A me pare che il paragone fatto tra l’attuale situazione italiana e
quella dei paesi menzionati sia fuorviante perché trascura
elementi essenziali per una consapevole comprensione delle varie realtà
politico-istituzionali.
In tutti i paesi europei menzionati il
Senato "non fa crisi", cioè il governo si regge solla sola fiducia della
Camera bassa (così difatti in Francia, UK, Germania, Spagna). Negli
USA, invece, non esiste proprio rapporto fiduciario sicché il
Presidente, essendo eletto direttamente dal corpo elettorale, non
abbisogna del voto favorevole né del Senato né del Congresso.
Differentemente, per via del cd bicameralismo perfetto, in Italia il
governo deve avere la fiducia di entrambe le Camere; di più,
l’instaurazione del rapporto fiduciario è il primo compito del
Parlamento italiano, tant’è che ove le Camere non riescano a fiduciare
un governo, queste devono essere sciolte dal Presidente della Repubblica
per restituire la parola agli elettori. Da ciò consegue che in Italia
Camere con maggioranze di segno politico non omogeneo non possono
funzionare, e sono condannate allo scioglimento, proprio perché non in grado di
esprimere un governo. Il raffronto, quindi, con situazioni di altri
paesi in cui camera alta e camera bassa restituiscono magioranze diverse
non è corretto perché le retrostanti regole istituzionali sono
differenti e non comparabili.
Tra l’Italia ed altri paesi
dell’europa continentale che hanno una forma di governo parlamentare,
cioè basata sul rapporto di fiducia tra governo e Parlamento, c’è
un’ulteriore e fondamentale differenza: la sfiducia costruttiva. Questo
istituto, presente in Spagna e Germania, consente un notevole
rafforzamento del governo, che può operare tranquillamente anche
basandosi su di una maggioranza risicata perché può essere dimissionato
solo se c’è già pronta un’altra e diversa maggioranza (assoluta). In
inghilterra non esiste la sfiducia costruttiva ma il governo, a
differenza che da noi, nei fatti, non ha bisogno del voto di fiducia
iniziale. L’attuale situazione in UK, che vede al potere un governo di
coalizione, è del tutto eccezionale e si regge sul fatto che i liberali
sono una forza coalizzabile, e difatti si è coalizzata, con i
conservatori. Nelle rarissime volte in cui nel parlamento
inglese nessuno dei due partiti maggiori aveva la maggioranza dei seggi
(cd. hung parliament), si è tornati a votare.
In Francia, essendoci
un semipresidenzialismo, la situazione è ulteriormente diversa da quella
italiana perché il governo è prima di tutto espressione del Presidente
della Repubblica, che è eletto direttamente dal popolo, ma anche lì se
il governo non ottiene la fiducia, o quantomeno la non sfiducia,
dall’Assemblea, si torna a votare.
Nel nostro paese L’affermazione secondo cui un partito per governare deve avere la maggioranza - in entrambe le Camere - è esatta ed incontrovertibile. Gli esempi portati non sono decisivi (a) perchè riferiti a sistemi differenti dal nostro e (b) perché comunque in tutte le forme di governo menzionate (USA esclusi che sono un presidenzialismo puro) in qualche modo il governo deve avere una fiducia, o comunque una non sfiducia. in via generale, non c’è sistema parlamentare che possa funzionare senza che vi sia un governo in carica capace di godere della fiducia dell’assemblea rappresentativa.
Altre variabili da considerare sarebbero il sistema dei partiti e la tipologia della legge elettorale. Il sistema uninominale maggioritario plurality inglese produce risultati molto diversi rispetto, ad es, al ns porcellum sicché, ancora una volta, la comparazione è molto difficile. E così via dicendo.
Da noi al Senato - ad oggi - non sembrando possibili coalizioni nè tra csx e cdx nè tra csx e m5s nè tra cdx e m5s, non si potrà che tornare al voto. Senza una maggioranza chiara in entrambe le camere il sistema non funziona. Non ha senso ipotizzare un futuro per la XVII legislatura se le camere non saranno in grado di dare la fiducia ad un governo.
Lorenzo