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Il palazzetto Bru Zane tra Francia e Germania

Venezia

Il primo concerto dell’anno, che continua la fitta stagione 2013-2014 del ‘Centre de Musique Romantique Française’, ha registrato il tutto esaurito nell’incantevole Palazzetto Bru Zane, sinonimo di ottima acustica e di (ri)scoperta di compositori francesi poco conosciuti del periodo romantico.

Protagonista il Quartetto di Cremona, i cui musicisti però – Cristiano Gualco e Paolo Andreoli, violini, Simone Gramaglia, viola, Giovanni Scaglione, violoncello – provengono tutti da Genova, ma nella città lombarda hanno studiato e fondato il quartetto nel 2000 presso l’Accademia Stauffer.

Ha aperto la serata il ‘Quatuor a cordes n.1’ di Theodore Dubois (1837-1924), cui il palazzetto aveva in passato dedicato un apprezzato, seguitissimo festival. Eseguita per la prima volta l’11 maggio 1909, la composizione, in mi bemolle maggiore, alterna parti o movimenti dalla scrittura tormentata e sezioni dal carattere brillante e vivace.

Il primo movimento si apre con un’introduzione lenta (Larghetto), alla quale segue un ‘Allegro’ pieno di vita. Il secondo, ‘Allegro animato’, presenta uno spirito giocoso nel quale trova spazio un impeccabile pizzicato del violoncello. Nel terzo movimento (‘Larghetto’) il primo violino espande un canto assai espressivo, accompagnato da dolorose note ribattute. Di grandissima animazione ritmica, il movimento finale (‘Allegro vivo’), pieno di brio e da suonare “con fuoco”, termina con una sezione vorticosamente fragorosa, scritta nella sfumatura in “fortissimo”.

A seguire, i musicisti hanno interpretato il difficile ‘Quartetto per archi n.12 in mi bemolle maggiore, opera 127’, composto tra il 1823 e il 1824 da Beethoven (1770-1827), nella fase finale, dunque, della sua esistenza. Contemporaneo al completamento della IX^ sinfonia, il quartetto, sconvolgente nelle sue radicalità espressive e per l’altezza in cui giunge l’espressione artistica, sfrutta le ricerche estetiche che il genio di Bonn conduce nel suo ultimo periodo e inaugura la serie degli ultimi quartetti, opere di maturità, introspettive ed astratte, nelle quali si fa più intenso il senso di mistero e più profonda la disposizione religiosa dell’anima.

Contrariamente all’uso classico che concentra l’interesse musicale sul primo movimento, è da sottolineare come nel quartetto n.12 il centro di gravità si trovi nel suo movimento lento, uno dei più lunghi della letteratura per quartetto d’archi.

Estremamente concentrati ed affiatati, i musicisti, dei quali è in corso la pubblicazione dell’integrale dei Quartetti di Beethoven per l’etichetta tedesca AUDITE, hanno saputo trarre dai loro preziosi strumenti un suono nitido, forte, pulito, delicato od infuocato, a seconda delle situazioni, ottenendo il gradimento di un’attenta platea.

L’ensemble ha perciò ritenuto doveroso congedarsi con un ultimo brano, il delizioso Adagio dall’unico quartetto composto da Debussy. La serata ha avuto infine un gioioso momento conviviale, tra un bicchiere di prosecco e un succo di frutta, che ha permesso di conoscere da vicino le singole personalità dei musicisti.

 

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