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Italia De Profundis: autobiografia di una crisi

Nell’autobiografia con molte licenze creative di Giuseppe Genna si narra la difficile trasformazione psicosociale di un italiano che è un distillato di disperazione pura e non condivisa.

Il libro “Italia De Profundis” (www.minimumfax.com, 2008) è un reportage nudo, crudo e spietato dell’interiorità e della mente di una persona troppo sensibile per resistere ai continui attacchi di una società sempre più falsa e psicopatica che riconosce solo la legge del più forte. Non a caso l’Italia è il paese in Europa che consuma più psicofarmaci (le droghe legali) e forse più droghe (quasi tutti i consumi delle svariate droghe sono in pratica medicalizzati e semi-legalizzati). Comunque per fare capire meglio la psicologia fuori dal comune di Genna cito un passaggio del suo libro: “Attenzione. Da questo punto, fino a pagina 91, tutto diventa noiosissimo. Al fine di evitare tale noia, si consiglia vivamente di saltare a pagina 92, dove non è neppure detto che non ci si annoi. Comunque, ciò che segue è più noioso di quanto sia umano immaginare e inoltre si tratta di una parte che abbassa le vendite del libro. Si raccomanda di saltarla a pie’ pari, davvero” (p. 73).

Dopodiché inizia un percorso realmente delirante e labirintico che si addentra nei sentieri più oscuri e misteriosi della psiche umana. Genna è quindi un autore per stomaci giovani e forti e a tratti è anche piacevolmente fantozziano. A volte riesce però ad essere molto poetico, come in questo passaggio: “Conosco i perchè da cui voglio fuggire. Datemi un sonno senza sogni nel cuore della veglia superlucida, che non mi abbandona un istante. Sono stanco dell’energia che regge maschere. Sono prostrato dal fascio di personalità multiple che è “io” e che chiunque pensa sia coerente, unificato, metà da raggiungere stabilizzandosi nel feticcio Maturità” (p. 120).

Però in letteratura è difficile trovare dei temi completamenti nuovi perchè la vita umana è quella che è e sono molti gli scrittori che hanno fatto il disperato tentativo di descriverla. La prospettiva di Giuseppe Genna è quindi molto simile a quella del pessimismo cosmico di Giacomo Leopardi, espressa molto bene da queste parole: “E il mondo è, come le donne, di chi lo seduce, gode di lui e lo calpesta. E in tutti i tempi la vecchiaia fu congiurata contro la giovinezza, perché in tutti i tempi fu propria degli uomini la viltà di condannare e perseguitare in altri quei beni che essi più desidererebbero a se medesimi. L’educazione è un formale tradimento ordinato dalla debolezza contro la forza, dalla vecchiezza contro la gioventù (così narrava nei suoi brevi “Pensieri”). Quasi nessuno si è mai chiesto perché tra i vari comandamenti biblici non figuri “Onora i tuoi figli”: ricordatevi sempre che la storia la scrivono i vincitori a loro uso e consumo.

Così la vera disperazione è la noia che deriva dall’impotenza. Del resto c’è una battuta che circola tra i medici che definisce la vita come una malattia terminale a trasmissione sessuale.

 

P.S. Cari giovani trasgressivi: drogatevi di sesso che mantiene giovani e fa molto bene alla pelle!

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