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Intervista a Scalfari e Veltroni: quando le parole saranno anche importanti... ma la concretezza?

Intervista a Scalfari e Veltroni: quando le parole saranno anche importanti... ma la concretezza?

In un’Italia ideale il discorso di domenica scorsa, che ha chiuso il Festival Internazionale del Giornalismo, tra Veltroni, Scalfari, Tornatore e moderato da Michele Serra, sarebbe stato perfetto. Parole precise, ragionamenti appena stirati, senza una piega e, non ne abbiamo dubbi, sinceri. Discorsi, quelli dei relatori, soprattutto quelli di Veltroni e Scalfari, da applausi, ma applausi di quelli che negli States si vedono fare ai predicatori; quegli stessi applausi quasi telecomandati, che sai già dieci secondi prima che stanno per arrivare, dato che sai dove la frase andrà a parare.
 
Quando Serra dà merito al politico Veltroni di averci provato a cambiare almeno il linguaggio politico ha ragione. In molti volevano o, col senno di poi, dicevano di volerla questa svolta, almeno all’inizio. Una politica diversa che si è rispecchiata in quelle parole pronunciate anche il 25 aprile scorso - non una data qualsiasi - giocate tra memoria e attualità. Il problema, quello che rimarrà, purtroppo, nei libri di storia, è che quella politica, per stare alle parole di Veltroni, “ha fallito”. Sul perché si è tanto discusso e ancora se ne discute.
 
“Sono le parole che hanno cambiato il mondo, da Gesù Cristo in poi, a Martin Luther King a oggi a Obama” ci ha detto Veltroni alla fine dell’incontro, ma forse non è ancora chiaro che qui non siamo negli States e che forse il momento non è ancora propizio.
 
Le parole hanno un senso, gridava Moretti e per molti di noi sono l’aria che respiriamo, e ciò di cui ci cibiamo, ma in politica forse si preferirebbe che assieme alle parole di speranza e cambiamento, fondamentali soprattutto se ci si crede, si affianchino o si avvicinino maggiormente quelle che materialmente poi si possano mettere in pratica. Insomma va bene dire che vogliamo la pacificazione sociale - chi si opporrebbe a una frase del genere! - sarebbe da pazzi, ma poi? Quando si arriva a un punto più concreto?
 
Sicuramente non era un comizio politico, quindi non la sede più adatta, ma ci sarebbe piaciuto che assieme alle parole di speranza, oltre l’accademismo (e non "al posto del", sia chiaro), ci fosse un po’ di concretezza, e qualche luogo comune in meno.
 
Ad ogni modo gli applausi sono partiti appena gli ospiti sono saliti sul palco e si sono ripetuti più e più volte durante la serata, a sottolineare forse come ad essere sbagliati e fuori dal mondo fossimo senz’altro noi.
 
Si parla di 25 aprile comunque, di memoria e di come l’epoca moderna, quella dell’illuminismo sia ormai finita per lasciare il posto ai nuovi barbari, dice Scalfari, e sembra di sentire l’odore, tra gli altri, di Harvey che si mescola a Baricco. Questi nuovi barbari che non sono migliori o peggiori, ma semplicemente diversi, “che hanno altre culture o non ne hanno proprio”.
 
“Noi abbiamo vinto e voi siete qui, se aveste vinto voi, noi saremo in galera”, è la frase di Foa che utilizza Veltroni per immergersi nella discussione, durata un’oretta e mezza in cui, come detto, alla memoria storica si è, ovviamente mescolato il presente, le battute sfortunate di Cota, la memoria e il futuro come tema centrale, le generazioni odierne che sono le prime che vivranno peggio dei propri padri... Serra lega, cerca di dare ordine a una discussione che di suo è anche interessante, in fondo, e sottolinea uno dei problemi di fondo dell’Italia odierna ovvero che “abbiamo buoni romanzi, buoni film, ma a cui manca la buona politica”, pensiero condiviso anche da Tornatore quando dice che “prima si credeva che la politica potesse cambiare qualcosa. Oggi non è più così... Bisogna recuperare il senso positivo della politica”.
 
Subito dopo la fine della serata siamo riusciti, grazie ad Arianna Ciccone, a fare poche domande a Walter Veltroni (con la collaborazione di Radiophonica) e a uno stanco (e/o forse scocciato) Scalfari.
 
Veltroni, in Italia c’è, sembra esserci almeno, una distanza tra politica e “popolo”, ma sembra esserci anche una distanza tra le parole che i politici dicono e i fatti che possono in realtà compiere. Non sarebbe meglio avvicinare le parole che i politici dicono alle persone ai fatti che poi possono realmente compiere.
 
