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Il suicidio di Tron Legacy

Il Suicidio del creatore di Tron.

Los Angeles, 30 Dicembre 2010

mi chiamo Steve Lisberger, sono nato a New York nel 1951. Ho visto il primo Apple, ho capito subito. Sono il regista di un film del 1982. Tron. Ho prodotto il seguito insieme alla Disney Stamattina faccio la doccia, non credo che controllerò la posta. A che servirebbe. Ho deciso di terminarmi. Finisco il mio ciclo. Mi ammazzo. 

Il Suicidio del creatore di Tron.

Racconto. Di Matteo Vicino

Los Angeles, 30 Dicembre 2010

Stamattina faccio la doccia, non credo che controllerò la posta. A che servirebbe. Ho deciso di terminarmi. Finisco il mio ciclo. Mi ammazzo. Non ho ancora pensato a come, ma credo che la soluzione più intelligente sia andare in garage e accendere la mia Porsche Cayman e aspettare il percorso binario del gas. C'è da portare fuori la spazzatura. Non mi faccio la barba.

Lascio questo biglietto sul tavolo. So già cosa penserete. Al mio funerale a West Hollywood. C'è quella chiesa vicino al bar Lubitsch. Chissà se verrà anche Jeff Bridges. Penserete: "di cosa si lamentava, aveva tutto".

Anche Stephen King aveva discusso del risultato cinematografico di Shining - non era quello che volevo io - . Eppure il regista era Kubrick. Tutti gli scrittori non sono contenti del risultato al cinema. Anche Philip Dick non era contento di ciò che aveva combinato Ridley Scott in Blade Runner, del suo racconto "Do androids dream of electric sheeps?". Nessuno è mai contento. Un conto è il network della mia testa. Io ho creato Tron. Io ho vissuto 30 anni della mia vita sul mio primo film. Era venuto come volevo il primo, perché era solo mio.

Walt Disney. Sì lo so, non dovrei lamentarmi. In quanti vedono i propri sogni diventare realtà? Alla prima di Tron Legacy, del seguito, tre mesi fa, al Teatro Cinese di Hollywood, ho pianto. Quando ci siamo messi gli occhiali e sono entrato in ciò che avevano creato, ho pianto. Era come l'avevo immaginato. Era come entrare nella mia testa, di nuovo. Poi alla fine del film ho pianto di nuovo, per la rabbia. Avevano distrutto tutta la mia storia.

Quando inventai il primo film, nel 1982 Walt Disney non ci credeva, il film non fu capito. Mostrai i touch screen prima che esistessero, inventai la rete vent'anni prima, inventai il rapporto simbiotico tra essere umano e macchina, e questa rimane la mia più grande vittoria. Entrare nella rete prima dell'invenzione della rete. Il tempo mi ha dato ragione. Sul momento abbiamo pagato il prezzo. Ma la storia dà sempre ragione. I bambini sono cresciuti pensando a Tron. Perché quel film era diverso da tutti gli altri. Ero Matrix prima di Matrix.

Poi, le cose mi sono sfuggite di mano. Io, io ci credevo. Nel 2008 al Comic-Con di San Diego, una fiera dominata da nerd e da cinefili, mostrammo un trailer del sequel di Tron, non approvato dalla Disney, non ancora. Un boato esplose in sala, e in rete fu lo stesso. Allora anche la Disney capì. Che io nel 1982 avevo inventato ciò che non esisteva. E la Disney aveva capito che dovevamo creare il seguito. Tron 2.0, come volevo chiamarlo io.

La mia storia, coltivata per trent'anni, era migliorata, maturata, perfetta. Nella mia testa. Nel mio disco. L'uomo e la macchina si fondono creando un individuo ibrido e perfetto. L'uomo suo malgrado però ci mette sempre la zampa, o la gamba, e crea disastri. Rende sbagliato ciò che è giusto. Avevo previsto ciò che sarebbe successo. Avrebbero distrutto il mio film. Infatti.

