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Intervista a Pietro De Viola, autore di Alice senza niente, il libro "evento" della rete

Quando si parla di evento, di norma si tende a far riferimento ad un qualcosa che accade in un certo punto ad un certo momento. Un certo punto ed un certo momento che se costruito nel tempo, con cura, con dedizione, con passione, l'effetto suspense che ne deriva è a dir poco sorprendente.

L'uomo per natura meramente sociale è curioso. Una curiosità apuleiana non sempre negativa.

L'esperienza di Alice senza niente è la conferma di ciò.

E' un libro di cui all'inizio non si sapeva praticamente nulla, si trovavano piccole tracce su internet, diffuse nel tempo, come una caccia al tesoro. Non si sapeva all'inizio neanche chi fosse l'autore. Fino a quando nel mese di ottobre 2010 il libro viene pubblicato in rete, al seguente sito ed in pochi, pochissimi giorni le copie scaricate superano quota 10.000.

Alice senza niente diviene e-book gratuito di successo, sia per le tematiche affrontate di grande attualità, precarietà lavorativa, esistenziale, disagio generazionale, la speranza di coltivare un sogno e lottare per realizzarlo, che per le strategie di pubblicazione adottate.

Voglio scriverlo a penna, su veri fogli di carta,
fatto da così tante pagine da beccarmi una tendinite
e riuscire a sentire il tonfo dell’unghia smaltata del
dito medio che cade per terra. Scriverò di notte,
penserò di giorno, riposerò solo alla fine. Perché
ogni pagina che riuscirò a riempire sarà un’ora in
più della mia vita futura e un anno in meno nella
condanna: trovare parole nuove ad ogni rigo che si
facesse avanti sopra il bianco dei fac-simile.


Questo è un piccolo ma importante estratto dal libro, ed il miglior modo per comprendere di cosa parla, perché i libri parlano, parlano con la voce silenziosa della nostra coscienza e con l'amore di chi lo ha scritto, è semplicemente leggerlo ed ascoltarlo.

Ma è anche importante sapere cosa vi è dietro la realizzazione di un libro, specialmente oggi, dove riuscire a pubblicare libri, i propri sudati scritti,la propria passione stilizzata su un foglio di carta è cosa ardua è cosa dura e spesso sconfortante, specialmente se non si hanno le spalle coperte dal punto di vista economico.

"Alice senza niente può essere definito in due modi distinti, perché essenzialmente è “due cose” contemporaneamente. E’ prima di tutto un libro, un romanzo che ho scritto faticosamente, frutto di una ricerca stilistica per me lenta e difficoltosa". Ecco quanto afferma Pietro De Viola, l'autore di questo libro evento dell'anno.


"E’ un quadro dell’Italia attuale, l’Italia della crisi e della disoccupazione intellettuale. I miei protagonisti infatti sono dei trentenni che, della generazione precaria odierna, hanno tutte le caratteristiche: sono disincantati, impauriti, ironici, a volte romantici ma anche terribilmente perduti. Ma Alice senza niente è anche un esperimento, devo dire riuscito, di web-marketing a costo zero".

Per quale motivo si è scelto di pubblicare il libro in rete e non attraverso le canoniche vie editoriali?

Le considerazioni che mi hanno portato alla elaborazione della mia strategia sono quelle classiche. Pubblicare e farsi leggere da migliaia di persone, non sto qui a discuterne i motivi, è praticamente impossibile per un autore alla sua prima opera. Io però ho pensato che una possibilità c’era. Ed era elaborare una strategia (articolata, e il più possibile originale) che mi permettesse di costruire da solo la strada attraverso la quale giungere ad un mio pubblico. Occorre fare una precisazione. Il mio lavoro è stato più complesso di quello che sembra. Non basta aprire un blog e degli account facebook per arrivare a 10.000 lettori in tre settimane. C’è molto altro lavoro che, permettetemi, così mi prendo anche una rivincita, se qualche importante azienda (di quelle che hanno sempre rifiutato i miei cv) è interessata a conoscere sono anche disposto a spiegare. Vi faccio un prezzo di favore, visto il rapporto che (non) ci lega. Pensateci.

Internet quindi può essere una valida alternativa di diffusione dei libri per gli scrittori emergenti?

