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La crisi dell’Avvocatura e la ferma presa di posizione contro il Sistema

L’aumento delle spese gestionali e previdenziali e le limitazioni nell’esercizio della professione forense

Ci troviamo in un periodo di crisi economica mai vista prima. Come Avvocato Professionista sono costretto, mio malgrado, a dover passare parte del mio tempo (troppo) a risolvere questioni di carattere burocratico. Le tasse aumentano continuamente e con esse i contributi previdenziali (da noi Avvocati dovuti alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense) e le spese di gestione dell’ufficio.

Non si capisce cosa il Potere voglia ancora… sembra che debba attingere dove riesce per percepire somme di denaro più o meno sicure. Da un lato nel Mondo Forense si consente ai giovani, dopo anni di pratica non pagata o remunerata molto poco, di entrare nel mondo dell’Avvocatura superando un esame che è sempre stato poco chiaro. Ci sono sempre state strane movimentazioni, tutti sanno ma fanno finta di non sapere. È interesse dei soliti noti fare in modo che le cose vadano per quel verso. Strana l’Italia e strano il Mondo Forense.Una persona che ha degli ideali e che è cresciuta con sani principi si ritrova ad avere a che fare tutti i giorni con la giustizia come Avvocato e come Cittadino e si ritrova completamente disorientato e in preda al panico più assoluto.

Come si fa a dire ad un cittadino comune che la “giustizia è uguale per tutti?Non è così, purtroppo la giustizia non è uguale per tutti; tutti lo sanno ma nessuno protesta. Noi Avvocati ci lamentiamo ma poi non facciamo nulla per cambiare le cose, perché tanto si pensa che non cambieranno mai! L’idea comune è quella che l’avvocato è un “azzeccagarbugli” uno che comunque cerca di fare solo i propri interessi, che guadagna un sacco di soldi, ma la realtà italiana attuale purtroppo non è così. I colleghi più giovani si ritrovano a non sapere come arrivare a fine mese perché prendono poco dai loro Dominus o perché non hanno abbastanza clienti per poter tirare avanti. Ci sono notevoli storture volute dal Potere che non si vogliono modificare… e noi Avvocati non siamo uniti! Gli Avvocati non possono essere dipendenti anche se collaborano attivamente con uno studio dal quale prendono l’unico stipendio… I Praticanti non vengono remunerati se non in minima parte. La burocrazia aumenta continuamente rendendo di fatto la vita lavorativa professionale sempre più difficile e impossibile.

Sembra che il Potere voglia in tutti i modi costringere alla resa i più giovani o comunque coloro che non riescono a raggiungere un reddito adeguato che consenta loro di arrivare a fine mese e coloro che non hanno alle spalle capitali ma sono semplicemente persone comuni che hanno creduto nella giustizia e che hanno deciso di fare l’Avvocato, non per soldi, ma per tutelare le persone più deboli e quelle che hanno bisogno di aiuto, si ritrovano oggi a dover rivedere le proprie scelte e la propria vita e a mettere in discussione tutto quello in cui credevano. Ora l’Avvocatura sta scoppiando, non se ne può più. Le tasse sono diventate insostenibili e noi Avvocati siamo in crisi; il nostro Ente Previdenziale (la Cassa Forense) ha raddoppiato, nell’arco di soli due anni, i contributi minimi introducendo ulteriori spese da affrontare alla faccia della crisi che riduce sempre di più le entrate. Il Sistema, il Potere, sta cercando in tutti i modi di limitare l’esercizio della Professione Forense mediante l’aumento spropositato e iniquo delle spese gestionali, di quelle previdenziali e delle tasse rendendo di fatto praticabile e possibile l’esercizio della professione solo a coloro che hanno solide basi economiche! Di fronte a questo ulteriore aumento delle spese io come Avvocato sono stufo di essere vittima di un sistema e di un Potere che fa sempre e solo gli interessi di pochi… Sono stufo e stanco di subire! E invito tutti i miei Colleghi ad agire per difendere i propri diritti contro questi aumenti ingiustificati e contro coloro che li assumono partendo da subito contro chi li ha determinati e voluti. Ci vuole una presa di posizione anche nei confronti della Cassa Forense per rivedere e sospendere gli aumenti tenendo in considerazione i gravi effetti derivanti dalla crisi in corso! In tutto ciò non devono esistere bandiere politiche di nessun tipo ma si deve agire solo per la tutela dei propri diritti. Non si può più subire ma bisogna difendersi in tutti i modi possibili anche manifestando pubblicamente come Avvocati... contro gli abusi del Sistema. (Avv. Giorgio Ferrari)

