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Quella contesa tra "Gorizia" e Dublino della presa di Cristo di Caravaggio...

Due opere che si contendono l'originalità. Chi dice che sono entrambe "autografate" perchè Caravaggio si firmava con l'autoritratto, chi dice che quella di Dublino non è la prima versione, ma una versione successiva a quella esposta a Gorizia, chi sostiene che solo una delle due è di Caravaggio e l'altra realizzata in una scuola artistica ispirata a Caravaggio, insomma, la certezza non c'è, si dovrebbe parlare di opere attribuite al Caravaggio senza rivendicarne la paternità fino a quando la certezza assoluta non ci sarà. Ma così non è. 

Ognuno seguace della propria teoria, della propria storia, potrebbero essere entrambe delle copie, oppure solo una l'originale. Non è la prima volta che accade nel mondo dell'arte dove la contesa è la norma che non sempre fa rima con arte. A Dublino sostengono che la cattura di Cristo, a prestito a tempo indeterminato alla National Gallery of Ireland dalla Comunità dei Gesuiti, Leeson St., Dublino, che riconosce la gentile generosità della defunta signora Marie Lea-Wilson, 1992, è la versione autentica. Si legge: "Caravaggio dipinse questa straordinaria opera per il marchese romano Ciriaco Mattei nel 1602. Offrendo un nuovo approccio visivo alla storia biblica, Caravaggio ha posto le figure vicino al piano dell’immagine e ha utilizzato un forte contrasto leggero e scuro, dando alla scena uno straordinario senso del dramma. Giuda ha identificato Cristo con un bacio, mentre le guardie del tempio si muovono per afferrarlo. Il discepolo in fuga in disordine a sinistra è san Giovanni Evangelista. Solo la luna illumina la scena. Anche se l’uomo all’estrema destra tiene una lanterna, in realtà è una fonte inefficace di illuminazione. Nei tratti di quell’uomo Caravaggio si ritraeva, all’età di 31 anni, come osservatore degli eventi, un dispositivo che usava frequentemente nei suoi dipinti. Numerosi pentimenti (cambiamenti della mente), ora visibili a causa dei cambiamenti nel tempo nello strato di vernice, sono un promemoria del modo non convenzionale dell’artista di posare modelli in tableaux e alterare i dettagli mentre lavorava. Il dipinto era una commissione ben documentata, ed è stato spesso copiato da artisti contemporanei. Nel XX secolo, tuttavia, il dipinto era scomparso, essendo stato venduto dalla famiglia nel 1802, e fuorviato a Gerrit van Honthorst, un seguace olandese di Caravaggio. Gli studiosi ripresero alla ricerca dell'originale negli anni '40, poiché molti di loro non accettarono più l'autenticità di un dipinto nel Museo d'arte di Odessa, ora noto per essere una copia fatta per un altro membro della famiglia Mattei nel 1626.Il dipinto ha ora riacquistato il suo status di opera chiave di Caravaggio, completata durante il breve, ma altamente produttivo, periodo dell’artista a Roma. Ha tutte le caratteristiche associate alle sue grandi opere: una storia drammatica, l’illuminazione chiaroscura, figure espressive, combinate con una dimensione spirituale e un magnifico dettaglio superficiale

 

A Gorizia, nell'ambito della capitale europea della cultura condivisa da Nova Gorica, si espone il dipinto di cui si rivendica praticamente l'originalità. In un pannello della mostra si legge: "quella irlandese è una replica con varianti " pur rilevando che entrambe le opere sarebbero autografe. Quindi, si riconoscerebbe la paternità di entrambe ma quella esposta a Gorizia nel progetto capitale europea della cultura è la prima versione. Ognuno, chiaramente, la vedrà a modo proprio e a Dublino la penseranno sicuramente in modo diverso. 

Una nota rivista, quale l'Amletico scrive, in merito al quadro esposto a Gorizia, che ha avuto un grande successo, che Risulta quindi consequenziale negare l’ipotesi per la quale la tela che è stata esposta a Palazzo Chigi non sia la prima redazione dalla quale provennero le diverse copie successive, bensì una di esse ispirata al capolavoro del Merisi. (...)Il primo aspetto tecnico che differisce profondamente dalla versione di Dublino, scrivono, concerne nelle misure decisamente dilatate della tela oggi ad Ariccia (cm 142x218,5) rispetto all’opera irlandese (cm 133,5x169,5) che hanno influito su una resa in proporzioni differenti dei personaggi rappresentati. Interessante è l’esito degli esami tecnici eseguiti dal Dipartimento Scientifico della National Gallery di Londra nel 1993 che riconosce il tipo di tela utilizzata per la Presa di Cristo conservata a Dublino, in canapa con 8 per 9 fili per centimetro quadrato, replicando la tipologia utilizzata per il San Giovanni Battista dei Musei Capitolini, eseguito qualche mese prima per lo stesso Ciriaco Mattei 2. La scelta che Caravaggio effettua delle tele nel periodo romano prevede l’utilizzo di un’unica tela dall’ordito stretto piuttosto che teleri composti da più sezioni di tele cucite tra loro, come sembra emergere dalla radiografia dell’opera Ruffo di Calabria". 

Di questa opera esposta a Gorizia si rileva che la prima esposizione al pubblico è avvenuta a Palazzo Chigi ad Ariccia, dal 14 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024, a conclusione del restauro e delle indagini diagnostiche, rivendicata come la prima versione della famosa composizione del Caravaggio raffigurante la Presa di Cristo. Si legge: L’opera infatti era stata esposta soltanto nel 1951 alla storica Mostra del Caravaggio e dei caravaggeschi tenuta presso il Palazzo Reale di Milano a cura di Roberto Longhi, quando si presentava sporca e con varie ridipinture, rimosse dopo il recente restauro. Le indagini hanno evidenziato radicali cambiamenti ed estesi pentimenti, che ne avvalorano l’assoluta autografia, confermata per la sua qualità molto alta da autorevoli studiosi sin dalla sua ricomparsa nel 2003. In ragione della sua eccezionalità il quadro è stato notificato dallo Stato Italiano con Decreto del 2 dicembre 2004 del Ministro dei Beni Culturali come opere di particolare interesse per la Nazione. Ne vengono documentate per la prima volta in mostra le prestigiose provenienze: la collezione Mattei, la collezione Colonna di Stigliano e la collezione Ruffo di Calabria, per il cui tramite è pervenuta presso all’attuale proprietario. La Presa di Cristo della collezione Mattei, nota attraverso numerose copie e presunti originali, è una delle composizioni spiritualmente più intense e ricche di pathos dell’attività romana di Michelangelo Merisi da Caravaggio (Milano 1571 – Porto Ercole 1610).

Insomma, con arte e di parte, verrebbe da dire, certo che sarebbe bello poterle vedere esposte insieme, queste due opere attribuite al Caravaggio, certo che se poi alla fine nessuna delle due fosse made in Caravaggio? Altro che beffa...

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