La crisi italiana e una manovra iniqua
La manovra del Governo Monti
Ad una prima valutazione delle misure prese dal Governo Monti per fronteggiare la crisi europea dalla quale l'Italia rischia di uscirne stritolata, il cittadino medio, come ogni altro cittadino, prescindendo dai pareri espressi dalle parti politiche e sociali (alcuni dei quali condivisibili), ha il diritto, nel bene e nel male, di esprimere umilmente la propria opinione senza reticenze e senza partigianerie.
Pur riconoscendo l'immane difficoltà del Governo a fronteggiare una situazione disastrosa e un debito sovrano di immense dimensioni che provengono da errori del passato, non si nasconde una certa insoddisfazione (che si spera sia provvisoria) per i mezzi o i rimedi (alcuni poco centrati e altri insufficienti) con i quali si intende arginare la crisi.
La situazione in cui oggi si trova l'Italia impone grandi sacrifici per tutti e questo è chiaro, ma questi sacrifici dovrebbero essere ripartiti secondo un principio di equità, evitando soprattutto di spremere un limone già spremuto. Per intenderci si è calcata troppo la mano sulle tasse, anche sui ceti deboli, ma molto poco si è fatto sul fronte dei costi e dello sviluppo. Per esempio si colpiscono le pensioni e i pensionati, ma si sfiorano appena i grandi patrimoni; si reintroduce indiscriminatamente l'ICI sulla prima casa sotto altro nome (IMU), peraltro inasprita, senza considerare che la casa è un bene primario, posseduto, in genere con sacrifici e mutui, dall'80% degli Italiani ed è già sufficientemente penalizzata. Non si incide, come si dovrebbe, sui costi della politica: eliminando gli sprechi e i vergognosi privilegi, indennità e vitalizi della casta; eliminando una volta per tutte le provincie e tutti gli enti inutili; eliminando le zavorre di ogni genere che appesantiscono con costi insostenibili la macchina dello Stato. Non si tocca per il momento l'IRPEF, ma si autorizza l'aumento delle addizionali comunali e si approvano tanti altri balzelli di tasse che dovrebbero invece essere semplificate o abolite. E tutto ciò senza provvedimenti più severi sull'evasione fiscale che ha raggiunto cifre ragguardevoli e preferendo forse un ulteriore prossimo aumento dell'IVA, che graverebbe inevitabilmente sul costo della vita.
Insomma si tratta di una manovra difficile da digerire, nonostante gli encomiabili sforzi del Governo, perché sofferta e non condivisa da molti, salvo naturalmente auspicabili e significativi miglioramenti che potrebbero verificarsi in sede parlamentare. Una manovra che, almeno per il momento, non risponde al principio di equità, non tutela la famiglia come si dovrebbe, e sembra per ora inadatta a stimolare l'economia e quindi la crescita delle imprese, l'occupazione giovanile e lo sviluppo di un importante Paese della Comunità Europea quale è l'Italia.
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