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Il matrimonio gay e una riflessione sulla sessualità

La notizia arrivata dalla Francia parla della approvazione dei matrimoni omosessuali e, come titolano tutti i giornali, il cardinale Bagnasco dà fuori di matto: “Siamo sull’orlo del baratro!”

A parte l’isterica reazione delle gerarchie vaticane, la questione è estremamente semplice. Il matrimonio è - o dovrebbe essere - un accordo/contratto fra due persone adulte e consenzienti che decidono liberamente di condividere un tratto più o meno lungo di vita, impegnandosi reciprocamente a rispettare alcuni diritti (dell’altro) e doveri (propri). Assumendosi contemporaneamente diritti e doveri anche nei confronti della società e di terzi.

Non è obbligatorio farlo (e infatti sempre più gente non istituzionalizza il proprio rapporto), ma se qualcuno lo vuole che sia libero di fare quello che gli pare. Il fatto che i due contraenti siano di diverso o dello stesso genere dovrebbe avere, agli occhi della società, la stessa importanza che si dà al genere sessuale nel caso dei soci di una qualsiasi forma di business; cioè zero. Chissenefrega se i soci di una accomandita sono un uomo e una donna oppure due uomini oppure due donne?

Ma, come sappiamo, qualcuno, per motivi non molto comprensibili, scritti - sembra - in antichi libri di origine mediorientale, ritiene che il matrimonio non sia un libero accordo fra persone, ma un “sacramento”, cioè un impegno preso al cospetto di Dio e diventato perciò "sacro". E intoccabile. E infrangibile (nel senso che non si può rompere, come un piatto di moplen).

L'etimologia del termine "sacramento" è un bel po' ambigua dal momento che in latino significava solo "deposito giudiziario", ma in genere viene accettata la definizione di Agostino d'Ippona che lo definì il "segno visibile di una grazia invisibile". Ma dove sta scritto che oggi sia ancora interpretabile così?

Questo è il primo punto in discussione: perché mai una società laica e moderna, nella fattispecie la nostra beneamata Repubblica, dovrebbe pensare al matrimonio come a un sacramento anziché a un libero accordo fra cittadini?

Non ce n’è motivo; per cui apprezziamo la coraggiosa scelta del nuovo governo socialista francese che ha preso una decisione chiara e definitiva in merito al primo dei ‘diritti civili’ che uno Stato non confessionale dovrebbe fare proprio senza tante ambiguità: starsene fuori dal letto dei cittadini.

Bella differenza con il farraginoso dibattito nella sinistra di casa nostra, sempre appesantito dai diktat e dai bizantinismi dei cattolici "progressisti". Ovviamente Bagnasco su questo dà i numeri, ma è solo un irrilevante effetto collaterale.

Se sul matrimonio per chiunque siamo quindi d'accordo senza preclusioni, c’è però un secondo aspetto che riguarda la questione della relativamente recente e incomprensibile esaltazione del rapporto omosessuale come ‘più evoluto’ rispetto a quello etero. E’ un aspetto, forse sfuggito all’attenzione dei più, piuttosto interessante perché evidenzia una sottilissima complicità fra la cultura “alternativa” (favorevole ai matrimoni gay) e quella della tradizione cattolica (ma non solo) che vi si oppone in nome di una presunta 'naturalità' di origine divina.

Mi riferisco in particolare ad una dichiarazione dell’esimio professor Umberto Veronesi, credo abbastanza condivisa da ampi strati della sinistra radicale che della questione gay ha fatto una propria bandiera di battaglia politica. E di proposizione culturale ‘innovativa’.

La cosa risale a un paio di anni fa, ma l’affermazione è comunque resa attuale dai recenti sviluppi francesi. In quell’occasione Veronesi dichiarò: “Quello omosessuale è l'amore più puro, al contrario di quello eterosessuale, strumentale alla riproduzione”.

Il fatto che la natura abbia dato al maschio e alla femmina organi sessuali finalizzati alla riproduzione fa pensare all’illustre oncologo che il rapporto uomo-donna non sia, come si può ipotizzare e come dovrebbe essere, un rapporto ‘puro’ (cioè non contaminato da fattori estranei al rapporto stesso), ma porti sempre con sé un’ambigua ‘impurità’ costituita da una sorta di utilitaristica finalità riproduttiva.

Fare figli non sarebbe quindi una libera scelta creativa interna al rapporto fra un uomo e una donna, ma la conseguenza dell’istinto animale alla riproduzione della specie: “Io ti amo non perché amo te, ma perché in te ho trovato la persona con cui fare un figlio”; sono sempre parole di Veronesi che descrive così l’essenza, secondo lui, del rapporto etero.

In altre parole l’uomo e la donna nell’unione sessuale non sarebbero poi così diversi dagli animali, mentre gli omosessuali, finalmente liberi dalla naturale predeterminazione a figliare, assurgerebbero alle più raffinate e sublimi vette della realizzazione umana: “L'omosessualità è una scelta consapevole e più evoluta”, dice lui.