Guarda, in molti casi sono molto vicine, per esempio chi fa un lavoro di Governo, chi fa il sindaco, faccio un esempio, se dice delle cose poi le deve fare, un’altra cosa è il linguaggio della politica e dei partiti che è un linguaggio che può essere più lontano dalla traduzione concreta delle cose, però io non ho mai creduto a questa storia della politica come chiacchiera, sono le parole che hanno cambiato il mondo, da Gesù Cristo in poi, a Martin Luther King a oggi a Obama, sono le parole che cambiano il mondo, che spingono la gente a impegnarsi ad avere passione, quindi bisogna cercare le parole giuste e poi fare in modo che queste parole abbiano il dovere di diventare realtà
 
E perché in Italia la sinistra non riesce a trovarle queste parole, come ad esempio è successo in Francia, nelle ultime elezioni regionali, dove in 4 mesi il Ps ha ribaltato i sondaggi.
Beh, non so, bisogna guardare l’astensionismo, molta gente non è andata a votare ; io sono stato a Parigi a fare un dibattito qualche giorno fa e, insomma, gli stessi socialisti francesi sono molto prudenti, perché non è detto che quando quelli torneranno a votare non avremo problemi. Io sono più preoccupato, cioè, c’è un propblema in tutta Europa di un’affermazione di idee, di posizioni di destra che bisogna contrastare, combattere, sono convinto che il vento fondamentale di speranza sia quello che spira dagli Stati Uniti e che è a quello che bisogna guardare, perché è appunto uno di quei casi in cui un sogno si traduce in realtà.
 
E riguardo la sua scelta della commissione antimafia? Oggi è tornato senza dubbio, con Saviano, Cavalli a essere un problema serio, la parola che viene messa sotto scorta etc... Come mai lei ha scelto proprio adesso di fare questa scelta?
Proprio per questo, perché penso che la mafia, i poteri criminali stanno stringendo il paese in una morsa; tutto: l’economia, la politica, la finanza, la vita comune dei cittadini, gli intellettualin che dicono che le cose non vanno bene, insomma c’è un clima molto pesante e insomma da parte mia adesso, diciamo che posso impegnarmi nelle cose che mi stanno a cuore, la Commissione antimafia e senz’algtro tra queste
 
In 60 anni di Repubblica Italiana, quanto è cambiato il rapporto fra la politica e il mondo dell’informazione e il mondo dei media?
Ma guarda, la politica ha sempre avuto la tentazione di mettere l’informazione sotto controllo, dai regimi nei quali l’informazione è controllata fino anche ai momenti di vita democratica di un paese nel qule si è cercato di condizionarla. Oggi è un momentoparticolarmente delicato perché la proprietà è nelle mani della politica, che è molto pericoloso.
 
Qui invece l’intervista a Eugenio Scalfari (anche questa in collaborazione con Radiophonica):
 
E’ il 25 aprile, e con tutto quello che sta succedendo in Italia, che significato ha oggi?
Abbiamo risposto tutta la sera a questa domanda. Il 25 aprile ricorda la fine della guerra, la vittoria contro il nazi fascismo ottenuta dalle forze alleate e il contributo che la resistenza in Italia ha dato affinché l’Italia avesse una nuova dignità rispetto al fascismo che l’aveva portata a quella rovina.
 
Cosa ne pensa del Cln proposto da Bersani, di questa unione delle opposizioni al berlusconismo... a sinistra capiranno?
Beh non è proprio un Cln. Bersani ha proposto in un momento di emergenza che si potrebbe verificare, l’unione di tutte le opposizioni per difendere la costituzione repubblicana. Ha detto che non era un Governo, ma se per esempio questi volessero sciogliere la camera, ci vuole uno schieramento perché il Presidente della Repubblica deve vedere se c’è un’altra maggioranza, e per esserci un’altra maggioranza tutte le opposizioni debbono proporsi di fare maggioranza o no?
 
Beh sì, c’è solo da capire se questa cosa verrà capita dal mondo della sinistra...
Il mondo della sinistra spesso si atteggia a fare l’anima bella, le anime belle sarebbe bene che andassero nei conventi a pregare invece che occuparsi di politica, perché non capiscono alcuni requisiti indispensabili della politica. Allora se noi vogliamo impedire elezioni anticipate volute dalla Lega o da Berlusconi dobbiamo dare a Napolitano una maggioranza, e per averla basta avere i numeri, con uno schieramento che comprenda tutte le opposizioni.
 
E quale sarebbe la prima riforma a cui mettere mano per il bene del paese.
Non è una riforma... è un modo nuovo di concepire la vita, ma non è una domanda a cui si può rispondere. Qual è la riforma?
 
Beh sono io che lo chiedo a lei?
Io faccio il giornalista...
 
Appunto ed è uno degli osservatori dei fatti italiani più seguiti...
Certo, ma non spetta a me proporre le riforme, certamente debbo dire, una riforma importante sarebbe quella del fisco.
 
Che cos’è il giornalismo per lei oggi? È ancora il cane da guardia del potere?
È quello che in un film fu definito quarto potere, ovvero uno dei poteri di controllo che attraverso l’opinione pubblica controlla il potere

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