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Il vincolo di mandato e la Costituzione da cambiare

Colgo l’occasione dell’uscita dal M5S dei deputati Alessandro Furnari e Vincenza Labriola, con relativo passaggio al gruppo misto (e finalmente a stipendio pieno), per sottolineare uno dei tanti obbrobri che sono presenti nei regolamenti parlamentari, in cui è possibile baypassare il solenne e prevalente principio della sovranità popolare, non tenendo conto della volontà dell’elettore che ha espresso il suo voto soprattutto per il partito di riferimento e il suo programma politico, per passare ad un altro partito.

Questa possibilità, che viene data al singolo parlamentare, di dimettersi da un partito e passare ad un altro genera alcune porcherie: una possibilità è quella della compravendita a cui abbiamo assistito nei casi di Razzi e Scilipoti, un’altra, più subdola e meno evidente, è quella che gli infiltrati o comprati in corso d’opera (Bersani lo chiamava elegantemente scouting) si dimettano in una fase delicata, magari sostenendo che non sopportano le decisioni prese dall’alto, denigrando e indebolendo significatamente il movimento che li aveva accolti. 

La regola, di salute pubblica, di rispetto della democrazia e della volontà dell’elettore, tassativamente dovrebbe escludere la possibilità di disporre come si vuole del proprio mandato, annullando le manovre di compravendita e di scouting, e a te, singolo deputato o senatore, se ti dimetti, automaticamente deve subentrare il più votato dopo di te, in modo che il partito o il movimento non venga in alcun modo danneggiato dalle tue decisioni.

Deve essere prevalente la volontà degli elettori, che sono i depositari della sovranità popolare, rispetto alla volontà del singolo.

So bene che vi è una implicazione costituzionale (articolo 67) in cui si dice che il parlamentare “esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”, ma di regole da cambiare nella “Costituzione più bella del mondo” ce ne sono parecchie, a cominciare da quella che parla di diritto al lavoro e abbiamo 4 milioni di disoccupati senza nemmeno un salario sociale, e quella che dice che ripudiamo la guerra, mentre ci aggreghiamo a tutte quelle decise dagli USA, e ci dovrebbero spiegare come sia possibile che la legge 361 del 1957 che vieta ai concessionari pubblici di presentarsi alle elezioni, sia da 20 anni ignorata e inapplicata.

E ora si accorgono che la legge elettorale, il Porcellum, è incostituzionale e la subiamo da circa 10 anni. Ma non sarebbe meglio che le leggi di questa importanza, prima di essere promulgate, passino al vaglio della Corte Costituzionale?

Se la “Costituzione più bella del mondo” consente queste porcherie è segno che va cambiata e di molto, e va aggiunto l’istituto del Referendum propositivo, l’obbligo della discussione in aula delle leggi di iniziativa popolare, che il presidente della RAI, con tutti i poteri, sia eletto dai cittadini, e che si elimini il monopolio mediatico stabilendo che nessun soggetto privato e pubblico possa possedere più di un canale nazionale (RAI compresa), e che i proprietari di TV o giornali non sono eleggibili.

Con queste regole applicate avremmo un’Italia migliore e molti sudditi comincerebbero a sentirsi cittadini.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.102) 12 giugno 2013 12:24

    Non è una porcheria, è un loro diritto garantito dalla costituzione. Pretendere che non ne facciano uso non è un diritto, ma una pretesa priva di fondamento giuridico.


    In un sistema elettorale in cui è possibile scegliere i propri rappresentanti e non sono indicati dalle segreterie di partito, è giusto che l’onorevole di turno abbia piena libertà di coscienza, proprio perché lui rappresenta i cittadini che lo hanno scelto, c’è un vero mandato basato su una scelta fiduciaria.

    Modificare tale norma significa cambiare i rapporti di forza istituzionali e spogliare il parlamento del suo potere, riducendolo ad una scatola piena di yesmen. O ad una scatoletta di tonno vuota.

    I parlamentari hanno il diritto di fare appello alla propria coscienza, perché a differenza delle segreterie di partito, rappresentano chi li ha votati.

    Ciò che si deve cambiare non è la costituzione, ma il porcellum. Si deve restituire al parlamento la sua dignità e le sue prerogative, invece di svilirle ulteriormente creando un esercito di spingibottoni.
    • Di (---.---.---.24) 12 giugno 2013 18:07

      pienamente d’accordo è il porcellum da eliminare. Quando dico che occorre rivedere la Costituzione mi riferisco al fatto che essa non deve rimanere una enunciazione di principi, giusti, ma non realizzati nel concreto.

      I padri costituenti non hanno previsto l’obbligo di adeguare ai principi costituzionali tutte le leggi e soprattutto che tutti i principi costituzionali dovevano essere tradotti in leggi.
      Questo lasciare in sospeso l’attuazione di tali principi ha avuto la conseguenza di una Costituzione teoricamente giusta, ma praticamente per buona parte inattuata.
      Certo i padri costituenti non potevano immaginare un Parlamento che approva il "porcellum", come non potevano immaginare la compravendita di Scilipoti, De Gregorio, Razzi ed eventuali modifiche devono andare nel senso di impedire tali porcherie e non di codificarle.
       
  • Di (---.---.---.102) 12 giugno 2013 12:27

    E tra parentesi, questi due onorevoli, non sono passati da un partito all’altro. Ma da un non-partito ad un gruppo parlamentare. Un po’ di precisione in più, nella scelta dei termini, non guasterebbe, altrimenti si producono distorsioni.


    O il M5S è un partito politico? E’ ufficiale, la accendiamo? 
  • Di (---.---.---.140) 12 giugno 2013 19:51

    Degregorio rassegnati siete già alla frutta.

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