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L’Italia dell’austerity, dove si taglia anche sul pane

L'ultimo rapporto Coldiretti tratteggia un quadro sconfortante: il 12,3% della popolazione non fa un pasto adeguato al giorno e i consumi alimentari continuano a crollare. 

Qualche mese fa il fondatore di Emergency, Gino Strada, aveva parlato in televisione di una situazione senza precedenti in Italia: la nota organizzazione umanitaria non si limita più ad intervenire sui migranti o sui senza casa, ma sta operando nelle città per curare persone "normali", cioè persone che fino a qualche anno fa avevano una condizione economica accettabile. L'allarme, a prima vista, avrebbe potuto essere liquidato come un'esagerazione, ma la realtà è che la situazione sta deteriorandosi con velocità inaspettata.

L'ultimo rapporto di Coldiretti sui consumi nel Belpaese ci fornisce uno stato dell'arte agghiacciante, che dovrebbe far riflettere chi oggi minaccia crisi di governo per questioni tutto sommato marginali; quasi 1 italiano su 8 mangia male e poco, o non mangia affatto - è costretto cioè a saltare alcuni pasti per ragioni di bilancio. Le famiglie stanno tagliando gli acquisti di pesce e carne - e fin qui nulla di nuovo, è evidente che in tempo di ristrettezze economiche si rinunci alla fettina - ma addirittura rinunciano alla pasta e al pane. Cali notevoli si registrano anche nel settore ortofrutticolo.

Il 2013 si preannuncia quindi come il sesto anno di calo consecutivo dei consumi interni, in una spirale senza fine segnata da salari sempre più bassi con cui si comprano sempre meno beni e servizi, alimentando un circolo vizioso che porta ad un crollo della produzione interna. Di fronte ad tale quadro, molti alzano le spalle, come se quello che sta accadendo fosse, in un certo senso, inevitabile e, anzi, benefico (c'è chi affermò che i sacrifici "fanno bene")

Senza voler scadere in una retorica di maniera, risulta difficile rassegnarsi a questi dati: la rassegnazione potrebbe scattare se la crisi fosse un evento naturale, incontrastabile, non influenzabile dal volere umano. Ma tutti sappiamo che non è così: lo Stato, il legislatore, ha il dovere morale di intervenire quando la diseguaglianza di reddito all'interno della popolazione raggiungono un punto di non ritorno

Non fanno bene i politici che si nascondono dietro formule come "aspettiamo la ripresa" o "la ripresa è a portata di mano": sia perchè non è affatto scontato che ciò avvenga, sia perchè c'è il serio rischio che una buona parte della popolazione non si accorga nemmeno della ripresa economica, sfiancata com'è da anni di sacrifici.

 

Foto: Fabiana/Flickr

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