Commenti all'articolo

  • Di elisa (---.---.---.71) 1 marzo 2011 11:54

    Caro Collega,
    non posso che convenire con Te su tutto quanto hai voluto evidenziare.
    Il sistema è malato, gravemente malato, siamo arrivati al punto di dover addirittura combattere contro l’Ordine di appartenenza, che oramai non fa più l’interesse dei propri iscritti ma li usa per il proprio tornaconto. Abbiamo due vice presidenti, voci di spesa esorbitanti che potrebbero benissimo essere tagliate o quanto meno ridotte, ma rimangono lì ad alimentare le giustificazioni dei vari rincari, che, come Tu giustamente affermi, sono eccessivi e recano quale unico effetto quello di impoverire e stremare la maggior parte degli Studi Legali.
    Dov’ è la Giustizia??? Se persino chi dovrebbe farla rispettare è costretto a difendersi da abusi e vessazioni dove arriveremo? La Legge è uguale per tutti, lo stesso trattamento riservato a casi analoghi? Ma quando mai? Oggi ai livelli più bassi ogni testa è un tribunale, mentre a quelli più alti .... beh lì la giustizia si che esiste... anche troppo!! Del resto se non si riesce a spuntare un servizio in TV, è praticamente impossibile che le Autorità competenti se ne occupino...
    Povera Italia.....

  • Di maurizio vecchio (---.---.---.214) 1 marzo 2011 14:45
    maurizio vecchio

    Caro Giorgio Naturalmente condivido integralmente le Tue osservazioni: ogni giorno si constatano le medesime situazione e gli stessi abusi. Occorre però considerare le specifiche responsabilità dei singoli colleghi ( tra i quali ovviamente inserisco il sottoscritto) e della categoria. Quante volte accade di sentire nei corridoi dei Tribunali di abusi ed ingiustizie subite quali professionisti. Tutto rimane nel segreto della chiacchiera e raramente seguono iniziative che sarebbero legittime e dovute. Quante volte la categoria o gruppi di singoli avvocati hanno sperimentato e attuato una qualche forma di associazionismo capace di "uscire" nel sociale e nella società? Non sbaglio molto se affermo MAI. Quanto la nostra capacacità di essere "imprenditori" ( nel rispetto della deontologia ) ha mai superato il limite " di coltivazione del proprio orto"? Spesso con il pensiero non confessato che la cosa importante fosse la brutta raccolta del vicino. Sono gli Ordini professionali ad essere distanti o gli avvocati singoli che se ne allontanano? La risposta non è univoca ma sarebbe importante una riflessione. Queste brevissime osservazioni per affermare che forse l’interrogativo più grande è quello della "coscienza del ruolo istituzionale". Maurizio VECCHIO

  • Di Francesca (---.---.---.64) 1 marzo 2011 15:05

    Caro Collega,

    ciò che rappresenti fedelmente è la situazione attuale e invereconda nella quale versa l’Avvocatura.

    Purtroppo, le vessazioni e le difficoltà dell’Avvocatura non possono rimanere confinate entro le proteste dei soli colleghi, ma devono necessariamente investire il Paese tutto. Infatti, il problema che Tu sollevi e sul quale bisogna intervenire non è semplicemente quello dell’aumento dei contributi, ma di che tipo di amministrazione della giustizia si sceglie e di riflesso di che tipo di società stiamo costruendo.

    L’annientamento delle nuove leve della professione forense attraverso il sistema dell’innalzamento dei contributi altro non è che l’affermazione di una società che viene sempre più governata dal censo, dove l’individuo precarizzato dalla propria condizione non è messo in grado di pensare, di organizzare, di costruire la propria esistenza e di partecipare nella società. Il problema dei giovani avvocati e non solo, rientra nell’ambito di un precariato che annichilisce la dimensione umana.

    L’annientamento dei giovani avvocati produce altresì una giustizia per pochi, dove solo chi ha i mezzi per pagare può forse ottenere ragione dei suoi diritti. Infatti, chi difenderà l’operaio, la casalinga, lo studente, il pensionato, l’immigrato, posto che i contribuenti della Cassa e quindi i superstiti dell’Avvocatura saranno i colleghi che hanno per clienti società a cui emettono laute parcelle, la finanza, la grande industria, cioè gli stessi soggetti contro cui il cittadino comune dovrebbe far valere i propri diritti? Ne deriva che, a fronte del costante impoverimento della società dove la classe media diventa sempre più un ricordo lontano, il cittadino cui sarà reso difficile o costoso far valere i propri diritti diventerà suddito da controllare, sfruttare e asservire.

    Come appare, quindi, questo è un problema sociale e a nulla rileva, come si vuol far credere, il fatto che il numero di avvocati sia di grande proporzione. Infatti, una selezione basata sul merito che inizi dalle scuole primarie e una seria riforma forense che imponga ai vari “domini”di prendersi seriamente cura dei loro praticanti, oltre ad altre accortezze e possibili soluzioni possono essere la strada per risolvere questa situazione. Quello che spaventa, invece, e che riguarda la società tutta è il modo di controllare e dominare una Nazione.

    Si desti l’Avvocatura! Si desti l’Italia!

