• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Iran, Samira Sabzian: una condanna strumentalizzata

Iran, Samira Sabzian: una condanna strumentalizzata

Perché non guardiamo mai la gobba nostra e ci dedichiamo ad osservare e criticare quella degli altri? Questa è una domanda che ci facciamo spesso, non è vero?

 

(Foto di Itzel González Lara on Unsplash)

Ho osservato, di recente, che la stampa italiana ha dedicato particolare attenzione a un avvenimento accaduto in Iran: l’esecuzione di una condanna a morte a carico di una donna, Samira Sabzian.

Un atto sicuramente disumano che condanniamo tutti, ma purtroppo legale, legittimo. Legale perché previsto dalle leggi dell’Iran per gli assassinii: vita per vita c’è scritto, salvo il perdono dei parenti che però stavolta non è arrivato. Legale perché Samira aveva sulle spalle una pesante condanna per omicidio, per l’omicidio del marito.

Come è legale l’esecuzione della condanna a morte in tanti altri Paesi, oltre 50, tra cui i “civilissimi” e cristiani Stati Uniti d’America, il Giappone, l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Cina, il Vietnam, pure in Israele ecc. Sono state eseguite 883 condanne a morte nel 2022 ad esempio, secondo Amnesty [1].

La stampa, tra tutte le condanne a morte eseguite giornalmente nel mondo, ha però prestato attenzione alla condanna di Samira.

Anzi, ci ha pure elargito diversi dettagli, veri o falsi ( chi può smentire? ), per farci sentire più vicini alla poveretta. “Il Giornale” ha volutamente usato il “titolo” – dove spesso solo si sofferma il lettore nello scorrere veloce le notizie – per dirci che Samira era una « sposa-bambina » [2]. Più avanti l’ha descritta, sempre con arte, come una « ragazza ». Solo poi, nell’articolo, si viene a sapere che era « quasi trentenne », un adulto insomma ( era una « giovane donna di 32 anni » per il Corriere della Sera [3] ).

Poi ci offendiamo se la stampa iraniana scrive che quella italiana è di regime ?

Le spose bambine, non solo Iran: 12 milioni nel mondo, ma 17 in Italia

Sì, si è sposata a 15 anni, certo. Ma non è vero che il Corano prevede « matrimoni forzati », come viene fatto intendere tra le righe.

Save the Children conferma che « ogni anno, nel mondo, 12 milioni di bambine e ragazze, più di 1 su 5, si sposano prima di aver compiuto i 18 anni ». Spiega poi la ONG che i matrimoni precoci avvengono spesso perché « i genitori pensano che far sposare le loro figlie rappresenti una forma di prevenzione da violenza o per proteggerle dallo stigma associato all’avere una relazione o rimanere incinta fuori dal matrimonio » [4].

D’altro canto, nella stessa Italia, il matrimonio è consentito già a 16 anni, in presenza di autorizzazione di un giudice. Osservando i dati ISTAT [5], quelli del 2018 ad esempio, si rilevano:

  • 3 matrimoni di “bambine” di 16 anni di cui uno con un 56enne;
  • 14 matrimoni di ragazze di 17 anni di cui uno con un 36enne;
  • 483 matrimoni di ragazze appena maggiorenni di cui uno con uno sposo 63enne e 4, in totale, con ultra 50enni.

Tutto legale, ovvio, anche qui in Italia.

Tuttavia, quanto accaduto in Iran, proprio in Iran, è un « orrore », per “Il Giornale”. Il marito era « un uomo violento », scrive il “Corriere” come a giustificare l’omicidio. Poi Ancora aggiunge: in Iran, « la dittatura fa quello che vuole ». Naturalmente la fonte delle informazioni di tutti i giornali italiani è la stessa: un’organizzazione con sede a Oslo, in Norvegia [6].

La gobba dell’Italia: un carcere violento e disumanizzante

Sì, è vero, assolutamente, togliere la vita anche al peggior assassino è disumano. Ma lo è, anche,

  • gettarlo in galera a vita, senza concedere alcuna speranza, come con l’ergastolo “ostativo”;
  • gettarlo in una cella in isolamento per anni e anni, come col 41bis , una morte civile;
  • vietarli pure di poter leggere un libro, come si fa oggi con l’anarchico Alfredo Cospito condannato al 41bis senza aver mai ucciso nessuno.

Sì, è disumano sapere che l’iraniana Samira Sabzian, dall’età di 19 anni, cioè da quando fu rinchiusa in carcere dopo l’omicidio, non ha potuto vedere più i suoi due figli, neanche il piccolo di appena sei mesi. Ma è altrettanto disumano, come avviene nella “civile” Italia per volontà del governo Meloni, mettere in carcere una puerpera e il suo neonato, forse perché rom, anziché posticipare l’esecuzione della pena.

Ma non leggiamo sulle colonne del “Giornale” o del “Corriere” condanne su quanto di disumano avviene in Italia. Perché non guardiamo la gobba nostra? Perché si condanna solo l’Iran?

Forse perché l’Iran è sodale della Russia, oggi nemica dell’impero d’occidente?

Forse perché è un paese islamico?

Forse perché la destra nostrana, e la numerosa stampa al suo servizio, gongola con l’islamofobia? Forse perché ritiene che, divulgando queste notizie, riesca a manipolare le coscienze e diffondere, nel paese, quel razzismo nel quale la destra stessa sguazza come un porco nella propria pozzanghera di fango?

Fonti e Note:

Credits: Photo by Itzel González Lara on Unsplash

[1] Amnesty, “Pena di morte”.

[2] Il Giornale, 19 dicembre 2023, “L’ultimo orrore dei pasdaran: sposa bambina condannata a morte”.

[3] Corriere della Sera, 20 dicembre 2023, “La sposa bambina Samira Sabzian è stata impiccata in Iran: era accusata di avere ucciso il marito”.

[4] Save the Children, 11 ottobre 2018, “Giornata internazionale delle bambine: nel mondo 12 milioni di spose bambine ogni anno”.

[5] Istat, “Matrimoni”.

[6] Iran Human Rights (IHRNGO), “Samira Sabzian Executed in Ghezelhesar Prison”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Gregorio Scribano (---.---.---.134) 2 gennaio 13:55
    Gregorio Scribano

    Criticare gli altri piuttosto che non guardare le proprie imperfezioni è un fenomeno che può essere attribuito a diversi fattori come:

    Criticare gli altri può servire come meccanismo di difesa per proteggere il proprio ego. Focalizzarsi sugli errori o difetti degli altri può distogliere l’attenzione dai propri.

    A volte, le persone possono non essere pienamente consapevoli dei propri difetti o problemi. È più facile notare le imperfezioni negli altri perché siamo meno inclini a esaminare criticamente noi stessi.

    La società può promuovere valori e standard che incoraggiano la critica degli altri. Questo può essere alimentato da pressioni sociali per conformarsi a determinati ideali o aspettative.

    Le persone che si sentono insoddisfatte o frustrate nella propria vita possono cercare di scaricare tali emozioni criticando gli altri. Questo può offrire temporaneo sollievo dalla propria insoddisfazione.

    La mancanza di empatia può portare a una mancanza di comprensione per le sfide e le difficoltà degli altri. Di conseguenza, si può essere più propensi a giudicare anziché comprendere.

    Riflettere su queste dinamiche può essere un passo importante per sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, promuovendo una comunicazione più empatica e costruttiva.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità