La comunicazione da ritrovare
Ripristinare una corretta e pacata comunicazione tra medico e paziente ci restituirà la serenità perduta
I dati, anche solo visionando il 2023, sono di per sè drammatici: si contano 18 mila operatori aggrediti in quell’ anno.
Cifre da capogiro, nulla da dire, ma è quanto emerge dalla relazione sul 2023 dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (ONSEPS), inviata nel marzo 2024 al Parlamento.
L’Osservatorio, previsto dalla legge 113/2020 e istituito a gennaio 2022, è costituito dal Ministero della Salute, Ministero dell’Interno, Ministero dell’Economia e Finanze e il Ministero del Lavoro, e coinvolge oltre 70 componenti tra sindacati – tra cui la FP CGIL, Ordini professionali regioni, INAIL, AGENAS e associazioni.
Dai dati emerge che la professione più colpita è quella degli infermieri, seguita dai medici e dagli operatori socio-sanitari. Due terzi delle persone aggredite sono donne. Gli ambienti ad alto rischio risultano essere i Pronto Soccorso, le Aree di Degenza, i servizi psichiatrici e gli ambulatori.
Ma chi sono gli aggressori, viene da chiedersi.
In primo luogo, strano a dirsi, sono proprio i pazienti (69%); subito dopo il 28% è costituito dai parenti. Il 68% delle aggressioni è di tipo verbale, il 26% fisico e il 6% contro beni di proprietà.
Se ci affacciamo ai dati di quest’anno la situazione è peggiorata.
Il sito di Rainews24 offre una panoramica attendibile.
Cosa se ne deduce? Tali aggressioni a coloro che ci curano sono la spia di una malattia diffusa.
Innanzitutto si è ridotta la distanza tra medici e malati facendo saltare il tappo della pazienza.
C’è da specificare il danno prodotto dalle informazioni prelevate da Google: esse oltre ad azzerare le competenze, illude i malati di saperne di più dei medici.
Questa è l’interpretazione di una situazione che ha indotto il personale medico ed infermieristico a scioperare in massa il 20 novembre 2024.
Aprendo la visione a 360°, va detto che di certo non aiutano modelli organizzativi che hanno compresso la comunicazione tra medici e pazienti a favore delle cure lasciando tempi morti. Ci riferiamo alle attese nei pronto soccorso che hanno fatto surriscaldare gli animi. Il tappo è saltato come son saltati tutti i meccanismi di rispetto e tutela. I professionisti della sanità hanno reagito, seguiti dalla politica.
E veniamo alle reazioni.
Recenti norme prevedono l’arresto in flagranza differita per chi aggredisce professionisti della sanità e multe fino a 10mila euro. Ad ottobre di quest’anno Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici, ha ripetuto anche oggi in Parlamento l’apprezzamento per queste misure. Ma funzioneranno?
Sì, ma a patto che si dotino le strutture sanitarie di sistemi di video sorveglianza. Ma Anelli presentando il libro del giornalista del Messaggero Giovanni del Giaccio “Volevo solo fare il medico” ha ricordato che non c’è professione senza comunicazione. Bisogna restituire tempo ai medici per parlare e ascoltare i pazienti e così rafforzare le vocazioni dei professionisti e invertire la rotta.
Non servono multe e misure varie: serve andare a monte. Restituiamo voce alla comunicazione e all’ascolto.
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