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Il male dietro i "Monti"

Nei palazzi della politica della terra del Belpaese di mezzo, gira gran voce che, prima del concerto di Natale al Senato, sia stato consacrato proprio quel temuto potere, che fa da lungo tempo echeggiare il suo triste quanto sinistro e nefasto rumoreggiare, a futuro male minore della Terra in questione. Sia Elfi che Nani - mentre gli Umani latitano e si interessano poco alla disputa – sembrano prediligere entrambi proprio quel malvagio occhio e centro di potere, che per un verso opprime i più tra gli Umani, ma che, per un altro, proprio per gran parte di essi, è la via di salvezza, protezione, ricchezza e preservazione dello statu quo. Aldilà dei monti giace dopotutto ciò che è fonte del loro dominio, lo sanno, e perché non designarlo ancora a futuro sovrano della loro legacy?

Che dire?

Ci perdoni la beata anima del geniale scrittore dal nordico nome, ma non abbiamo resistito alla struggente tentazione di usare i suoi paradigmatici spunti didascalici.

Il FQ ipotizza così il nefasto connubium, “Monti piace più alla base del Pd che al Pdl; B. insiste: 'Con lui federazione di moderati'" e l'occasione per tentare di confezionare il grande pacco di Natale dovrebbe essere stata il concerto di Natale al Senato, diretto nientepopodimeno che da Riccardo Muti.

Prima dell'evento pubblico, stando all'Ansa, il gran visir Mario e Re Giorgio si sono incontrati, per interloquire circa la tabella di marcia da seguire sulla conclusione della legislatura, sulla più che eventuale data delle dimissioni - da avvenire dopo l’approvazione della legge di Stabilità - cionondimeno, però, sopra ogni cosa, circa l'ipotesi di candidatura dello stesso Premier, cosa che la Merkel ed altri suoi omologhi caldeggiano, cosa che fanno anche tutti i centristi italiani, tra i quali tanti berlusconiani e suoi ex.

In breve, alla domanda fatta dai giornalisti ivi presenti, se fosse stata fatta chiarezza, il Primo ministro ha risposto “Se ha fatto chiarezza lo deve dire lui e lo dirà lui”, come per dire, citando le Sacre Scritture, “Fate tutto ciò che Lui vi dirà!. Giorgio Napolitano, dunque, come la Madonna e Mario Monti come Gesù? Niente di più blasfemo, tuttavia tristemente possibile nello sgangherato tentativo di imitazione.

Ad ipotizzarlo, in primis, con sibilline ammissioni il cavaliere senza macchia:

L'Italia dei moderati è maggioranza nel paese. Nell'attuale contesto, se lo riterrà, il professor Mario Monti potrà essere il federatore di quest'area. Egli condivide i miei, i vostri, i nostri stessi ideali... non sprecheremo certo un'occasione storica”.

In secundiis, anche il celeste Formigoni tuona:

"Oggi siamo tutti schierati perché Monti sia il candidato premier, e leader di questo schieramento di centrodestra”.

E a lui fa ecco uno degli eredi dell'uomo di predappio, Alemanno: 

Monti potrà essere il nostro interlocutore...”.

In tertiis, dalla platea dei talk show il ministro Riccardi ha affermato:

Credo che Monti resterà un riferimento morale e politico per un grande rassemblement di uomini e donne che vogliono cambiare Italia ... questo governo ha lavorato bene. ...Monti parlerà al Paese ... Avremo dunque un discorso di Monti, argomentato, in cui spiegherà i motivi della sua scelta”.

In ultimis, mentre il Bersani dice di non esser preoccupato, emerge dalle sudate carte di uno dei sondaggisti più pazzi e simpatici del mondo, Renato Mannheimer, che, udite udite, il 44% della base del Pd guardi con interesse a Supermario e che lo veda, addirittura, candidabile più di quanto lo voglia la base del Pdl.

Tutti insieme appassionatamente allora? Non direi del tutto, ma in parte è possibile! Infatti, c'è anche un Italia che sta veramente male - ed è oltremodo stupido dimenticarlo - e che non crede più affatto nei classici partiti – s'era capito da un pezzo! - ai cui vertici ci stanno delle vecchie grasse volpi; gente che ormai non crede né nel logoro Udc, erede di vecchi fasti democristiani, né nel Pdl, sempre più visto come una masnada di pappagalli e incompetenti lecchini – eccetto pochi defezionari - del loro princeps fino alla fine del "magna magna", né, tanto meno, nella pseudo sinistra rappresentata dal Pd; partito ormai troppo compromesso con politiche liberiste, responsabili della grande débacle sociale della classe operaia e dei ceti medio-bassi legati al sistema produttivo, ma non al grande serbatoio del pubblico impiego, ancora in parte fedele al Pd.

Tutta questa gente si volge verso il non voto, verso il dissenso, ma ancor più verso la nuova strategia di fare politica suggerita dal M5s, definito con grande disprezzo come “antipolitica”, ma che de facto, tra luci ed ombre, sta diventando politica, pur mancandole molte strategie portanti per un vero pensiero politico rivoluzionario, per endemica “ignoranza” politica.

E allora, the conclusion of the matter is… Tra elfi e nani dunque si arriverà presto – forse - ad un compromesso, con buona pace di quell'Italia che “chjiagn'e fotte” - tra Imu da versare e rendite da capogiro percepite da case affittate a nero, circa le quali nessuno parla o, meglio, faccia controlli seri – e così forse il potere che giace dietro ai “Monti” continuerà nel Belpaese di mezzo a seguire la sua vera e nefasta opera di conquista, senza che buona parte degli umani, refrattari ad ogni stimolo alla lotta politica seria, entrino davvero nella lotta, vuoi per mancanza di argomentazioni chiare e serie, vuoi per mancanza di leaders con attributi non populistici, ma efficaci sul piano sociale quanto politico, per non parlare poi della propria etica e della loro personale credibilità.

Apertis verbis, manca soprattutto ciò che sia volto realmente a cambiare - o perlomeno a tentare di farlo – questo statu quo capitalistico-finanziario e distruttivo per le politiche produttive occidentali, senza se e senza ma. Gli “umani”, non lo dicono, ma lo sanno, quasi fosse una cosa circa la quale non bisogna pronunciarne il nome... ma questa è un'altra storia!

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