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 Home page > Attualità > Politica > Il nucleare ed il caso Lassini – Due prove di democrazia

Il nucleare ed il caso Lassini – Due prove di democrazia

La cronaca registra una svolta a centoottanta gradi da parte del governo contemporaneamente in due vicende agli onori delle prime pagine dei giornali, e precisamente:

a) La costruzioni di centrali elettriche nucleari, ormai abbandonata;

b) Le accuse alla Procura della Repubblica di Milano di contiguità con forze politiche di sinistra, conclusasi con il ritiro della candidatura alle prossime elezioni municipali di tal Roberto Lassini, autore di una bravata a base di pubblici manifesti che accostavano addirittura alle Brigate Rosse l’Ufficio di Procura del capoluogo lombardo.

Ovviamente si sono potuti conseguire questi risultati di democrazia pratica ed applicata solamente grazie al dibattito, sia pure acceso, che si è avuto, sul nucleare e sulla giustizia fra le varie componenti sociali, e fondamentalmente fra le forze politiche: in carenza, non vi era alcuna possibilità che essi si verificassero.

Viene così confermata la tesi, ampiamente discussa in filosofia morale e politica, che la democrazia non è la «dittatura della maggioranza» e che non è fatta solamente di urne e di elezioni. E’ utile richiamare al riguardo quello che dice in proposito Amartya Sen nel suo saggio L’idea di giustizia, Arnoldo Mondadori Editore, pagine 451, Euro 22,00.

«La democrazia va considerata in termini di riflessione pubblica, un’impostazione che conduce a un’idea di democrazia come “governo per mezzo del dibattito” (un’idea alla cui promozione diede un notevole contributo John Stuart Mill). La democrazia deve anzi essere inquadrata anche in termini più generali, alla luce della sua capacità di alimentare la partecipazione consapevole favorendo le disponibilità di informazione e la possibilità di dare vita a confronti interattivi. La democrazia va valutata non solo in base alle istituzioni formalmente esistenti, ma anche all’effettivo spazio concesso alle diverse voci delle varie componenti sociali».

Stiamo assistendo, dunque, a vere e proprie prove di democrazia; e, magari, ci ritroviamo da spettatori insieme a chi queste prove le ha fortemente richieste ed attualmente risiede a Roma al palazzo del Quirinale.

Visto il buon esito, l’augurio è di un ulteriore tentativo; ad esempio nella rilettura da parte della politica dell’equilibrio montesquieano dei tre poteri dello Stato, quello esecutivo, quello legislativo e quello giudiziario. Non sono in molti a ritenere che sia da includere nel costume democratico la possibilità di inserire nelle Assemblee elettive di qualsiasi tipo delle belle ragazze in quanto tali (e neanche delle brutte ragazze in quanto tali, a dire il vero); non sono in molti a ritenere che l’attività inquirente debba essere sotto il controllo e sotto la gestione dell’esecutivo (lasciamolo fare agli ungheresi, che non hanno le nostre istanze di democrazia!); e così via. Il cittadino medio desidera democrazia e libertà.

A questo proposito sono da trascurare del tutto le lamentele di quanti hanno visto come il fumo negli occhi queste prove di democrazia. E’ perfettamente comprensibile che non piaccia loro un’atmosfera politica rasserenata in quanto fa diminuire la loro presa sull’elettorato; ma la politica non è fatta per soddisfare le loro ambizioni, la politica è fatta per le esigenze dei cittadini, i quali, appunto, desiderano democrazia e libertà e la migliore delle amministrazioni dello Stato possibili ; e delle ambizioni del politico di turno, come si dice a Roma, nun gliene po’ fregar de meno.

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