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 Home page > Tribuna Libera > Il senso dell’italiano per l’ingovernabilità

Il senso dell’italiano per l’ingovernabilità

Si fa un gran parlare in questi giorni dell’ingovernabilità del nostro paese dopo il pareggio elettorale. Questo potrebbe risolversi in una legislatura breve che duri il tempo di cambiare la legge elettorale per tornare subito al voto, con un sistema che permetta al vincitore di governare. Sembra una pretesa così giusta, quella del vincitore, di poter decidere come meglio crede il destino del Paese con leggi, o direttamente con decreti, ma forse ci siamo dimenticati cosa sia veramente una democrazia moderna. Ah già ora, direte voi, sta per arrivare il solito pippotto filosofico utopistico sul fatto che in una democrazia si decide tutti insieme e bla, bla, bla. Non esattamente, vorrei solo riepilogarvi le situazioni dei parlamenti in altri paesi ingovernabili quali: Spagna, Francia, Regno Unito, Germania e Stati Uniti. Cosa c’entra? Continuate a leggere.

In Spagna il parlamento è composto da una camera bassa, Congreso del los Diputados e dal Senado. In quest’ultimo, la coalizione vincente (Grupo Popolar) ha una grande maggioranza: 161 seggi, contro i 104 di tutte le altre coalizioni messe insieme (socialisti del PSOE insieme ai catalani, baschi, coalizione di sinistra, ecc.). Al Congreso invece, i Popolari di Rajoy, hanno solo 20 in più di tutti gli altri gruppi. È sempre una maggioranza ma è abbastanza risicata. Vista la propensione all’assenteismo dei nostri parlamentari, e la tendenza al cambio di casacca, da noi già si comincerebbe già a parlare di pericolo ingovernabilità. Continuiamo?

In Francia, i socialisti di monsieur le President Hollande hanno 293 seggi all’Assemblée Nationale, che bastano per avere da soli la maggioranza. Tuttavia, al Senato, i 128 seggi non sono la maggioranza assoluta (la coalizione di centrodestra, Groupe Union pour un mouvement popoulaire, ha 131 seggi) quindi serve l’aiuto di qualche altro deputato per approvare le leggi, magari qualche sovversivo comunista o ambientalista. Da noi si parlerebbe già di governissimo.

Nel Regno Unito, i conservatori che governano il paese hanno la maggioranza della Upper House solo grazie ai 57 seggi dei soliti Liberal Democratici (loro ne occupano solo 303 su 646) e, udite udite, alla House of Lords non basta nemmeno l’aiuto dei Liberal, perché la maggioranza (Her Majesty Government) ha solo 303 seggi, e la minoranza (divisa in Her Majesty Official Opposition e Other Opposition) siede su ben 457 scranni. Ma come fanno a governare? Subito al voto!

In Germania, la donna di ferro degli anni duemila, la Signora Merkel e la sua coalizione cristiano democratica non possiedono la maggioranza del Bundestag, appena 239 seggi su 622, e nemmeno del Bundesrat, dove la coalizione di centrodestra ha 33 seggi contro i 36 della sinistra. Praticamente, un inciucio.

Ho tenuto per ultimi gli Stati Uniti d’America, un paese che ci viene raccontato un po’ come un regno dove il presidente eletto, mr. Obama, ha carta bianca per fare ciò che vuole. Ebbene, all’uomo più potente del mondo si contrappone, con successo, la House of Representatives, dove i Repubblicani posseggono 232 deputati contro i 200 del partito del Presidente e, questa segnatevela, al senato i Democratici hanno una maggioranza di appena 7 voti (53 contro 45).

Forse, noi italiani dovremmo incominciare a parlare di più di interesse nazionale, compromessi costruttivi, opposizione leale, e meno di premi di maggioranza, sbarramenti, e voti utili. Che ne dite? La vogliamo costruire una democrazia moderna, o puntiamo tutto sulle riforme politiche estreme e illiberali? 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.61) 7 marzo 2013 09:27

    Complimenti, un bell’articolo che mostra come da noi il potere di tipo feudale, sia così radicato culturalmente da non permetterci un minimo di cambiamento???!!!

