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 Home page > Tribuna Libera > L’Italia che non può (o non vuole) cambiare

L’Italia che non può (o non vuole) cambiare

Ci sono almeno due Italie, quella di chi lavora, non riceve favori, crede nella rettitudine ed è onesta e paga le tasse, sebbene sempre più con la morte nel cuore. Poi c'è un'altra Italia becera, disonesta, furbacchiona quando non malavitosa che, siccome può o le viene permesso, non paga le tasse con somma gioia nel cuore.

Della Prima Italia è inutile parlare, è quella dei dormienti che in questo paese ha poca voce in capitolo e serve soltanto a portare farina nel sacco dell'altra Italia, quella con uno strato di peli sullo stomaco che gli consentono di digerire le peggiori nefandezze con assoluta nonchalance.

Parliamo quindi di questa Seconda Italia, che è effervesciente e si è così ben strutturata da diventare il modello di riferimento, il marchio, la connotazione inconfondibile di un popolo che ha perso qualunque capacità di indignarsi, che ritiene normale l'anormalità di comportamenti che in altri paesi più civili provocano ribrezzo, repulsione e la conseguente reazione di rigetto.

Pensate che mi stia riferendo alla politica? Ma neanche per idea. Paradossalmente comincio a pensare che quel meccanismo di selezione alla rovescia che consente a cittadini al di sotto di ogni sospetto di diventare classe dirigente, non sia poi così perfettamente oliato, ovvero qua e là qualcuno di decente ogni tanto ci scappa. Insomma tra uno Scillipoti o un Razzi, che la satira ci ha riproposto come gli standard negativi per eccellenza, magari salta fuori anche qualcuno decente che crede nella sua funzione orientata al pubblico interesse. Difficile da credere, ma qualcosa di buono appare, per esempio, anche nella tragicomica vicenda delle sedute fiume al Senato, trasmesse in diretta televisiva in questi giorni. Tragicomica perché trecento tacchini che hanno festeggiato la Festa del Ringraziamento, ovvero che hanno votato la loro decadenza da senatori e la fine istituzionale del Senato, stanno legiferando su riforme che daranno un nuovo assetto istituzionale al paese. Certo non siamo all'abnegazione o al martirio, visto che questi hanno sette vite come i gatti, ma un giusto riconoscimento vogliamo darglielo?

No, gli esempi peggiori vengono dalla cosidetta "società civile", quella che dovrebbe assolvere al ruolo di controllo e che invece diventa essa stessa il motore dello squallore sociale in cui ormai siamo tutti immersi fino al collo. Prendiamone due a caso:

CARLO TAVECCHIO: E' il candidato principe all'elezione come nuovo presidente della FIGC (Federazione italiana giuoco calcio), la onnipotente organizzazione sportiva che gestisce il più costoso e discusso giocattolo degli italiani: il calcio. Questo signore, diplomato in ragioneria, ex bancario ed ex sindaco di Ponte di Lambro (CO), è stato condannato ben cinque volte. A 4 mesi nel 1970 per falsità in titolo di credito continuata in concorso, a 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell'IVA, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per evasione contributiva e assicurativa, ancora a 3 mesi nel 1998 per abuso d'ufficio e falso, ancora a 3 mesi, sempre nel 1998, per violazione delle norme antinquinamento.

Ironia a parte è anche stato, durante la sua poliedrica vita professionale, consulente del Ministero dell'Economia su problematiche di natura fiscale e tributaria. Ma non sorridete, perché da vicepresidente FIGC (vice di Abete) propose un progetto di rilancio del calcio femminile dal titolo "Spogliati e gioca", che è indubbiamente un bel programma. Poi ha definito i tifosi romanisti "coatti e mangiatrippa", dopo che la Roma aveva battuto la sua Inter, infine, nei giorni scorsi, ha dato dei "mangiabanane" ai calciatori di colore che vengono in Italia. Definizione razzista che lo ha screditato a livello mondiale, tranne evidentemente che in Italia dove continua ad essere il favorito per la corsa al titolo.

Ritenete che in Germania, Francia ecc. sarebbe ancora in lizza e pure il favorito? Se sì allora appartenete alla seconda Italia.

FRANCESCO SCHETTINO: Inutile ricordare chi sia. E' diventato l'icona dell'Italia che affonda. E' sotto processo per omicidio colposo plurimo (33 morti) a seguito del naufragio della Costa Concordia. Ha provocato un danno materiale di oltre due miliardi di euro, costo delle vite umane a parte. Di recente è stato fotografato abbronzato e raggiante ad un party con a fianco due splendide fanciulle, confermando che la sua vera specialità è quella di sciupafemmine (moldave o italiane che siano). Avete presente?

Bene, questo splendido esemplare di italianità è stato invitato in un'aula universitaria a Roma (in realtà, il circolo aeronautico casa dell'aviatore, Ndr) a partecipare a un "seminario" nell'ambito di un master in scienze criminologiche organizzato dalla cattedra di psicopatologia forense della facoltà di Medicina dell'Universita La Sapienza a Roma.

Pensate che Schettino avrebbe potuto essere invitato all'Università di Gottinghen, Bratislava o Parigi? Se sì, allora siete arruolati d'ufficio nella seconda Italia.

Due esempi che danno la sensazione di un paese infingardo, insensibile di fronte a qualsiasi cosa, impermeabile a qualsiasi degenerazione del costume, della moralità, del senso del pudore. Un paese spudorato, ecco il termine giusto. Non tutto, è vero, ma con una componente che, maggioritaria o meno che sia, culturalmente impone il suo "modello standard di italianità" a tutto il resto del paese e diventa l'immagine che appare sui telegiornali di tutto il mondo.

Adesso, come sempre in questo paese gattopardesco, è tutto un fermento di chi fa il solito scaricabarile; i politici prendono le distanze da Tavecchio e però, persino Renzi che ne ha stigmatizzato il profilo, nessuno può prendere alcun provvedimento nel nome della assoluta "autonomia del calcio", materia che sfugge a qualsiasi controllo. Il Rettore dell'Università di Roma scarica il professor Vincenzo Mastronardi, che sarebbe colui che ha materialmente invitato Schettino e che si difende dicendo che quello di Schettino era solo un "intervento tecnico", e lo dice senza neanche provare il minimo disagio, come se fosse una cosa del tutto normale.

Vogliamo scommettere che tutto finisce a tarallucci e vino, mentre fuori dei nostri confini gli occhi del mondo ci considerano sempre di più come l'ebola sociale, ovvero una infezione da evitare ad ogni costo?

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.80) 7 agosto 2014 17:45

    Una doverosa considerazione sulla rettifica della Redazione di AgoraVox (che ringrazio) post mio articolo .
    Dunque non si trattava di "Lectio magistralis " presso l’Università , ma di seminario estivo organizzato in altra sede per "scopi scientifici " sempre dal criminologo prof. Mastronardi e altri .

    Prendo atto di avere creduto a quello che tutte le testate giornalistiche (carta stampata ,web e televisioni ) ci hanno rifilato come notizia "vera " in questi giorni .Ovviamente rimane la gravità del fatto , anche se contestualizzata in una diversa dimensione .
    E’ la dimostrazione di quale livello di "giornalismo " abbiamo in questo paese .E il sottoscritto che non è giornalista e non pretende di esserlo ne prende atto.Comunque valgono le considerazoni fatte sulla opportunità (direi decenza) di invitare , fosse anche al circolo di una bocciofila , un indagato per fatti cosi’ gravi ad un seminario .
    saluti

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