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La BCE detta legge: come costruire il cambiamento?

L'ormai famosa "lettera segreta della BCE" al governo italiano del 5 agosto 2011 e recentemente pubblicata su vari quotidiani nazionali, costituisce l'ennesima dimostrazione di come operi il potere, o meglio il vero Potere, in Italia, Europa e non solo. Potere che è l'espressione di grosse banche d'affari, di giganti industriali, di lobby varie aventi come scopo il perseguimento dei propri interessi (oscuri o meno) a scapito dei nostri, e pronte a tutto pur di continuare nel loro progetto. 

Il loro ragionamento è tale che pur di salvare i profitti, sono disposti a mandare al macello milioni (se non miliardi) di persone come "via d'uscita" dalla crisi generata dalla loro stessa avidità e "mania di potenza". E quando i loro camerieri politicanti non adempiono totalmente al lavoro o sono troppo lenti nel servire il lucroso pasto, arrivano le lamentele di lorsignori pronti a licenziare i vecchi per far spazio al "nuovo".

Come esempio al riguardo, basti pensare alla Confindustria che se sino a ieri era felicemente tra le "menti" del berlusconismo e tra i sostenitori del giullare di Arcore, oggi è ritornata magicamente alla verginità diventando accerima nemica del suo brillante (ex)alunno colpevole di non essere troppo presentabile agli Dei del mercato finanziario,ma soprattutto di essere troppo poco affidabile per le "questioni delicate" (quelle che contano per l'Olimpo finanziario s'intende).

Per queste si è fatto avanti il centrosinistra, il mitologico PD, addiritura abbiamo assistito al risveglio di Prodi (che avviene sempre in tali situazioni), Letta e compagnia, memori della precendente (1992) svendita dell'Italia, e del sempre presente (ieri come oggi) Draghi, probabilmente nostalgici della lussuosa gita nel panfilo di "Sua Maestà", il Britannia.

E quando Romano, Mario e amici si incontrano ciò vuol dire solo una cosa: che la malasorte è pronta a colpire nuovamente lo stivale, indipendentemente da come si presenti (FMI, BCE, UE,ecc). Ovvero, nuove "liberalizzazioni", privatizzazioni a raffica, tagli, svendite dei patrimoni pubblici, licenziamenti, disocuppazione e così via. Ovvero, tutte cose consigliate (imposte) da Trichet e dal Drago nella lettera per Berlusconi, Tremonti e compagni, ma valide anche per i probabili sostituti Monti, Prodi, D'Alema, questi ultimi rivelatisi nel tempo assai più "tendenti al merito" (volendo utilizzare una terminologia gelminiana).

E intanto mentre in Grecia si occupano ministeri, in Spagna ci si "indigna" nelle strade, in Italia per ora (quasi) tutto tace, complice la copertura mediatica bipartisan della propaganda neoliberista "per uscire dalla crisi", avanzata dai responsabili della crisi stessa (ma intanto ci si scanna per la questione Ballando con le Stelle/Bailà).

Complice è la collusione della "sinistra" istituzionale (non solo italiana, basti ad esempio vedere in tutta Europa i vari governi "socialisti") che oramai si comporta quasi come la destra neoliberista (della tradizione dei Chicago Boys per intenderci).

E intanto i banchieri (più le varie troike tecnocratiche e gli industriali) ringraziano, e continuano a truffare come nulla fosse, e il grosso apparato neoliberista procede nel togliere diritti, libertà e dulcis in fondo, quel poco di democrazia (conquistata grazie alle lotte popolari) che ancora era rimasto.

E noi cosa facciamo? Continuiamo a dividerci tra squadre di calcio e a distrarci tra gossip e reality show come se nulla fosse, lasciando campo libero a coloro che ci considerano nemici e ostacoli (per dirla con gli Indignados: "Non siamo noi che siamo contro il sistema, è il sistema che è contro di noi").

La soluzione per uscire dalla crisi c'ènon pagare il debito, fare rispettare i nostri diritti e la nostra (precaria) libertà, non lasciarci più manipolare e non delegare, e infine diventare noi i veri decisori della nostra vita e del nostro futuro.

di Salvatore Santoru

Questo articolo è stato pubblicato qui

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