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Italia: è allarme genocidio...

“Costituiscono genocidio, secondo la definizione adottata dall'ONU"gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso". Anche la sottomissione intenzionale di un gruppo a condizioni di esistenza che ne comportino la scomparsa sia fisica sia culturale, totale o parziale, è di solito inclusa nella definizione di genocidio”.

Questa è quindi, la definizione della parola “Genocidio” ed il contenuto è specificato appunto, nella definizione adottata dall’ONU. Troppo spesso, si pensa al genocidio immaginando carneficine in tempi di guerra. Siano esse messe in atto per motivi politici, razziali o culturali. Eppure, non è così. Attualmente, nel nostro “civilissimo” e “democratico” paese, stiamo vivendo con un genocidio in atto da diversi anni e di cui tutti siamo spettatori più o meno coscienti. Non servono certo né armi né carrarmati, infatti, per uccidere un numero sempre più alto di persone. Anzi...

Quando c’è una vera guerra in atto, a livello internazionale, si tenta in ogni modo di evitare le stragi ai danni dei civili, limitando le “perdite” ai soli componenti degli eserciti protagonisti degli scontri. Purtroppo, pur nella migliore delle ipotesi, i civili sono sempre un obiettivo stabile in ogni guerra ed a qualsiasi latitudine. Ma c’è di mezzo il fatto che, almeno a livello puramente diplomatico, si tenti sempre di limitare stragi di innocenti.

Se invece il genocidio non viene perpetrato con le armi solite e conosciute, ecco che si può cadere in inganno. Pensare che certe morti, certe iniquità, colpiscono un po’ tutti con la solita e trita scusa di una crisi sarebbe sbagliato. Essa infatti, può svelare dinamiche intensamente omicide seppur ben nascoste nei meccanismi farraginosi del paese, che, nella realtà dei fatti, hanno messo in atto un genocidio di massa e lo continuano a perpetrare.

Ci sono molti modi per portare avanti un processo di genocidio. L’occorrente include dei governi che, avvicendandosi, portino avanti il progetto. Le armi: tagli sempre più abusivi nei soliti comparti, come il sociale e la sanità. Da ciò, se ne ricava una grande perdita umana, in quanto – senza voler ora contare i morti suicidi per la disperazione causata dalla crisi economica – più si tolgono provvidenze economiche in favore di chi ne ha necessità reale, più si mette in atto il progetto di genocidio, “semplicemente” negando a larghe fette di popolazione qualsiasi diritto alla sussistenza equa e dignitosa. E quindi, negandogli il diritto alla vita.

Tagliando costantemente e fino all’osso, ogni finanziamento dedicato al sociale ed alla sanità, automaticamente si dichiara che le Istituzioni hanno messo in conto una perdita. Umana. Perché è ovvio che, tagliando proprio dove vi è più necessità, la conseguenza matematica è la cancellazione di quei diritti che - se non sostenuti - porteranno a soluzioni e a dinamiche distruttive nei confronti di coloro che si vedono negare diritti che dovrebbero essere inalienabili.

Il genocidio attuale, va banalmente letto in questo modo: le risorse economiche servono prioritariamente a finanziare tutto il meccanismo delle istituzioni. Dalla gestione della macchina Italia alle super agevolazioni della solita particella di non eletti che percepiscono la gran parte dei proventi che altrimenti dovrebbero – appunto – essere destinati al recupero e allo sviluppo del Paese, nonché al miglioramento delle condizioni di vita delle persone che versano in situazioni di criticità economica, sociale e sanitaria.

Il fatto che, costantemente, ciò non accada, è la prova tangibile del fatto che l’unico progetto prioritario nel nostro paese, è quello di eliminare in tutti i modi il maggior numero di cittadini “improduttivi”. Che per lo Stato e quindi per i rappresentanti di esso nei Governi in carica, sono bollati come "costo insostenibile".

Via quindi, tutti coloro che, non lavorando, non possono essere spremutiVia disabili e portatori di handicap non lavoratori, che sono solamente una spesa da evitare. Via gli anziani di fascia sociale bassa, coloro che non possiedono altro che una misera pensione sociale. Sono un costo. Da eliminare.Via intere categorie di malati, che proprio a causa delle loro patologie “costano allo Stato attraverso i vari Enti che dovrebbero essere previdenziali, come nel caso dell’INPS, ma che sono diventati, a tutti gli effetti, solo procacciatori di affari economici.

