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 Home page > Attualità > Politica > L’equilibrio dei poteri dello Stato e la politica del carciofo

L’equilibrio dei poteri dello Stato e la politica del carciofo

Carciofo: ortaggio con capolino e squame carnose, solamente in parte commestibili, consumato spesso una squama dopo l’altra.

Politica del carciofo: figurativo per indicare la realizzazione per gradi di un progetto o di un programma politico; esempio storico quello della realizzazione del progetto dell’unità d’Italia da parte della dinastia Savoia per successive riunificazioni al Piemonte degli altri stati pre-risorgimentali.

La prima spallata all’equilibrio montesquieano dei poteri dello Stato nel nostro Paese è stata data dall’adozione dell’attuale legge elettorale, che ha fortemente subordinato al potere esecutivo il potere legislativo.

Questa legge è stata votata solamente dall’allora maggioranza di destra, mentre una sinistra balbettante strillava che l’avrebbe riportata come prima dopo aver vinto le elezioni e, per l’intanto, la utilizzava allegramente per regolare certi conti interni (i.e. sparizione dal Parlamento di Rifondazione Comunista e di altri partiti e movimenti dell’estrema sinistra). Nessuno a preoccuparsi del bene comune e del “buco” esistente nella nostra Costituzione, che non aveva attribuito così importante e decisiva materia a normativa di tipo costituzione e, pertanto, da poter cambiare solamente con ampio consenso.

E’ stata così consumata la prima squama del carciofo; per di più, dopo il ritorno al governo delle sinistre, di tutto la classe politica ha discusso tranne che dell’esigenza di ripristinare la squama in questione, con ciò confermando che la sua mancanza era certamente ingiusta, ma a qualcuno era oltremodo utile.

Oggi, con l’avvicendamento che ha riportato al governo la destra, è ripreso l’assalto al carciofo, indirizzato stavolta a sottomettere il potere giudiziario al potere esecutivo. Sembrerebbe che i primi anni della legislatura sia stata l’ala finiana ad ostacolare e ad inibire questo progetto, immediatamente poi accelerato dopo la sua fuoriuscita dalla maggioranza.

La seconda foglia in vista di essere trangugiata è rappresentata dall’ipotesi di riforma del sistema di legalità che sottrae alla Magistratura la gestione delle indagini affidandole alle forze dell’ordine gestite dal governo.

Fungono invece da diversivo le due norme sulla prescrizione (processo breve) e sulla responsabilità civile dei magistrati (legge comunitaria 2010), che al più possono dare al premier un utile salvacondotto da spendere contro le attività della Procura di Milano. Ovviamente entrambe non sono in alcun modo utili al cittadino perché non intervengono sulle cause delle discrasie del sistema di legalità del Paese.

Dunque doppio danno per il cittadino:

1) Gravissima perdita di libertà e di democrazia per l’alterato equilibrio dei poteri dello Stato;

2) Mancata riforma del sistema di legalità.

A breve sarà l’Associazione dei Magistrati ad esporre al Presidente della Repubblica le ragioni della sua avversione alle recenti iniziative del governo e questo forse è insufficiente per la tutela del bene comune dei cittadini.

Innanzitutto l’A.N.M. non affronterà sicuramente il problema della legge elettorale, argomento ad essa totalmente estraneo. Inoltre sarà sempre e comunque rappresentante degli interessi di una categoria e non di quelli più generali della comunità nazionale.

Insomma, ad onor del vero dovremmo essere noi cittadini a sollecitare l’intervento del Presidente della Repubblica; per non consentire la spoliazione per gradi di un carciofo cui teniamo moltissimo perché, alla fine, saremmo proprio noi e le nostre generazioni future ad essere spogliati dei diritti essenziali di libertà.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.191) 6 aprile 2011 19:56

    Giustizia e allarme libertà >

    Per far valere le proprie ragioni o per essere prosciolti dalle accuse si può ricorrere, lecitamente, a tutti i meccanismi e dispositivi procedurali offerti e previsti dal vigente sistema giudiziario.
    Possono ben farlo soprattutto quelli in grado di sostenere il costo di agguerriti collegi di difesa.

    Cosa ben diversa è modificare il dettato legislativo per tornaconto personale o per sottrarsi al giudizio. Questo significa “rigirare” a proprio vantaggio le regole comuni della nostra convivenza civile.
    Può farlo solo un Premier con il concorso di una casta di Primi Super Cives attenta a privilegi, interessi ed immunità …

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