  • Di Francesca (---.---.---.64) 1 marzo 2011 15:18

    Purtroppo, le vessazioni e le difficoltà dell’Avvocatura non possono rimanere confinate entro le proteste dei soli colleghi, ma devono necessariamente investire il Paese tutto. Il problema che Tu sollevi e sul quale bisogna intervenire non è semplicemente quello dell’aumento dei contributi, ma di che tipo di amministrazione della giustizia si sceglie e di riflesso di che tipo di società stiamo costruendo. L’annientamento delle nuove leve della professione forense attraverso il sistema dell’innalzamento dei contributi altro non è che l’affermazione di una società che viene sempre più governata dal censo, dove l’individuo precarizzato dalla propria condizione non è messo in grado di pensare, di organizzare, di costruire la propria esistenza e di partecipare nella società. Il problema dei giovani avvocati rientra nell’ambito di un precariato che annichilisce la dimensione umana. L’annientamento dei giovani avvocati produce una giustizia per pochi, dove solo chi ha i mezzi per pagare può forse ottenere ragione dei suoi diritti. Infatti, chi difenderà l’operaio, la casalinga, lo studente, il pensionato, l’immigrato, posto che i contribuenti della Cassa e quindi i superstiti dell’Avvocatura saranno i colleghi che hanno per clienti società a cui emettono laute parcelle, la finanza, la grande industria, cioè gli stessi soggetti contro cui il cittadino comune dovrebbe far valere i propri diritti? Ne deriva che, a fronte del costante impoverimento della società dove la classe media diventa sempre più un ricordo lontano, il cittadino cui sarà reso difficile o costoso far valere i propri diritti diventerà suddito da controllare, sfruttare e asservire. Questo è un problema sociale e a nulla rileva il fatto che il numero di avvocati sia di grande proporzione. Infatti, una selezione basata sul merito che inizi dalle scuole primarie e una seria riforma forense che imponga ai vari “domini”di prendersi seriamente cura dei loro praticanti, oltre ad altre possibili soluzioni possono essere la strada per risolvere questa situazione. Quello che spaventa, invece, e che riguarda la società tutta è il modo di controllare e dominare una Nazione. Si desti l’Avvocatura! Si desti l’Italia!

  • Di paolo (---.---.---.67) 1 marzo 2011 15:46

    Era ora che anche gli avvocati si facessero sentire , mi chiedevo se erano l’unica categoria professionale che vivesse in un’isola d’oro . Naturalmente sapevo benissimo che non era cosi’ , come del resto se la passano maluccio tutti coloro che svolgono una professione , fatti salvi ovviamente quelli ben ammanigliati , soprattutto politicamente.

    La crisi degli ordini professionali è generale e l’esame di accesso alla professione è una via di mezzo tra una truffa legalizzata e una presa in giro bella e buona . Anzi dirò di più , a livello locale gli ordini professionali sono diventate delle vere e proprie lobby che discriminano gli accessi in maniera scientifica , dosando con il bilancino le candidature .
    Questo governo aveva fatto tre promesse (tra le tante) : liberalizzazione delle professioni , semplificazione burocratica degli adempimenti ,riduzione delle tasse (anche i contributi pensionistici sono tasse). Giudicate voi .
    Se non altro voi avvocati avete il vantaggio ,davanti alle ingiustizie di ogni ordine e grado perpetrate soprattutto dalla pubblica amministrazione , di procedere direttamente a salvaguardia del diritto , per gli altri comuni mortali come il sottoscritto è molto peggio , dovendo spendere senza alcuna garanzia di successo o in alternativa rinunciare .
     ciao
  • Di (---.---.---.71) 2 marzo 2011 09:13

    E’ la quarta volta che cerco di lasciare un commento ... sempre più succinto, sempre più conciso..
    Intorno a me sento gente sempre più scontenta: avvocati, clienti, magistrati, dipendenti pubblici e privati ... tutti delusi, amareggiati, alcuni disperati: tutti con la certezza che il problema, questo diffuso malessere, non si possa placare con i soldi ... tutti decisi a ribellarsi, almeno nell’intimo del proprio confessionale, ad un sistema che premia sempre i furbi, gli immanicati, i potenti, o peggio ancora, coloro che, pur non valendo niente, godono dell’ombra riflessa dei più forti, dei prepotenti ...
    E’ finito il tempo del "Mulino bianco"... delle pareti di legno che racchiudono un caminetto finto alla luce tremolante di una lampadina gialla ...
    Anche un solo granello che si stacca dalla massa per correre alla valle può fare crollare l’intera mantagna: oggi, quel granello, si è chiamato "Giorgio" .. grazie collega 

  • Di (---.---.---.69) 4 dicembre 2013 00:34

    L’unico modo sarebbe quello di formare un partito politico vero e proprio avremo certamente i numeri visto che siamo 247mila.
    La nostra è una professione che divide i singoli e di certo non gli unisce.
    Occorre seriamente riflettere su questa prospettiva perchè aspettando i nostri cari parlamentari l’esercizio della professione forense non può che peggiorare.
    Avv. M. Pacini

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