  • Di (---.---.---.53) 7 marzo 2013 11:36

    Mi unisco ai complimenti, ottimo articolo. Delinea chiaramente la nostra situazione e come gli interessi del Paese anziché perseguiti, in un ottica di vera democrazia, vengono invece offuscati dai soliti problemi della politica italiana. 

    Di confronti con gli altri paesi ne facciamo sempre tanti, ma senza mai prenderne esempio. Questo che stiamo vivendo è il momento più opportuno per gettare le basi per una democrazia moderna.
  • Di Wendell Gee (---.---.---.102) 7 marzo 2013 11:59

    Ringrazio i miei due lettori per i complimenti. 

    E’ motivo di stupore, per me, che la dialettica politica italiana si basi, a volte, su presupposti erronei che però nessuno mette mai in discussione. 
    Il "trucco" utilizzato in questo caso è esporre la situazione in questo modo:

    1. ipotesi non verificata:"per governare è necessario che un partito abbia la maggioranza"
    2. Dato che l’ipotesi in questione sembra verosimile nessuno la mette più in discussione
    3. Allora, da quel momento in poi l’obiettivo diventa ottenere la maggioranza
    4. A quel punto, qualunque cosa si dica o si faccia per farlo diventa lecito (altrimenti non si può governare e fare il bene del paese)
    5. Pertanto, la propaganda inizia a parlare di: voto utile ("datemi il 51%!")
    6. Si comincia a demonizzare l’avversario, perché tanto i casi sono due: o perderà e sarà quindi una minoranza insignificante, o vincerà, e l’unica arma che avrà la minoranza sarà la invocare piazza (perché in parlamento non potrà opporsi)
    7. Si polarizza lo scontro politico, comunicando agli elettori che: o staranno con noi (Verità), o dall’altra parte (Menzogna)


    • Di (---.---.---.234) 7 marzo 2013 22:35

      A me pare che il paragone fatto tra l’attuale situazione italiana e quella dei paesi menzionati sia fuorviante perché trascura elementi essenziali per una consapevole comprensione delle varie realtà politico-istituzionali.

      In tutti i paesi europei menzionati il Senato "non fa crisi", cioè il governo si regge solla sola fiducia della Camera bassa (così difatti in Francia, UK, Germania, Spagna). Negli USA, invece, non esiste proprio rapporto fiduciario sicché il Presidente, essendo eletto direttamente dal corpo elettorale, non abbisogna del voto favorevole né del Senato né del Congresso. Differentemente, per via del cd bicameralismo perfetto, in Italia il governo deve avere la fiducia di entrambe le Camere; di più, l’instaurazione del rapporto fiduciario è il primo compito del Parlamento italiano, tant’è che ove le Camere non riescano a fiduciare un governo, queste devono essere sciolte dal Presidente della Repubblica per restituire la parola agli elettori. Da ciò consegue che in Italia Camere con maggioranze di segno politico non omogeneo non possono funzionare, e sono condannate allo scioglimento, proprio perché non in grado di esprimere un governo. Il raffronto, quindi, con situazioni di altri paesi in cui camera alta e camera bassa restituiscono magioranze diverse non è corretto perché le retrostanti regole istituzionali sono differenti e non comparabili.

      Tra l’Italia ed altri paesi dell’europa continentale che hanno una forma di governo parlamentare, cioè basata sul rapporto di fiducia tra governo e Parlamento, c’è un’ulteriore e fondamentale differenza: la sfiducia costruttiva. Questo istituto, presente in Spagna e Germania, consente un notevole rafforzamento del governo, che può operare tranquillamente anche basandosi su di una maggioranza risicata perché può essere dimissionato solo se c’è già pronta un’altra e diversa maggioranza (assoluta). In inghilterra non esiste la sfiducia costruttiva ma il governo, a differenza che da noi, nei fatti, non ha bisogno del voto di fiducia iniziale. L’attuale situazione in UK, che vede al potere un governo di coalizione, è del tutto eccezionale e si regge sul fatto che i liberali sono una forza coalizzabile, e difatti si è coalizzata, con i conservatori. Nelle rarissime volte in cui nel parlamento inglese nessuno dei due partiti maggiori aveva la maggioranza dei seggi (cd. hung parliament), si è tornati a votare.

