Se il Presidente del Consiglio foste voi
Questo piccolo racconto che segue non vuole essere una previsione certa di quello che accadrebbe se l’Italia uscisse dall’euro, ma ha solo la funzione di spiegare meglio l’opinione di chi è contrario al ritorno alla lira.
Immaginate per un momento di essere il nuovo Presidente del Consiglio. Avete vinto le elezioni con un programma che prevede l’uscita dell’Italia dall’euro entro i primi 100 giorni di governo, se la Germania non accetterà le vostre condizioni per la soluzione al problema dell’austerity.
I negoziati internazionali volgono al peggio perché, in Europa, nessuno si vuole caricare sulla schiena il debito pubblico italiano. Forse stanno approfittando della situazione per rovinare il nostro paese. Magari hanno ordito un complotto contro di voi. Quindi, con l’approvazione del vostro Parlamento di nominati, guardate in faccia l’odiata Merkel e le comunicate, in diretta TV, che l’Italia si riprende l’agognata sovranità monetaria e torna alla lira.
Un sogno che si avvera! Nel nostro paese ricomincia a circolare la nostra moneta di un tempo, i più piccoli non l’avevano mai vista. Fate conferenze stampa, andate in TV, spiegando che ormai la crisi è passata e non ci sarà mai più austerity in questo paese. Perché ora l’Italia può stampare moneta quando ne ha bisogno: per pagare i debiti, gli investimenti come ferrovie strade e ponti, le pensioni, gli stipendi dei dipendenti pubblici etc. etc.. Ricevete applausi da una platea composta da: giovani, disoccupati, esodati e anche anziani con la pensione minima. È un tripudio.
Consiglio dei Ministri, squadra di governo al completo. All’ordine del giorno c’è la questione del rifinanziamento delle quote di debito pubblico in scadenza. Vi rivolgete al Ministro delle Finanze con fierezza: "Non lo rifinanziamo, lo paghiamo e ce ne liberiamo. Dobbiamo ridurre il debito come promesso in campagna elettorale".
Il Ministro, pur non avendo il potere politico per contrastarvi, vi guarda dubbioso: "Presidente, tenga conto che già al momento dell’uscita dall’euro il nostro cambio è passato da quasi 2.000 lire per 1 euro a 2.500. Il cambio è peggiorato anche verso tutte le altre monete estere pregiate come dollaro e sterlina. Questo è successo perché c’è la convinzione che per l’Italia si apra un nuovo periodo di “finanza allegra”, e in previsione di nuove ulteriori svalutazioni, molti hanno già iniziato a vendere titoli e moneta italiana".
Inizia un lungo dibattito nel quale il ministro del tesoro vi spiega che la svalutazione della lira verso tutte le altre monete ha favorito l’export, dato che per effetto di essa i nostri articoli sono diventati più convenienti per gli stranieri, ma in compenso ha reso più cari tutti i prodotti d’importazione. Il prezzo delle materie prime disponibili in dollari (o euro) si è subito adeguato ai nuovi valori di cambio. Gli italiani spendono di più, ad esempio, per la benzina e il gas. Anche lo Stato in futuro comprerà a prezzi più alti tutte le forniture, comprese quelle dei prodotti italiani, perché l’inflazione causata dalla svalutazione della lira farà sì che i nostri fornitori inizino ad aumentare i prezzi, appena scadranno i contratti dell’anno in corso, e dovremo discutere i prezzi di quello successivo.
Si prevede che le maggiori entrate dello Stato dovute alla ripresa dell’economia, trainata dalle esportazioni, non compenseranno le maggiori spese causate dalla svalutazione. Negli anni ottanta e novanta del ventesimo secolo, era sufficiente un moderato deprezzamento della lira per far volare le esportazioni, ma oggi le nostre aziende devono competere anche con i prodotti cinesi che, nonostante tutto, sono sempre più economici. Inoltre, nel medio periodo, si avrà a che fare con una crescita dell’inflazione che farà lievitare tutte le spese.
Riprendete la parola per dare fiducia a tutti: "Che volete che sia! Stampiamo qualche miliardata di lire, paghiamo tutti e ci passa la paura!".
Il Ministro: "Presidente mi scusi, la soluzione che lei propone ci permetterà di pagare i nostri fornitori nazionali ma i creditori esteri vogliono essere liquidati in dollari (o euro)".
Il Presidente: "E allora?! Stampiamo ancora più moneta e compriamo i dollari e gli euro che ci servono".
