fenomenale come criterio di democrazia! Invece il sistema proporzionale con uno sbarramento tra il 2-3%, prevedendo anche il “doppio turno”, oltre a garantire la governabilità, garantirebbe le diversità d’idee.

Sicuramente anche questo ragionamento ha dei limiti intrinsechi: il popolo deve essere educato a partecipare, invogliando i cittadini, che si distinguono ancora dai “cavernicoli” che si trastullano con i passatempi proposti dal regime, a partecipare alle attività dei partiti, che dovrebbero avere costantemente le sedi territoriali aperte a tutti, oltre a favorire la creazione di Comitati di cittadini indipendenti, legalmente registrati, a spese degli enti locali, che dovrebbero solo mettere a disposizione strutture idonee per riunirsi e discutere di problemi politici.

I mass-media indipendenti e la rete web dovrebbero solo fungere da mezzo per incontrarsi, discutere e imparare a decidere insieme; ma la democrazia dell’agorà non può essere sostituita dalle “pantomime” dei questionari che circolano sul web o i "condividi" e “mi piace” di Facebook.

Alla fine tra i diversi attori politici dell’attuale scena c’è un fine comune: i “salvatori della patria” devono governare, mentre il popolo deve solo dare il suo tacito consenso e “stordirsi” con i passatempi del regime.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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