Non sono stato mai contrario al marketing. Non ero contrario ai Daft Punk, wow, i Daft Punk. Non ero contrario a nulla, ero pronto al compromesso, ero pronto a veder capitolare alcune mie idee. Prima mi hanno tolto la regia, poi la sceneggiatura, mi hanno tolto tutto. Si sono presi il programma. Si sono presi tutto. Poi l'hanno trasformato in una farsa. Una farsa visivamente unica. L'eroe Tron ridotto a una macchietta, Flynn decostruito, spogliato. Un format per ragazzini stupidi, il protagonista un nulla che si muove, e soprattutto, il mio programma, il mio disco, la mia matrice, vale a dire la mia storia, completamente distrutta. Hey, nel 1982 i ragazzini NON erano così stupidi. Leggevamo Jules Verne!

Ma che ti frega, voglio dire. Sei il creatore di Tron. Sì, anche il primo era un compromesso, ma c'erano produttori coraggiosi una volta. Mi avevano detto, vai, prova. Noi ci crediamo. E la Disney tirava fuori un film all'anno, non dieci. 

Potevamo fare un capolavoro stavolta. L'arte è nella testa di chi la crea. Sono confuso, in fondo non sono un programma. Potrei semplicemente fare \ ignorare ogni mattina, fregarmene, anche se hanno dato la regia a un altro. Bel lavoro hai fatto, di merda. Potrei pensare che sono fortunato, che in tutto il mondo vedono una visione del mio sogno, per quanto distorta. Invece non ci riesco, perché Tron è il mio mondo, io l'ho creato, io lo volevo perfetto. Io credo che un creatore, o un creativo, debba essere padrone di ciò che fa poi condividerlo con il mondo. John Carpenter ha scritto e diretto "1997 Fuga da New York", montato da solo e creato da solo la colonna sonora. Perchè quella era la sua visione. Lars Von Trier e David Lynch piuttosto che mettersi nelle mani di chi non ha talento hanno preferito girare gli ultimi film con una telecamera da supermercato. Ma io non potevo. Avevo bisogno della magia di Disney. Quel cinema ha bisogno di loro. E la magia me l'hanno data. E tolta nello stesso tempo.

Tutto si paga nella vita, tranne il sorriso di chi ti vuole bene. Io ho pagato con più di una moneta la mia partita a Tron 2.0. Coin-up. Ma ho tradito i miei fan, chi condivideva il mio sogno. Mi dispiace Iso, mi dispiace programmi, non sono riuscito a proteggervi. Ora vado in garage. Non sono povero, non sono ricco. Non sono Jeff Bridges. Anche lui ci avrà pensato dieci volte prima di dire si. Anche lui ha tradito un pò il suo sogno. Non è un cretino. Ha letto la sceneggiatura. Mi ha detto..."mah".... Io lo conosco bene, siamo amici da tanti anni, il Drugo, come l'hanno battezzato i Coen; a Hollywood, non avevano bisogno della massa critica del pubblico dei 18enni del 2010. Sono finiti i produttori coraggiosi, forse l'ho già scritto nel messaggio. C'è da portare fuori la spazzatura, oggi è caldo a Los Angeles. Qualcuno ritiri la scommessa sui Lakers di giovedi. Ho messo vincenti su Dallas. Dovevo aprire una sala giochi, come il mio protagonista. Ho voluto una corporation. Non ho né l'una né l'altra ora. Sono solo il regista di un film del 1982 capito così così. E che voleva un seguito. Che ha lottato 30 anni per un seguito. 

Mi chiamo Steve Lisberger, sono nato a New York nel 1951. Ho visto il primo Apple, ho capito subito. Avevo Intellivision della Mattel. Ho giocato al primo Pacman. Ho messo insieme le cose, mi è venuta un'idea: un film sui videogiochi, un uomo vero che finisce dentro, nella rete. Ho avuto questa idea nell'82. Ne ho parlato con un produttore della Disney. Ho creato il mio sogno. Poi è arrivato il sistema, è ha cancellato il mio mondo. Ne ha lasciato un'idea, una visione, ma ne ha cancellato il contenuto. Oggi lascio, non sono George Lucas, sono solo uno che ha avuto un idea. Più avanti degli altri.

Posso vivere, sì, ma voglio spingere il tasto. Perché possono ucciderti l'amore, possono uccidere le idee, ma non possono usare le tue idee uccidendotele. Questo no.

C'è il sole a Venice Beach stamattina. Un barbone dorme all'ombra. L'immagine del Creativo Cristo è dipinta su un muro di fianco a un canestro. Ora vado in garage. Vediamo che c'è oltre lo scanner laser.

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