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 Home page > Attualità > Cultura > Indro Montanelli, cento anni di società degli apoti

Indro Montanelli, cento anni di società degli apoti

Il centenario dalla nascita del grande giornalista toscano è l’occasione per ricordarlo e per riflettere su alcuni suoi insegnamenti.

Il primo è contenuto in una intervista televisiva ed è il seguente: "non si deve fare giornalismo per diventare ricchi o potenti, lo si deve fare per fare giornalismo.
Un ragionamento essenzialmente tautologico, ma che proprio per questo segue una costante assoluta nel pensiero occidentale sull’etica, da Socrate a Kant, quella del bene come valore in sé".
 
Il secondo è stato recentemente riportato sulla sua pagina sul Corriere della Sera e si ricollega all’amico Giuseppe Prezzolini : "si consideravano entrambi iscritti come membri permanenti di una particolare Società, quella degli apoti" .
 
Il termine apoto è un miscuglio di greco e di latino: la alfa privativa greca ed il verbo latino poto, che vuol dire tracannare, bere a sazietà.
 
Gli apoti sono quelli che non se la devono ; a pensarci bene caratteristica essenziale di chi considera il giornalismo come una missione, quella di ricercare e di raccontare la verità dei fatti.
 
Fu così che Indro Montanelli andò nel 1956 in Ungheria per seguirne la rivolta contro il regime filosovietico, poi repressa nel sangue dall’Armata rossa, e lui, conservatore ed anticomunista sino al punto di essere gambizzato dalle brigate rosse durante gli anni di piombo, scrisse che quella non era affatto una rivoluzione anti-comunista:
 
 «Non è vero che si sia trattato di una controrivoluzione. Color che l’hanno fatta non sono, lo sapete, né i reazionari, né i fascisti, né gli ex ufficiali di Horthy. Sono dei comunisti, che si sono ribellati a un certo comunismo».
 
Insomma, non era facile dargliela da bere a lui e, con lui, il lettore poteva stare tranquillo che nessuno voleva dargli a bere alcunchè.
 
Purtroppo esiste anche un giornalismo diverso ed opposto.
 
Per difenderci da questo fenomeno la cosa migliore da fare è seguire l’esempio di Indro Montanelli ed iscriversi alla Società degli apoti.

Commenti all'articolo

  • Di Francesco Rossolini (---.---.---.103) 23 aprile 2009 12:19

    Ma il singolare di apoti non è apota ?

    Dallo Zingarelli:

    apòta
[vc. dotta, dal gr. ápotos ’che non (a- priv.) beve (dal radicale po- del v. pínein ’bere’)’; 1922] s. m. e f. (pl. m. -i)
* (lett.) Chi non è disposto a credere ingenuamente a qualsiasi cosa, a prestare fede a chiunque





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