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La corruzione e i Don Chisciotte. Come fare propaganda elettorale usando un problema reale

Da più parti ormai arrivano dichiarazioni in merito alla lotta alla corruzione. In ultimo le dichiarazioni del Sig. Montezemolo e delle presidente della Confindustria Sig.ra Marcegaglia. Tutti, chi più chi meno e nel loro ambito sociale, auspicano che l’Italia ritrovi quel senso "del rispetto delle regole" tipico di una società libera.

La corruzione e i Don Chisciotte. Come fare propaganda elettorale usando un problema reale

Montezemolo, seguito dalla Marcegaglia, indica come una delle cause la mancata riforma dello Stato e delle Istituzioni che avrebbero dovuto impedire il formarsi di tendenze criminali all’interno dello stato.
 
Persino il Presidente del Consiglio ha proposto di escludere dalle liste elettorali chiunque sia implicato in processi per corruzione e a tal proposito ha proposto di fare una legge apposita.
 
Ma è possibile eliminare la corruzione che, comunque la si analizzi e in qualunque ambito della vita sociale si manifesti, fa parte dell’agire umano?
Il DDL anticorruzione che, tra l’altro, prevede il controllo dei candidati alle elezioni, si basa sul comportamento dell’individuo prima di essere eletto, e questo sembrerebbe un passo importante, ma chi ci dice che una volta eletto e a contatto con il "potere" non si lasci corrompere? "Il potere corrompe", si diceva una volta, e alla luce dei fatti, niente di più vero.

Certo, si possono fare leggi che penalizzano fortemente il corruttore e il corrotto, leggi che facciano da deterrente; ma sappiamo che il criminale è tale proprio perché non rispetta le leggi, perciò, servirebbero a poco. Servirebbe a poco anche intervenire (e poi come?) sull’animo umano.
Inoltre, a che serve una legge quando ce n’è un’altra che mitiga, quando non elimina, la prima? Il "legittimo impedimento", il "processo breve" e il "lodo Alfano" ne sono una prova lampante. Chi, se protetto da una legge che impedisce di agire contro di lui, non ne approfitterebbe? Diciamolo senza ipocrisia: NESSUNO!

Se, in vent’anni, da "Mani pulite", non si è riusciti a creare una parvenza di legislazione capace di impedire o limitare la corruzione e, peggio ancora, si cerca in tutti i modi, ultimo il dibattito su Craxi, di legittimare il comportamento di alcuni politici della prima repubblica, viene il dubbio che l’attuale dibattito - che rimane, comunque "inquinato" dalla lotta tra le diverse fazioni - abbia come scopo la riforma dello Stato. E, comunque, come dovrebbe essere lo Stato? Esiste lo Stato perfetto?
 
Uno stato dove tutte le sue componenti, dai presidenti ai cittadini, siano dediti al rispetto delle regole espresse dal Parlamento eletto democraticamente, presuppone che i legislatori (governo) siano i primi a rispettarle e comunque ad accettare i giudizi qualora vengano indicati come responsabili di condotte illegali. Purtroppo, in Italia, avviene esattamente il contrario.

Porre la corruzione come "problema morale" (e purtroppo lo fa anche la sinistra) è fuorviante perché: definendo la morale in termini religiosi, cioè un qualcosa di assoluto, innato nell’uomo, porta necessariamente alla ricerca della perfezione sociale; perfezione che l’uomo è al di là dall’avere; definendola in termini razionali, scientifici, cioè un insieme di regole utili a definire il comportamento umano e che devono essere riviste continuamente, si scontra con la molteplicità delle analisi dei comportamenti che rende difficile se non impossibile trovare accordo tra le parti perché, comunque, esse interpretano la morale in modi diversi.

Per concludere, se la corruzione è insita nell’uomo - come altri comportamenti che da millenni sono socialmente condannati ma che continuano ad essere praticati - va accettata per quello che é e agire trattandola come un qualsiasi reato grave. Se ci si ostina a vederla come un qualcosa da estirpare, si finisce col fare leggi repressive senza intaccare minimamente il problema. A farne le spese saranno sempre e comunque i "pesci piccoli" perché quelli grossi, cioè i corruttori, sanno, e lo stanno già facendo, trovare leggi per mettersi al riparo.
La regola deve essere semplice: chi sbaglia paga. 

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