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La difesa di Dell’Utri. Parte 4. I pentiti non fanno testo

Secondo gli avvocati di Dell’Utri alla base delle accuse al senatore ci sarebbero solo le parole dei pentiti. Continuiamo a pubblicare le arringhe difensive dei legali del senatore.

La difesa di Dell'Utri. Parte 4. I pentiti non fanno testo

AVV. MORMINO: Nessuna delle circostanze di carattere oggettivo che abbiamo indicato (rapporti Mangano-Dell’Utri, Mangano-Cinà, pizzo delle antenne, attentato Standa, fase politica) ha, per se stessa, una caratteristica negativa o di illeceità che gli viene conferita solamente dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. […] Sono i pentiti che attribuiscono alla chiamata di Mangano ad Arcore una funzione mafiosa di copertura di Berlusconi ed a Cinà un ruolo operativo nella stipula del patto di protezione, nell’adempimento del compito di esattore e quella di garante rispetto al patto. Sono circostanze emerse per caratterizzare questa situazione fondamentale, in se stessa non colpita da una presunzione di illeceità, per conferire a questa circostanza il carattere della illeceità attraverso un percorso che vedremo assolutamente incapace, anzi smentito e logicamente insostenibile.

Che alla circostanza storica delle installazioni delle antenne fosse collegata un’attività estorsiva da parte della mafia con la mediazione di Dell’Utri e che fossero state pagate delle tangenti non emerge da nessun’altra circostanza oggettiva. Il fatto oggettivo è che a un certo punto Fininvest, Canale 5 arriva a Palermo attraverso l’acquisizione di alcune televisioni private, installa le antenne e comincia a lavorare. Che ci sia stato, collateralmente un intervento estorsivo della mafia […] lo dicono soltanto i collaboratori di giustizia. E non è confortata questa affermazione da nessun elemento di carattere oggettivo, neppure da quei sintomi significativi caratteristici, inevitabili, che sono quelli della ammonizione, della minaccia, della intimidazione che […] precedono sempre l’attività estorsiva. Qui non c’è nulla. Non c’è stato un episodio che possa consentire di dire che l’azione estorsiva sia stata in qualche modo anticipata. Non c’è, signori della Corte, nessun riferimento di carattere oggettivo, esterno a questa ipotesi. Non ci sono intercettazioni telefoniche o ambientali che parlino di questa estorsione. Non ci sono annotazioni oggettivi e libri mastri. L’unica annotazione, signor Presidente e signori della Corte, come sapete, rispetto al pagamento delle antenne, è quella tale annotazione […] “cinque milioni regalo canale 5” su cui abbiamo tanto discusso e possiamo tornare a discutere, che non è significativa per tutto quello che è stato detto dai collaboratori. Tant’è vero che si è dovuto fare ricorso ad una annotazione che sarebbe stata contenuto in un libro mastro che non è stato mai ritrovato. O meglio, i libri mastri sono stati ritrovati, ma annotazioni su versamenti da parte di Canale 5, di Fininvest, delle antenne non ne sono stati mai più ritrovati. E quindi l’elemento determinante che confluisce verso l’ipotesi della illeceità della situazione [relativa a] l’installazione delle antenne è data dai collaboratori di giustizia.

[Il pagamento del pizzo delle antenne a Cosa nostra è stato definitivamente accertato dalla magistratura con sentenza del Tribunale di Palermo passata in giudicato del 13 dicembre 1997. Qui la storia del pizzo delle antenne come ricostruita dal procuratore generale.]

In relazione agli attentati della Standa, laddove appunto è confermato il meccanismo tipico della intimidazione prima della riscossione o perlomeno della trattativa, che vi sia stata una trattativa con gli esponenti della Standa, in particolare col Dell’Utri, e che fosse stata pagata una somma di denaro non emerge da nessuna altra circostanza se non dalla dichiarazione dei collaboratori di giustizia in qualche modo, perché del pagamento non si è mai per altro parlato e la conclusione è stata quella, anche da parte dei giudici di Catania, che danari non ne fossero stati poi in realtà versati se non per un accenno che troveremo poi in uno dei collaboratori catanesi che dice che addirittura somme sarebbero state date pure ai gruppi mafiosi di Siracusa […], tutto questo è soltanto caratterizzato dal contenuto probatorio dei collaboratori di giustizia.

Che si fosse stipulato un patto politico mafioso con Dell’Utri nella sua assunta veste di uomo politico [… alla cui base vi sarebbe stato] un rapporto di collusione polito-mafioso lo dicono solamente i collaboratori di giustizia. Non c’è nessun elemento, nessuna indicazione di carattere oggettivo che possa confermare dall’esterno quello che dicono i collaboratori di giustizia. […] Il procuratore generale ha dovuto fare riferimento al decreto Biondi, a quei primi atti legislativi che avrebbero in questo senso incoraggiato la mafia perché erano diretti a favorire la mafia […] 

[Dalle intercettazioni ambientali della procura emerse che, in cambio di "impegni", Cosa nostra fece campagna elettorale a Marcello Dell’Utri per le elezioni europee del 1999. Qui la storia]


La difesa di Dell’Utri

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