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Le contraddizioni di una società nelle nozze veneziane di Jeff Bezos

 Nella cornice decadente e sognante della Serenissima, Jeff Bezos e Lauren Sánchez hanno celebrato un matrimonio degno di un imperatore tech. Tra gondole, palazzi affrescati e tappeti rossi sospesi sull’acqua, l’evento ha riunito l’élite del jet set globale in un carosello di glamour, lusso e – paradossalmente – incoerenze politiche e morali.

A fare notizia non è stato solo il matrimonio in sé, ma soprattutto il parterre di ospiti. In prima fila: Oprah Winfrey, paladina dell’empowerment progressista e sostenitrice di Kamala Devi Harris, candidata democratica alla presidenza. Con lei, Barbra Streisand, storica voce della sinistra hollywoodiana, e Leonardo DiCaprio, ambientalista di fama mondiale. Ma c’erano anche esponenti repubblicani, investitori vicini a Donald Trump, e altri sostenitori di un capitalismo spinto, senza freni, che stride con gli ideali progressisti professati da molti presenti.

La presenza di DiCaprio, da sempre attivo contro il cambiamento climatico, ha fatto sollevare più di un sopracciglio: partecipare a un evento multimilionario, con un’impronta ecologica imbarazzante (jet privati, yacht, catering internazionale), mentre si promuove la sostenibilità, è un cortocircuito etico che il pubblico non può più ignorare.

Anche Oprah, che in passato ha denunciato le disuguaglianze e promosso la giustizia sociale, si è ritrovata a condividere calici di champagne con miliardari fautori della deregulation e dell’“America First”. Un ambiente dove – al di là delle facciate – la difesa dei diritti civili sembra meno urgente del prestigio di una lista esclusiva di invitati.

Come fanno a convivere, sotto gli stessi lampadari di Murano, sostenitori di Trump e di Kamala Harris? La risposta è semplice: nella società americana dei VIP, l’appartenenza di classe supera quella ideologica. La vera linea di demarcazione non è tra destra e sinistra, ma tra chi può permettersi di essere presente a eventi come questo e chi li guarda da lontano.

Nel grande spettacolo della celebrità, la coerenza ideologica diventa un orpello, sacrificabile sull’altare del prestigio sociale. L’opinione pubblica può indignarsi sui social, ma la macchina mediatica va avanti, incurante.

Viviamo nell’era del “brand activism”: dove un tweet a favore dei diritti civili vale quanto una donazione a una campagna politica. Ma quando i volti più noti del mondo progressista si abbracciano con i simboli del potere conservatore, la maschera cade. E si svela la verità: la Hollywood liberal e la Silicon Valley reazionaria non sono poi così diverse quando si tratta di condividere privilegi.

Le nozze veneziane di Bezos non sono solo un evento mondano: sono il simbolo di una società americana divisa a parole, ma unita nei salotti del privilegio. Un grande teatro in cui gli attori recitano ruoli opposti davanti al pubblico, ma brindano insieme nel backstage.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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