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 Home page > Tribuna Libera > Ilva, Landini: no sciopero contro magistrati, sì a crescita

Ilva, Landini: no sciopero contro magistrati, sì a crescita

Contro uno sciopero volto a contrasto dell'azione della magistratura, si è espresso apertamente Maurizio Landini, CGL, prendendo le distanze da CISL e UIL. Non c'è, infatti, come alcuni vorrebbero, la creazione di un precedente per cui sarebbero i giudici a decidere o meno delle aziende ed il quale metterebbe a rischio eventuali investimenti nel nostro Paese.

L'azione tanto dei sindacati quanto della magistratura deve, infatti, avere quale finalità la crescita e lo sviluppo dell'azienda ed è in questo senso che si muove la CGL, ha spiegato Landini. Bene ha fatto. L'azione della magistratura però è indispensabile, come è necessaria la rispondenza dell'operare tanto di singoli quanto di gruppi e collettività, di imprese ed aziende in un corpus legislativo e normativo, che è quello statuito dalle leggi dello Stato.

L'azienda in altre parole non può essere una realtà ed un mondo a sé, quale quello tristemente recentemente scoperto anche nel nostro Paese in diverse fabbriche laboratorio cinesi e non, si veda anche Rosarno, nei quali è legge il caporalato e la parola indiscussa del caporale. Realtà dietro le quali sovente si cela la longa manus della criminalità organizzata. Il principio della produttività non può essere la scusante per l'introduzione del criterio di una extranormazione rispetto alle leggi dello Stato.

E' in questo contesto che va cercata la creazione di uno sviluppo autentico che dia prospettive vere di crescita delle aziende e del Paese. Di contro va osservato che proprio una uscita da questo contesto porrebbe basi per disincentivi ad investire nel nostro Paese. Dalle statistiche risulta, infatti, che molti investitori stranieri sentono disagio ad investire in Italia proprio per la difficoltà creata, dalla extralegalità che connota il nostro sistema e da una inadeguata tutela al corretto operare.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.62) 17 agosto 2012 13:29

    Taranteide >

    Quello di Taranto, nato nel 1960, è il più grande polo siderurgico europeo. Non è certo “unico” nel suo genere e non serve scomodare la Consulta per un presunto conflitto di poteri.

    L’attuale controversa vicenda, fissati i parametri di sicurezza e di tutela ambientale da rispettare, in tutta la sua complessità ha una sola prospettiva di soluzione.
    Realizzare un assetto produttivo “transitorio” che risulti sia compatibile con le prescrizioni di legge, sia funzionale ai necessari interventi di adeguamento strutturale.

    Decidere di fermare la produzione, anche per poco tempo, sarebbe “insensato”.
    Così come asserire che “qualsiasi” modalità d’uso di impianti/attrezzature darebbe luogo ad un ulteriore “pericoloso” inquinamento.
    Conclusioni “sconcertanti” sotto il profilo tecnologico visto il gran numero di analoghi siti oggi regolarmente in esercizio.

    C’è di più.
    Da un lato si rischierebbe di “decretare” la progressiva chiusura dell’attività e, con essa, il rinvio “sine die” delle opere di risanamento ambientale.
    Dall’altro, progettare la riconversione industriale dell’intera area sarebbe un’opera ciclopica dagli esiti pressoché “indefiniti”.

    Molto pesante ed immediato sarebbe, viceversa, il costo socio-economico delle ricadute negative sulla città.
    Nel paese del Barbiere ed il Lupo il bisogno di sicurezza è “motore” di scelte davvero singolari …

  • Di (---.---.---.180) 21 agosto 2012 11:34

    Pare che con la scelta di destinare circa 140.Mln di Euro per un risanamento e la tutela della città di Taranto si stia imboccando una strada giusta. E’ d’altra parte indispensabile, dopo la tutela della saklute dei cittadini, tutelare il più grande stabilimento italiano, la cui chiusura avrebbe effetti deleteri su tutta la produzione italiana di settore. Sembra ci si stia movendo sulla linea di un compromesso accettabile.

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