Ecco quindi che il quadro si compone. Mentre tutto crolla inesorabilmente, ma solo per gli “svantaggiati”, ecco che tutto continua ad ergersi, soltanto per gli “avvantaggiati”. Questi continuano ad avere vantaggio solo se si riesce a far letteralmente “fuori” il più alto numero di coloro che ormai sono considerati “zavorre” inutili e costose. Se questo è il mondo in cui intendete vivere, io mi dissocio. Mi dissocio da tutta quella parte della popolazione che non riesce ancora ad ergersi a salvatore dei propri simili “svantaggiati”. Soprattutto in considerazione del fatto che, statistiche alla mano, in una famiglia su tre esiste almeno un invalido, un anziano poco abbiente ed un malato che rappresenta un “costo” sociale, e non più un essere umano da sostenere.

Io aborro il genocidio. In ogni sua forma. Ancor più se la sua essenza è così sottile da risultare maggiormente pericolosa e minacciosa. Se si continuerà a pensare ai fatti propri, con la scusa che non c’è tempo, che non si può cambiar nulla nel nostro Paese, con la tiritera che “tanto comandano ‘loro’, allora facciamoci tutti il segno della croce, e cominciamo a scavare la nostra fossa. Per lasciare campo libero a quei pochi che hanno capito molto bene come si fa ad ottenere tutto facendo molto poco, e sfruttando decine di milioni di incapaci di intendere più che di volere. Perché solo chi è preda di questo deficit, può ancora continuare a chiamare “nazione democratica” questo schifo di territorio capitanato da gente abietta che ha soggiogato una intera nazione, che sa solo “manifestare” lo scontento, senza nemmeno sapere come fare e come ottenere ciò che si chiede.

Non si può “chiedere” a chi nega tutto. E’ necessario imporre. E ci sono sia i mezzi che i metodi per farlo, in tutta legalità. Basterebbe utilizzarli. Ma vallo a far capire…
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.172) 11 luglio 2012 17:15

    benvenuti al mondo! questo succede in ogni angolo del mondo...triste ma verissimo e diamo un caloroso applauso a tutti quei disgraziati che durante tanti anni hanno saputo approfittare dei servizi in modo illegale come fasi invalidi ,falsi poveri,falsi senza lavoro ecc.. grazie a loro è che molto di quel buono che avevamo non ci sarà più.. perché da molto prima i veri disabili non potevano usufruire dei servizi nazionali proprio perché c’era già qualcuno facendone uso illegittimo .

  • Di (---.---.---.240) 11 luglio 2012 19:36

    Visto che il popolo è una definizione astratta nessuno, sano di mente, considererebbe il popolo interlocutore da consultare...il popolo è sempre stato carne da cannone, ruolo che piace molto al popolo bue. Il popolo è un impiccio, vive abusivamente su un suolo che non è il suo, consuma risorse che non sono le sue, beve l’acqua che non gliene appartiene. Il popolo bue pende dalle labbra del macellaio, il popolo bue da sempre la colpa agli altri buoi del suo branco, il popolo bue riesce anche a pensare qualche volta e sogna il pensiero del proprio macellaio, il popolo bue si sente diverso dal popolo bue

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.189) 12 luglio 2012 00:19
    Francesco Finucci

    Esiste una responsabilità per le parole che si utilizzano, e questa responsabilità è di fronte alle conseguenze che esse creano. Porre nelle mani di un popolo piegato da una recessione più grave di quella del ’29 è, in virtù di tale responsabilità, un uso criminale. Senza esagerazioni. Le parole hanno un peso e non hanno difficoltà a trasformarsi in pallottole nel momento in cui qualcuno spinge contro una fantomatica casta atta ad adattarsi a qualsiasi individuo che possa essere considerato un nemico. Che si parli di casta, di grassi banchieri o di crucchi intolleranti non si fa che alimentare la violenza che giace latente in ogni paese. E’, in definitiva, linguaggio da schiavi. In una tale situazione si dovrebbe avere la grazia e la dignità intellettuale di pesare quello che si dice, e non offrirsi come la brutta copia del brechtiano "tutti vedono la violenza del fiume in piena, nessuno quella degli argini che la costringono". Perché gli argini solitamente finiscono nelle fosse comuni, senza che nessuno abbia la grazia di chiedere scusa. Facciamoci il favore di evitare una rivolta

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.201) 12 luglio 2012 09:55
    Damiano Mazzotti

    Tra morire di fame e morire in una rivolta che differenza c’è? Nel secondo caso si muore conservando la dignità. Se poi nascerà una rivoluzione che dati gli attuali numeri può vincere solo la classe media e la classe popolare unite, si sviluppano condizioni migliori per quasi tutti. Lo capite che l’Italia, la Spagna, la Grecia e l’Europa diventeranno come l’India e la Cina dove la gente viene lasciata morire di malattia e di fame per la strada?!

    Quando la maggioranza delle nazioni "civilizzate" piomberanno nella depressione vera, chi non riescirà a trovare lavoro non emigrerà più e inizierà a bussare con forza sulle schiene dei politici e dei banchieri. E tutto questo avverrà in circa 12 mesi.

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