Senza dubbio, il canale è ottimo ed ancora poco sfruttato. Il problema è che la strategia va studiata a fondo. Sennò i risultati saranno trascurabili. Dimenticavo: sto dando per scontato che il libro sia, come minimo, un buon libro: altrimenti tutto quello che ho detto non vale.

Come conciliare la fatica di scrivere il libro con il fattore economico?

Detto in poche parole emerge il piacere grande ed enorme di regalare il proprio sudato lavoro ma senza lucro, senza guadagnar nulla in sostanza...

Parlare del fattore economico è inutile, se non si ha una strategia di lungo periodo.

Chiedo scusa, la mia formazione è economica, e quindi forse farò dei discorsi poco “romantici”.

La mia domanda è questa: quanto guadagna, generalmente, un autore alla sua opera prima? Zero, anzi molto spesso è costretto a spendere, pur di vedere il suo libro pubblicato. E quante persone lo leggeranno? Cento, e tra questi vanno inseriti gli amici e i parenti. Sono statistiche degli editori, non mie.

Bene, "Alice senza niente" non mi è costato, appunto, niente. In un mese siamo a circa dodici mila lettori. Email mi giungono da tutto il Mondo. La stampa nazionale ne ha parlato. Si comincia a pensare al fatto che esiste adesso uno “scrittore” e che il suo nome è “Pietro De Viola”. Anche le case editrici cominciano a pensarlo. E a quanto pare De Viola scriverà ancora. Ripeto: il fattore economico va visto in una prospettiva di lungo periodo.

Hai avuto esperienze pregresse con gli editori "classici" in passato?


Devo dire di non aver mai avuto esperienze con case editrici. Non avevo voglia di spedire il mio manoscritto a 7 o 8 editori. Non volevo spendere nulla a parte il mio tempo. Che, come succede ad ogni buon precario, non manca mai.

Questo libro deve lasciar riflettere non solo per i contenuti che lo caratterizzano ma anche per le modalità di diffusione. La rete è una grande risorsa, libera e preziosa per la formazione di menti pensanti, critiche, e può essere uno strumento utile per pubblicare, scrivere, e far conoscere la propria prospettiva del presente senza passar per le vie monopolizzate dalla grande editoria.

Alice senza niente regalerà a tutti noi un grande ed importante momento di riflessione.

Commenti all'articolo

  • Di Alessandro De Caro (---.---.---.177) 10 dicembre 2010 22:43
    Alessandro De Caro

    L’articolo è interessante, e condivido l’entusiasmo per l’utilizzo libertario e anticonformista delle Rete. Ma ho delle perplessità...Dalle affermazioni dell’autore emerge chiaramente, mi sembra, quanto l’unica spinta a pubblicare sul web sia stata di tipo quantitativo più che qualitativo. Mi spiego: ormai da tempo viviamo in una società dove la "letteratura" non viene vista come obiettivo né dallo scrittore né (forse) da parte dei lettori, comunque non dalla maggioranza. Non è una novità, lo so.
    Ormai siamo agli autori che "si pubblicano da soli", quindi, senza che questo fatto abbia la minima rilevanza sul piano dello stile, della qualità letteraria e, per dirla tutta, di quella società editoriale che tuttavia esiste e continuerà a esistere...Ma con quale ruolo? Non difendo gli editori, sia chiaro, io sono semmai un aspirante scrittore come migliaia di altri...Ma mi chiedo che senso abbiano tutti questi libri "gratuiti" anche nel senso di non essere stati pensati per una società che li compra, li giudica e li distribuisce. Il problema è politico, non economico.

    Si chiama consenso sociale e dovrebbe iniziare prima di scrivere, non dopo...a cose fatte.
    Non sarà ben più triste di chi viene appoggiato durante il suo lavoro da un agente letterario e da un pubblico che ne condivide le premesse e non soltanto il "successo" da (finta) pop star? Mi sbaglio? La soddisfazione, forse, ha volti diversi in base a chi scrive: contare le pecore non mi sembra un metro di giudizio valido.

    Si dice che in Italia circa l’85% degli autori esordienti non ha un agente...Cioè in termini economici non accetta alcun intermediario per la sua "compra vendita" letteraria. Bene, eccone uno che, non voleva avere neanche un editore...Salvo poi pubblicare domani sulla carta, di certo ci avrà pensato, lo stratega. Questa è furbizia, non lo metto in dubbio, ma di certo il personaggio non appare né simpatico né memorabile.

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