      In Francia, essendoci un semipresidenzialismo, la situazione è ulteriormente diversa da quella italiana perché il governo è prima di tutto espressione del Presidente della Repubblica, che è eletto direttamente dal popolo, ma anche lì se il governo non ottiene la fiducia, o quantomeno la non sfiducia, dall’Assemblea, si torna a votare.

      Nel nostro paese L’affermazione secondo cui un partito per governare deve avere la maggioranza - in entrambe le Camere - è esatta ed incontrovertibile. Gli esempi portati non sono decisivi (a) perchè riferiti a sistemi differenti dal nostro e (b) perché comunque in tutte le forme di governo menzionate (USA esclusi che sono un presidenzialismo puro) in qualche modo il governo deve avere una fiducia, o comunque una non sfiducia. in via generale, non c’è sistema parlamentare che possa funzionare senza che vi sia un governo in carica capace di godere della fiducia dell’assemblea rappresentativa.

      Altre variabili da considerare sarebbero il sistema dei partiti e la tipologia della legge elettorale. Il sistema uninominale maggioritario plurality inglese produce risultati molto diversi rispetto, ad es, al ns porcellum sicché, ancora una volta, la comparazione è molto difficile. E così via dicendo.

      Da noi al Senato - ad oggi - non sembrando possibili coalizioni nè tra csx e cdx nè tra csx e m5s nè tra cdx e m5s, non si potrà che tornare al voto. Senza una maggioranza chiara in entrambe le camere il sistema non funziona. Non ha senso ipotizzare un futuro per la XVII legislatura se le camere non saranno in grado di dare la fiducia ad un governo.

      Lorenzo

    • Di Wendell Gee (---.---.---.26) 8 marzo 2013 09:58

       Sono d’accordo con lei che i sistemi sono diversi e difficilmente comparabili dal punto di vista tecnico. Quello che volevo mettere in luce è la tendenza all’assolutismo insita nella politica italiana. 

      Comunque, farò tesoro delle sue critiche.
      Grazie Lorenzo.
    • Di (---.---.---.64) 8 marzo 2013 14:15

      cosa è la tendenza all’assolutismo?

      L.

    • Di (---.---.---.26) 8 marzo 2013 14:54

      Volevo dire che in Italia c’è la tendenza a voler governare da soli e a non prendere in considerazione il fatto di dover collaborare con le altre forze politiche a prescindere dal sistema costituzionale o dalla legge elettorale.

      Questo, secondo me, succede a causa dell’aspro confronto in atto da anni tra le forze politiche (e tra gli elettori stessi).
      Certo, quanto da lei illustrato è una risposta molto valida alla mia tesi, ma sono comunque persuaso che ci sia anche una componente non tecnica, ma ambientale, dello stallo politico italiano.
  • Di (---.---.---.234) 9 marzo 2013 14:44

    Per Brasile - Italia del 21 marzo quale modulo suggerisce? Per me 3-5-1.

  • Di (---.---.---.153) 12 marzo 2013 11:04

    complimenti Wendell Gee, è da poco che scrive su Agoravox ma vedo che quello che scrive è sempre preciso e si vede che non è improvvisato ma si informa prima di scrivere. Nel caso di questo articolo credo però non si possa fare un confronto con gli altri paesi perchè l’Italiano è diverso per cultura e storia e che fino ad oggi l’italiano tipo medio si è sempre fatto i conti in tasca a proprio vantaggio curando il suo orticello e la vedo dura che possa cambiare. Quindi credo che ogni paragone sia inutile. cordialità Ugo

  • Di Wendell Gee (---.---.---.102) 12 marzo 2013 12:02

    Sono davvero contento perché sto continuando a ricevere commenti anche se è da qualche giorno che l’articolo non compare più in prima pagina. Segno che l’interesse per l’argomento trattato resta alto.

    Vi ringrazio tutti per i numerosi commenti che sono serviti per aprire una discussione molto costruttiva sull’argomento.

  • Di (---.---.---.126) 20 marzo 2013 15:36

    Grande Wendell Gee........

     

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