• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Il manifesto dei nobili contro Luigi XVI

Il manifesto dei nobili contro Luigi XVI

A Parigi nel 1787 veniva convocata l’Assemblea dei Notabili. La composizione rispecchiava la divisione dei Tre Ordini, sebbene i primi due – Clero e Nobiltà- avevano la maggioranza e la gestione del potere. Riuniti a Versailles, Luigi XVI parlava loro della necessità di migliorare le condizioni del popolo mediante le riforme tributarie.

Era stato Calonne, il Controllore delle Finanze, a suggerire la convocazione dell’Assemblea vista l’opposizione pregiudiziale dei Parlamenti, specialmente del Parlamento di Parigi. La sua azione politica aveva visto un cambio di passo tra una fase iniziale, dove gestiva le finanze in maniera assai discutibile, e una fase finale, dove perorava le riforme fiscali da applicare anche al Clero e alla Nobiltà.

Anche i Notabili mostravano la loro opposizione e prevenzione. Infatti prima della loro riunione scoppiava il caso dello “scandalo delle stamperie reali”, ovvero la circolazione degli Editti del Re senza che fossero trattati in Assemblea. Dopo le convocazioni, i Notabili, si dichiaravano di non potere approvare dei progetti concernenti le riforme in materia d’imposta e chiedevano la riunione degli Stati generali. Richiesta posta anche dai Parlamento di Parigi. Con l’accettazione da parte di Luigi XVI, della convocazione degli Stati generali per il maggio 1789, le aspettative della società francese crescevano: tutti gli Ordini e le Istituzioni si aspettavano tanto, ma ognuno attendeva qualcosa di diverso.

Il Parlamento di Parigi specificava che la convocazione doveva avvenire secondo le regole del secolo precedente, del 1628! E i Notabili si opponevano a qualsiasi ipotesi del raddoppio del Terzo Stato. Intanto, l’ultimo Ordine si cominciava a definire come “la Nazione meno la Nobiltà e il Clero”. In questo clima, già rovente, il 12 dicembre 1788, l’aristocrazia presentava il “manifesto al Re” dove si leggeva: “In un regno, nel quale da lungo tempo non vi ebbe dissensioni civili, con rincrescimento si proferisce la parola scissura: ma pure era da aspettarsi anche questo, se venisse fatta alcuna alterazioni ai diritti dei due primi ordini. Allora uno di questi due ordini; od ambedue fors'anche, potrebbero disconoscere gli Stati Generali, e rifiutare di confermare essi medesimi il proprio avvilimento, comparendo all'Assemblea".

Una presa di posizione e di pressione sul Re dai toni minacciosi che rasentava l’apertura della guerra civile. 

Salvatore Falzone

Foto: Wikimedia

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità