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L’interpretazione antisistema del senatore grillino

Ovviamente non siamo in un contesto filosofico e quindi l'ermaneutica, intesa come "metodologia dell'interpretazione", c'entra come i cavoli a merenda. Ma è tanto per partire con un volo alto e planare e per non finire subito nel paraculismo, la cui interpretazione è decisamente più alla portata mia e di chissà quanti altri.

Veniamo al punto. L'ultimo dei fuoriusciti dal M5S è Gianluigi Paragone. Una espulsione decretata dai probi viri del movimento. Era un provvedimento nell'aria visti i ripetuti colpi bassi di Gianluigi indirizzati alle scelte politiche di Di Maio che, secondo il senatore grillino, stravolgono il programma originale del M5S. La sua prima dichiarazione a caldo è stata " espulso per nulla dal nulla", che trasuda irritazione mista a disprezzo per quello che lui ormai giudica un movimento nelle mani di autentici ectoplasmi. In una intervista rilasciata a "Radio Radio", con tono fermo ma pacato, rivendica la sua primaria scelta di adesione al M5S e ne rivendica tuttora l'appartenenza, accusando il "nulla", non identificato assolutamente nel M5S "ci mancherebbe altro altrimenti me ne sarei già andato ", ma in una massa di "burocrati che hanno accelerato la mia espulsione, rinnegando quello che è il mio sentire in merito al programma elettorale".

Perché lui, e lo ribadisce più volte, si considera ancora come l'autentico " interprete antisistema" del programma originario del M5S. In un successivo passaggio televisivo sull'emittente televisiva La 7, ripete più o meno gli stessi concetti ma esprimendosi con un tono decisamente più alto e rabbioso. Promette, quasi urlando, che non solo si opporrà con tutti i mezzi a questa espulsione, che ritiene immotivata ed ingiusta, ma che è disposto a ricorrere pure alla giustizia ordinaria, qualora ce ne fosse bisogno.

Dopo la sequela di espulsioni o fuoriuscite spontanee dal M5S, pensavamo di averle sentite tutte. Poche ore prima di lui il ministro della pubblica istruzione Fioramonti aveva dato le dimissioni dal governo perché non era stata ottemperata la sua richiesta, pena preannunciate dimissioni, di stanziare 3 miliardi di euro per scuola e ricerca. La legge di bilancio appena approvata, per inciso con il voto contrario di Paragone in dissenso con il suo movimento, ne ha stanziato "solo" 2 di miliardi, seppure con una serie di provvedimenti integrativi a corredo. Le sue dimissioni sono state celebrate, in maniera molto interessata da chi vuole la caduta del governo Conte, come un "fulgido esempio di coerenza". 

E' evidente che nella testa di personaggi approdati alla politica in maniera repentina, manca quel quid di ragionevolezza che concilia le aspettative, pur legittime, con la cruda realtà di bilancio. Ma torniamo al caso Paragone.

Come può un senatore della Repubblica Italiana dichiararsi "antisistema"? Ma allora che ci stai a fare? Torna alla mente quello che facevano i leghisti della prima ora, quelli per la secessione della Padania, quando sedevano sugli scranni parlamentari ed esibivano cappi e altri ammenicoli folcloristici al grido di " Roma ladrona". Beccavano lauti compensi e prebende come parlamentari ma si dichiaravano antisistema. Abbiamo poi visto come è finita; oggi sono cosi felicemente integrati al punto che vogliono dare loro le carte del sistema e, viste le meravigliose performances, hanno anche smesso di gridare "Roma ladrona". Perché farebbero ridere anche i polli.

Ecco ho l'impressione che Gianluigi Paragone si comporti come un leghista della prima ora, senza però considerare di trovarsi in un movimento che ha radici storiche, culturali e politiche, totalmente diverse. Insomma è rimasto il leghista della prima ora, quello che dirigeva Radio Padania ma, per un malinteso o per ragioni anche valide, si è ritrovato nel M5S. Altrimenti non si spiega perché nel Conte 1, quello giallo verde, tutto filava liscio come l'olio, mentre nel frattempo il M5S perdeva pezzi a favore della Lega, mentre sul Conte 2 non c'è nulla che lo convince. E' stato tutto un lamento di Federico fin dal primo giorno che si è costituito il governo con il PD. Anche se il M5S, pur tra tribolazioni di ogni genere e bastoni tra le ruote ad ogni piè sospinto, sta portando avanti con assoluta determinazione obiettivi di riforma che anche il senatore Paragone dovrebbe apprezzare. Chiaramente in un contesto di sano realismo e non di visione utopica. Perché altrimenti potrebbe insorgere il sospetto di paraculismo, che è come un alone che circonda tutti i grillini dissenzienti, approdati su altre sponde, ma sempre rimanendo saldi sulle loro poltrone. La vera coerenza sarebbe quella di dare le dimissioni e tornare alla vita civile. 

Intanto Salvini ha aperto le braccia a Paragone.

Il ritorno del figliol prodigo.

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