Il governo dei tecnici

Ciò che più mi lascia basito nel governo dei cosiddetti tecnici, è paradossalmente il totale distacco dall'immagine comune di "uomo del fare" che pare pratica diffusa di tutti o quasi i suoi membri.

Da una cerchia di siffatto splendore e cotal sobrietà uno si aspetterebbe un silenzioso lavoro certosino e una certa ritrosia nel lasciarsi vivisezionare dai vari talk show di politica.

Non che condanni questi programmi, ci mancherebbe, ma non posso non rimanere un poco sconvolto quando vedo la sequela dei vari Passera, Fornero, Monti stesso etc... scorrazzare a destra e a manca in televisione promettendo epocali riforme, fantomatiche liberalizzazioni o fantastiche riforme del lavoro.

Non posso che avere orrore dell'improvviso gusto per il protagonismo di chi era stato osannato per la propria sobrietà.

Senza considerare che quei propositi meriterebbero sì un encomio, se non fosse per il lieve particolare che ognuno di noi è già arcistufo delle vuote parole e delle false promesse dei miseri faccendieri che ci hanno fin qui governato, figurarsi che voglia ha di sorbirsi questa nuova versione dai medesimi difetti dell'originale - idee poco chiare, contraddizioni, più o meno subdole forme di captatio benevolentiae sparse a iosa e vere e proprie sceneggiate come le ormai celeberrime lacrime della Fornero - che non presenta peraltro nemmeno quei rarissimi pregi riscontrabili in quegli altri, gentaglia sì, ma innegabilmente dotata di un innegabile savoir faire e di grandi capacità retoriche.

Questi "vampiri" mandati dall' Europa farebbero bene a sostituire il famoso credo benedettino - cui li ricollega la loro tanto acclamata sobrietà - con un più consono "taci e lavora", altrimenti tanto vale ridarci i "vecchi" che se non altro davano un'impressione più "viva"

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