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 Home page > Tribuna Libera > La devastante settimana della politica italiana

La devastante settimana della politica italiana

Io ho viste cose che voi umani non potreste nemmeno immaginarvi... navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho (ri)visto i raggi (di Silvio) B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia... È tempo di morire.

Alla fine - dice - abbiamo superato la destra e la sinistra. Sono schemi vecchi, dice. Roba antica, dice, anche se la destra è stata al governo per otto degli ultimi dieci anni, proprio quando la percentuale degli italiani più ricchi è diventata molto più ricca e quella povera ben più povera. E nel superare questa destra e sinistra, in nome di un ‘nuovo’ che non si sa bene cosa sia, ecco che, miracolo, per la sinistra è tempo di morire; ma non per la destra. Guardacaso non per la destra.

Non ne escono a pezzi entrambe come dovrebbe essere se la bislacca logica grillina avesse un senso. Ne esce a pezzi unicamente la sinistra, mentre Berlusconi, splendido splendente, torna ai fasti della sua gloria imperitura. Era dato per "cotto e bollito" poche settimane fa ed ora se la ride a ottanta denti.

Colpa di Grillo? Sarebbe facile, ingenuo e anche un po’ vigliacco addossargli tutte le colpe, anche quelle non sue. La sinistra, in senso lato, ha già dato ampie e indiscutibili prove di sapersi distruggere da sola - vedi Arcobaleno, Rifondazione, Ingroia e anche SEL per certi versi. Ora tocca al PD. Ma sarebbe altrettanto ingenuo assolvere in toto Grillo, rovesciando tutta la responsabilità su quell’accrocchio nato male che risponde(va) al nome di Partito Democratico.

E' indubbio, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Grillo ha operato con scienza e coscienza, inserendo una leva esattamente nel punto in cui avrebbe potuto, con il minimo sforzo, forzare la spaccatura del PD. Si è fatto rincorrere per settimane, sfuggendo come una verginella dalla parlata volgare. Si è tolto la soddisfazione di umiliare pubblicamente il leader del maggior partito italiano, ben sapendo che così umiliava e irritava anche i milioni di suoi elettori, dandolo in pasto probabilmente alla più antipatica e petulante portavoce della storia repubblicana (dopo Capezzone) che parla sempre a nome dei "cittadini" (ma Rodotà è stato votato da 4600 persone alle Quirinarie del M5S; 28.000 votanti su 48.000 iscritti al movimento: partecipazione un po' troppo scarsa per menarne gran vanto).

Poi è passato alla seduzione suadente - vieni con me e vedrai le praterie sconfinate del nostro amore - imponendogli i suoi voleri (che non è un’apertura di dialogo, ma l’imposizione di una ulteriore umiliazione). Ben sapendo che lì il partito sarebbe andato in mille pezzi.

Ottimo lavoro; adesso del tanto sbandierato cambiamento non se ne vedrà l’ombra. Grazie alla sua magistrale operazione politica il governo prossimo venturo sarà esattamente la (brutta) copia incattivita del governo tecnico che ci ha lasciati tutti in braghe di tela. Niente patrimoniale, niente redistribuzione del reddito, niente salario di cittadinanza, niente diritti civili, niente di niente di tutto quello che il M5S aveva promesso ai suoi elettori. Come se il "voler fare" fosse sufficiente e non ci fosse bisogno poi del "fare", del passaggio all'operatività, all'azione. Fatto sta che nei primi 30 giorni di legislatura i parlamentari hanno presentato 730 progetti di legge di cui 5 (cinque) di provenienza M5S. Colpa dell'inesperienza, d'accordo, ma non è che si siano proprio ammazzati di studio e lavoro.

Restiamo in attesa del fatidico 51% dei voti che Grillo (come Berlusconi) chiede per poter governare (avendo studiato politica probabilmente sul Manuale delle Giovani Marmotte dove non esiste il concetto di governare come arte del miglior compromesso); gli elettori intanto, da bravi, avevano già abboccato all'amo dell'ultimo urlatore sulla piazza e adesso saranno contenti, immaginiamo. Ma non si riesce proprio a capire di cosa.

Mentre lui, duro e puro, continuerà a giocare all’ultimo dei mohicani. Duro e puro: l'unico oppositore. Come se fosse difficile opporsi e non piuttosto proporre e governare, cioè barcamenarsi fra le mille 'ragioni' e i mille 'torti' che fanno una società complessa come la nostra.

La speranza di cambiamento l’aveva incarnata Bersani, inutile nasconderselo, forse addirittura a sua insaputa. E se l'è giocata proprio male, ma è anche stato criticato da tutti per la cocciuta caparbietà con cui ha cercato di scardinare la verginità dei puritani del M5S. Inossidabili, implacabili, incorruttibili, inavvicinabili, inesorabili, inflessibili.

Tutte caratteristiche che permettono loro di vantarsi della propria integrità e novità politica e nello stesso tempo al Cavaliere di tornare a cavallo per altri vent’anni. Thank you so much (ma non me lo dimenticherò).

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