Quindi, se la Chiesa dice una falsità (la sessualità umana “naturale” è finalizzata alla riproduzione solo per chi, nella sua dogmatica testa, non sa distinguere il rapporto fra un uomo e una donna da quello fra due animali) l’opposizione scientifico-illuminista, e con lei parte della sinistra, fa un’affermazione che suona come la negazione della negazione: accetta cioè “quel” punto di vista per poi rovesciarlo nel suo contrario. Ma il fatto è che “quel” punto di vista è sballato ed è quindi sballato anche il suo contrario. E averlo rovesciato non elimina il fatto di averlo, a monte, condiviso.

La sessualità umana è rapporto (all’interno del quale ci può stare il fare - o anche il non fare - figli) non riproduzione meccanica per la sopravvivenza della specie; non esiste quindi una ‘purezza’ nel figliare etero (come dice il Papa) così come non esiste una ‘purezza’ nel non figliare omo (come controbatte Veronesi).

Entrambe sono derivazioni della mentalità cristiana che affermò, già duemila anni fa, che la sessualità era peccaminosa di per sé e legittimata solo dalla riproduzione. Sarebbe ora di andare un po’ oltre questa ottusità.

Siamo quindi davanti ad una falsa alternativa, Chiesa/Veronesi, in realtà alle due facce della stessa medaglia concettuale. Dove il concetto, in fondo, è sempre lo stesso da millenni: la donna non è davvero un essere umano, ma in realtà è semplicemente un animale da riproduzione.

Il pensiero non è solo delirante, è più propriamente nazista.

Leggete cosa diceva nel 1939 il professor Wagner direttore della clinica femminile del prestigioso ospedale della Charité di Berlino e direttore della rivista ‘Archiv für Gynäkologie’:Lo stock nazionale di ovaie rappresenta una risorsa nazionale dello Stato tedesco”. Poi “invitava lo Stato a tutelare per legge questo ‘stock nazionale’. La donna, o meglio il suo corpo visto come elemento riproduttivo, non appartiene a se stessa ma allo Stato”.

Lo stock nazionale di ovaie: come parlare di galline, non di donne.

Ecco a cosa portano certi discorsi quando escono dal seminato dei semplici e condivisibili diritti civili. Riportare la sessualità umana a livello animale significa affermare che anche la donna ha lo stesso senso e lo stesso valore di un semplice meccanismo riproduttivo finalizzato ad altro: più figli per la patria, per l'esercito o per il mercato. Alla faccia dell’illustre uomo di scienza!

Di tutt’altro avviso, siamo proprio agli antipodi della “cultura” di Bagnasco e Veronesi, l’articolo pubblicato su Left in edicola questa settimana a firma dello psichiatra Massimo Fagioli.

Il titolo è “La donna essere umano uguale e diverso”e l’occhiello “Dissi: è una vita che propongo e cerco l‘identità umana della donna”. E poi “La parola ’diverso’ mi parlò del primo anno di vita senza parola e del pensiero fatto d’immagine. Ed io pensai alla parola: donna”.

La donna è per l'uomo il diverso da sé e va a rappresentare per l'adulto, dotato di coscienza e di linguaggio verbale, quel neonato che egli fu, quando non aveva parola, ma solo pensiero per immagini.

Questa è la proposta di una cultura nuova, realmente alternativa alla ideologia cristiana. Una proposta che fonda anche una nuova prassi politica per la sinistra che verrà, capace di armonizzare i diritti civili, cioè le normative sociali, con i fondamenti della cultura e del pensiero umano.

 

 

immagine tratta da http://www.segnalazioni.blogspot.it/

Commenti all'articolo

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.214) 4 febbraio 2013 14:17
    fernanda cataldo

    e due! oggi ho il piacere di leggere due belli articoli a questo proposito su agora.vox. grazie.


    ferni
  • Di (---.---.---.9) 4 febbraio 2013 18:33

    Se la chiesa cattolica o i cristiani (o altre religioni) pensano di legittimare il matrimmonio etero rivolgendosi alla natura commettono un grosso sbaglio.

    In natura esistono ben trentacinque specie di mammiferi che praticano allegramente rapporti omosessuali. Paradossalmente le due specie che più lo praticano sono proprio quelle a noi più vicine: i delfini, per intelligenza, e i bonobo, per genetica.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 4 febbraio 2013 18:43
      Fabio Della Pergola

      Non ho alcuna idea né alcun interesse ad approfondire la vita sessuale di specie animali, vicine o lontane che siano all’uomo. Ritengo che fra l’essere umano ed il mondo animale ci sia una differenza sostanziale costituita dalla fantasia umana e dalla propria capacità creativa di rapportarsi agli altri esseri umani attraverso di essa. Ogni paragone con il mondo animale - che venga dalla Chiesa o dal mondo laico/illuminista - è, secondo me (ma non solo secondo me), falsato dalla negazione della specificità umana. Per questo ho scritto questo articolo, indicando una impostazione culturale che si differenzia nettamente dalle due descritte.

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