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La finta aggressione. Genchi: sempre piú evidente la montatura dell’aggressione al Presidente

La finta aggressione. Genchi: sempre piú evidente la montatura dell'aggressione al Presidente

Chiunque legga piú o meno assiduamente il mio blog saprà bene la posizione che esso ha assunto in merito alla "questione“ Tartaglia: basandoci obiettivamente sulle immagini che ognuno di noi ha potuto sorbirsi in qualsivoglia telegiornale, abbiamo potuto constatare numerosi punti in cui il sospetto risultava anche essere piuttosto fondato – inutile star qua a ripeterli tutti nuovamente; cfr. â„–14 „Montatura o realtà".
 
Ma se ad esternare le medesime argomentazioni di noi irrilevanti comuni mortali è Gioacchino Genchi, la musica allora cambia completamente, ed è inevitabile che si alzi il polverone di quelli che il complotto lo gridano solo se trattasi di salvare il deretano all’Unto del Signore che gli dà da mangiare. Giusto per proporre qualche esempio, il 7 febbraio Il Giornale, verso le nove di mattina, titola in rete in questo modo: "Genchi: L’aggressione al Premier? Una finta. Indignazione del PDL: Vergognosa sciocchezza.“
 
Non per niente è stato forzato a ritrattare le dichiarazioni e persino a scusarsi… Il Tempo: "Tartaglia, Genchi rilancia il complotto“. Giust’appunto, come detto: se si tratta di dare addosso alla "spia“ James Tonino Bond e ai suoi incensurati spioni di diciotto anni fa, od anzi all’altra "spia“ che fu candidata in Puglia On. Patrizia D’Addario, allora il complotto c’è e si vede; ma qualora invece si trattasse di azzardare un’opinabilissima obiezione basata su di un fatto concreto e dati inequivocabili, allora è tutto un complotto montato dalla Sinistra giustizialista, per cui il regime reprime.
 
La volta scorsa l’articolo si concludeva in questa maniera: "Ci auguriamo questo sia stato soltanto il gesto di un imbecille, e non magari il risultato di qualche piú losco accordo, dalle piú losche finalità…“. Dato l’evolversi della situazione invece, siamo portati sempre piú a pensare il peggio: strano che dal presunto urto fino alla macchina il sangue non sia scorso minimamente, ma ancora piú strane le dimissioni dopo solo un paio di giorni dalla clinica privata – il San Raffaele, piccolo impero dei medici di fiducia del Premier, – fuori dalla quale il Papi ha potuto sfoggiare in un affollato e pericolosissimo centro commerciale la sua guancia nuova. Talmente perfetta che… parrebbe non sia successo proprio nulla. Difatti…
Tutti siamo stati bambini, e tutti i bambini, chi piú chi meno, correndo da una parte all’altra si fanno male. Un ginocchio sbucciato, un gomito, e cosí via. Per cui mi chiedo: se anche per la caduta di un ragazzino la crosta resta – dolente o no che sia, non ha importanza – almeno per una settimana, com’è possibile che un uomo vecchio – e perciò nettamente piú fragile come tutti i vecchi di questo mondo – possa prendere in faccia una statuetta di alabastro e uscire dall’ospedale due giorni piú tardi senza punti né cicatrice né niente? Dobbiamo allora temere per davvero che ci sia stato un chissà quale accordo tra un Tartaglia dalla buona mira e un S. Silvio in cerca di stigmate?
 
E se cosí fosse, può un Paese democratico quale si ritiene essere l’Italia accettare passivamente repressioni di opinioni e complotti veri di cui poco o nulla può venire a sapere attraverso i media filtrati? Ma, soprattutto e vado a concludere, dato che cosí è, a che pro a seguito di questa montatura inserire in politica categorie come il sentimento? Sono cose dal pieno sapore di regime…

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