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Il permesso a punti. Leggi raziali: un permesso di soggiorno per l’espulsione garantita

Il permesso a punti. Leggi razziali: iniziativa della Lega, un permesso di soggiorno per l’espulsione garantita.

Il permesso a punti. Leggi raziali: un permesso di soggiorno per l'espulsione garantita

Un permesso di soggiorno a punti. Questa l’ennesima iniziativa della Lega Nord che garantirebbe l’espulsione immediata per qualsiasi immigrato. Questa trovata consterebbe nel rilasciare – con le stesse diatribe burocratiche di sempre – un primo permesso per due anni, allo scadere del quale viene proposto un arduo questionario – in cui sono richieste competenze che neppure un italiano è tenuto a sapere appieno – il cui punteggio deciderebbe le sorti del malcapitato.
 
I requisiti? Padronanza della lingua italiana, ampia conoscenza della Costituzione della Repubblica, figli regolarmente a scuola, regolare contratto d’affitto, e fedina penale pulita. Praticamente, oltreché umiliante, un’impresa quasi impossibile, ed ecco, mediante un piccolo esempio, subito spiegato il perché.
Mettiamo caso un immigrato arrivi in Italia senza lavoro né casa. In un primo momento, come piú urgente priorità, questi va a cercarsi un lavoro. Ovviamente, non essendocene per residenti, figuriamoci se ce n’è per forestieri, quindi unica spiaggia il lavoro nero e sottopagato, prendere o lasciare. Senza soffermarsi adesso su tutte le varianti di questo sistema, come ben sappiamo la legge italiana – che per logica dovrebbe punire i datori – tende a punire piuttosto chi lavora in nero; perciò mettiamo anche che il nostro personaggio si faccia una notte in galera e – miracolosamente – sopravviva alle grinfie di boia in divisa.
 
Basterebbe questo tentativo di sopravvivenza per tornare all’incubo di partenza. Ma non finisce qui, perché nel frattempo questo nostro amico ha anche un tetto da cercare per moglie casalinga e figli che non vanno a scuola – perché chiaramente, senza un certo reddito non se lo possono permettere. Quindi il "pregiudicato“ fresco fresco di galera va a cercare casa: iter analogo a quello per cercare impiego; il proprietario – ricco e disonesto – per convenienza reciproca offre solo in nero.
Ricapitolando, questo immigrato tipo lavorerebbe costantemente in nero, vivrebbe senza un regolare contratto d’affitto, i propri figli non andrebbero a scuola, avrebbe anche la fedina penale sporca, e nel frattempo dovrebbe pure – visto che c’è – diventare dottore – in italiano, of course, perché non è detto che non sia già laureato in qualcos’altro in terra natia, – e imparare la Costituzione. Ma come sarebbe mai possibile?
 
È evidente l’empietà di questa nuova malata velleità tutta padana, secondo cui lo Stato debba essere sempre piú debole coi forti e forte coi deboli, ergo tutto debba esser volto contro il migrante che subisce da tutte le parti – e non potrebbe essere altrimenti, visto che i signorotti della "fabbrichetta“ anziché esser puniti spesso vengono tutelati, i padroni del fitto intascano senza controllo, etc… I commenti vengono da sé.

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