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La “Madre di tutte le Riforme” è quasi conclusa. E i risultati? (Parte I)

Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti definì a suo tempo la riforma del federalismo fiscale “La Madre di tutte le Riforme”, promettendo da essa un rinnovamento della vita politica ed economica del Paese ed una cornucopia di frutti per il cittadino; oggi ci avverte che il 90% della riforma è già stato attuato e questo ingenera nel cittadino un poco di sconcerto in quanto, di frutti della riforma, non se ne vedono proprio. Forse sono tutti nel restante 10% che manca.

Confrontando quanto è stato fatto ed il suo impatto con la realtà di tutti i giorni, con le ambiziose aspirazioni, protagoniste di convegni, seminari, relazioni e quant’altro, forse è possibile approfondire l’argomento.

Per entrare subito in argomento si parta dall’antico adagio anglosassone “no taxation without representation”, ossia le tasse devono essere disposte da una autorità politica che agisce in rappresentanza dei cittadini e, perciò, da soggetti che ai cittadini devono rispondere secondo i meccanismi della democrazia rappresentativa. L’art. 119 della Costituzione recepisce proprio questo principio nel disporre l’autonomia finanziaria per Regioni, Province e Comuni.

Prima del federalismo fiscale si avevano in sostanza solamente due livelli politici così caratterizzati, e precisamente la Comunità Europea e lo Stato. La prima incassava (ed incassa ancora) i proventi doganali per importazioni da Paese terzi ed una aliquota dell’IVA dello 0,50%; lo Stato tutte le altre tasse pagate dai cittadini, con qualche esclusione di modesta entità. Le Regioni, le Province ed i Comuni, invece, utilizzavano trasferimenti annuali dello Stato, con la conseguenza che i loro amministratori non dovevano chiedere ai propri elettori il denaro che utilizzavano, bensì lo dovevano chiedere a Roma. Ed anche il debito pubblico era quasi esclusivamente statale.

Con l’inizio dell’anno in corso è entrata in vigore una nuova legge di contabilità e di finanza pubblica, il cui principale obiettivo è la formazione di un bilancio pubblico consolidato, comprendente Stato, Regioni, Province, Comuni ed anche le società "partecipate", ossia le società di diritto privato che svolgono servizi pubblici e che appartengono ad Enti Pubblici. La novità non è di poco conto e porterà sicuramente all’emersione del debito delle amministrazioni pubbliche non statali. Ben poco, però, è detto sul ricorso al mercato del credito di queste ultime: solamente l’obbligo di comunicazione al Ministero dell’Economia dell’avvenuto perfezionamento delle operazioni di finanziamento sul libero mercato. Piuttosto pochino come norme di pubblica evidenza per contratti che comportano così importanti esborsi per la P.A.!

A maggio il federalismo fiscale è stato introdotto nel nostro ordinamento dalla legge n. 42/2009, cui sono poi seguiti i decreti legge attuativi per Comuni dapprima, e poi per Regioni e Province. E storia recentissima, che ha visto attribuire:

- ai Comuni i redditi delle locazioni degli immobili e quelli dell’imposta sui trasferimenti degli immobili;

- alle Regioni una quota dell’IVA e l’addizionale regionale IRPEF;

- alle Province l’imposta sulle assicurazioni auto, una compartecipazione all’accisa sulla benzina ed una compartecipazione alla tassa automobilistica regionale.

Parte delle imposte così attribuite alle Regioni, alle Province ed ai Comuni sono univocamente determinate, parte possono essere fatte variare fra un minimo ed un massimo; in ogni caso è prevista la possibilità di ulteriori imposte locali, non sovrapponibili a quelle statali esistenti.

Insomma sta venendo su un nuovo sistema di finanza pubblica, ma non è molto chiaro dove ci porterà. Da un lato la preoccupazione per il deficit pubblico e gli obblighi verso la Comunità della moneta unica, dall’altro le regioni ricche poco disposte a trasferire ancora risorse a quelle meno ricche. Poca, invece, molto poca responsabilizzazione delle amministrazioni non statali, ed ancor minore possibilità di intervento dei cittadini rappresentati sulla politica: alla fine gli amministratori locali dovranno preoccuparsi dei difensori europei del contenimento del deficit piuttosto che dei propri elettori.

Nel frattempo la Regione Sicilia sta attivando un mutuo dalla Cassa Depositi e Prestiti per un importo di 862 milioni di Euro, che si andrà ad aggiungere ad un indebitamento di 4,6 miliardi di euro; il tutto per un costo annuo ad oggi di 472 milioni di Euro di interessi, appesantito anche da improvvide operazioni sui derivati (chissà perché in queste operazioni la P.A. ci guadagna il primo anno e ci rimette l’osso del collo in quelli successivi! E guai a cercare di sciogliere il contratto, le penali sono sempre stratosferiche!). L’Assessore Regionale all’Economia è dell’idea che la Regione Sicilia, fino ad oggi, abbia vissuto al di sopra delle proprie possibilità.

Orbene, con tutte queste novità del federalismo fiscale, il cittadino avrà la possibilità di “punire con il voto” il Cuffaro di turno? Può far affidamento sulle promesse del ministro Tremonti ?

Commenti all'articolo

  • Di alessandro tantussi (---.---.---.245) 15 ottobre 2010 11:52
    alessandro tantussi

    Orbene, con tutte queste novità del federalismo fiscale, il cittadino avrà la possibilità di “punire con il voto” il Cuffaro di turno? Sì, ALLE PROSSIME ELEZIONI, E COMUNQUE L’ESPRESSIONE "CUFFARO DI TURNO" mi sembra volutamente offensiva.  Può far affidamento sulle promesse del ministro Tremonti ? No, può valutarle positive o negative secondo la libera opinione che in Italia ciascuno può avere ed esprimere. Credo però CHE TUTTI debbano sperare che si avverino per non fare la parte di chi si taglia gli attributi per far dispetto alla moglie. Credo che tutti debbano prestare attenzione se si avverino o meno e debbano poi giudicarle in base agli effetti, secondo il proprio libero apprezzamento, e poi, possibilmente senza pregiudizi, contestarle e rispettarle, accettando il giudizio, positivo o meno, che si esprimerà secondo il principo di maggioranza alle prossime elezioni.

  • Di (---.---.---.22) 15 ottobre 2010 20:01

    Egregio signor Tantussi,
    l’amministrazione Cuffaro ha brillato per l’aumento esponenziale della spesa pubblica, e ciò massimamente nei settori della sanità e del trattamento dei rifiuti solidi urbani. Questo tipo di politica ha trovato l’avallo ed il sostegno di una certa parte della classe politica siciliana, la stessa che molit cittadini vorrebbero evitare. Per contro l’attuale governatore Lombardo appare molto attento al contenimento dei costi nei due settori sopracitati e nel settore della formazione professionale massimamente. Ovviamente quanto sopra non ha alcuna pretesa di verità incontrovertibile : ogni cittadino siciliano può liberamente farsi le convinzioni che ritiene più opportune. In ogni caso nessuno può ritenersi offeso da questo tipo di valutazioni. Timoroso di veder venire meno il consenso politico, questo certamente si.
    Cordialità
    Bernardo Aiello

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