Come previsto dal Ministro, con il passare del tempo l’inflazione cresce e la lira si svaluta. L’economia, comunque, va bene perché chi vende prodotti e servizi aumenta i prezzi sempre un po’ di più dell’inflazione e ci guadagna, assume nuovi dipendenti, e per un po’ la situazione non appare nemmeno tanto grave. A parte per chi non riesce a trovare un lavoro migliore e ha uno stipendio fisso che vale sempre meno. Ma voi pensate che non si fa una frittata senza rompere qualche uovo, e continuate per la vostra strada.
Dato che il malcontento tra i lavoratori cresce con il passare del tempo, decidete di aumentare gli stipendi dei funzionari pubblici, le pensioni di anzianità, e di appoggiare politicamente gli scioperi dei dipendenti del settore privato.
Qualche tempo dopo, venite informato di un fenomeno preoccupante in deciso aumento. Molti connazionali, che si sono arricchiti con la ripresa, non si fidano a lasciare i loro soldi nelle banche italiane e li portano all’estero, depositandoli in valuta straniera, più sicura, e nascondendoli al fisco per paura di un improvviso aumento delle imposte che si verificherebbe con un cambio di governo. Tra questi nuovi ricchi ci sono molti dei vostri elettori. Loro sanno benissimo che, finita la festa, gli verrà richiesto di dare un contributo per il loro paese, e per questo si stanno già cautelando.
Nel frattempo l’inflazione è arrivata a due cifre, i prodotti, anche quelli di prima necessità, costano sempre di più. Si delinea una situazione che vede i più ricchi (alcuni imprenditori e commercianti) arricchirsi sempre di più, e i più poveri (molti operai, impiegati, pensionati) diventare sempre più poveri. La tua popolarità è in calo.
Prepari qualche proposta da inserire all’ordine del giorno nel prossimo Consiglio dei Ministri. Si tratta essenzialmente di leggi a sostegno delle fasce sociali più deboli che però peseranno, e non poco, sui disgraziati conti pubblici. Prova a spiegartelo il solito Ministro delle Finanze: "Presidente, è un circolo vizioso. Non può pensare di creare ricchezza solo stampando moneta".
Il Presidente: "Cosa vuole che faccia, allora?"
Il Ministro: "Siamo costretti a emettere nuovi titoli del debito pubblico".
Il Presidente: "Sta scherzando, vero?"
Il Ministro: "Purtroppo no, lo richiede la situazione".
Il Presidente: "Ma perché mai dovrei tornare a indebitare il Paese? Stampiamo altra moneta piuttosto".
Il Ministro: "Non possiamo permetterci di stampare moneta all’infinito. Le faccio vedere una cosa".
Il Ministro ti mostra sul suo portatile che molti, tra i principali negozi on-line, hanno iniziato a non accettare più pagamenti in lire. Poi ti fa vedere un video girato in un mercato nella periferia di una grande città, dove i prodotti vengono pagati solo in dollari (o euro).
Il Ministro: "Si chiama mercato nero, Presidente".
Il Presidente: "Ma perché lo fanno?"
Il Ministro: "Perché i venditori preferiscono essere pagati in una moneta che non si svaluti rapidamente. Molti prodotti d’importazione come smartphone, tablet e PC, sono ormai disponibili solo al mercato nero".
Il Presidente: "Mi consenta Ministro, ma se ora emettiamo nuovi titoli del debito pubblico ci metteremo nelle condizioni di pagare delle spese correnti con dei prestiti a lungo, sui quali dovremo riconoscere degli interessi piuttosto alti".
Il Ministro: "È vero, ed è per questo che ora le proporrò una serie di misure finanziarie per risanare i conti dello Stato: tagli alla spesa pubblica, aumento delle imposte, e delle tasse".
Il Presidente: "Ma è un suicidio politico!".
Il Ministro: "Forse, ma se deciderà di presentare in Parlamento le sue proposte la avverto che sarà difficile farle approvare. Molti dei nostri onorevoli sono già passati all’opposizione perché sanno che, dato che i sondaggi ci danno in caduta libera, alle prossime elezioni non tutti potranno conservare il posto".
Il Presidente: "Traditori, infami!".
Come previsto dal Ministro, nonostante l’apposizione della fiducia, le tue proposte vengono respinte dal Parlamento, e a te non rimane che rimettere, responsabilmente, il tuo mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, il quale ha già pronto il tuo successore. È un tecnico sostenuto da un’ampia maggioranza, un rinomato economista appoggiato dall’Unione Europea, con la quale tra l’altro sono già iniziate le trattative per un rientro dell’Italia nell’euro, ma solo dopo che il nuovo governo avrà accettato le misure di austerity che gli verranno raccomandate dalla Banca Centrale Europea.
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