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L’ipocrita litania delle carceri "da svuotare"

Ancora una volta è ripartito il coro bipartisan per risolvere il "problema carceri", annosa questione che nessuno vuole affrontare davvero.

La situazione delle 206 prigioni italiane è palesemente disastrosa.

Al 17 novembre 2011, a fronte di una capienza di 45.623 posti i detenuti erano 67.953 ed oggi hanno sicuramente superato la soglia dei 68mila. Riparte così il coretto bipartisan sulle condizioni disumane delle carceri italiane e sulla necessità di risolvere il problema.

Ma parliamoci chiaro, qualcuno crede davvero che sia poi così difficile, in un paese dove ogni anno si sperperano miliardi di denaro pubblico, adibire vecchie caserme o migliaia di altre costruzioni inutili e mai utilizzate a prigione e "piazzarvi" i detenuti in eccesso?

E' mai possibile che nessuno si interroghi sull'inefficacia di tutte le presunte soluzioni (orrendamente simili alle proposte della Severino) degli ultimi anni?

Qualcuno mi potrebbe spiegare che diavolo di senso ha eliminare alcune fattispecie di reato o fare in modo che gli ultimi 18 mesi di pena si possano scontare ai domiciliari per svuotare le carceri? Ma siamo tutti impazziti?

Questo si chiederebbe una qualsiasi mente sana che avesse avuto modo di osservare il reiterarsi del problema nel corso degli ultimi anni, ma invece televisioni e giornali sono letteralmente alluvionati da dichiarazioni di politici e tecnici di varia provenienza che ripetono fino alla nausea la gravità del problema e la necessità di una qualche forma di amnistia.

Ma siamo proprio sicuri che il problema non sia risolvibile?

Non è che invece esiste la precisa volontà di lasciarlo per così dire "aperto" in modo da garantire l'impunità - o almeno un alleggerimento della pena - ai vari compari, faccendieri e ricattatori?

Perché se si da un'occhiata alla realtà dei fatti è lapalissiano come la questione essenziale sia questa.

Sono decenni che ci prendono in giro con questa benedetta questione carceri che nessuno vuole risolvere, naturalmente sempre collegandola al problema della lentezza della giustizia - rallentata proprio da vent'anni di inciuci e nefandezze della nostra classe dirigente cosicché si deve assistere attoniti all'assurdità di un Berlusconi che esce indenne e quasi pulito agli occhi del pubblico da una miriade di processi nella maggioranza dei quali è accertata la sua colpevolezza, di un Marcello Dell'Utri che ancora non ha fatto un giorno di carcere nonostante i suoi acclarati rapporti con mafiosi del calibro di Cinà, cui fa da contraltare la condanna a dieci anni di una figura dalla ben misera (al confronto) caratura criminale come Vanna Marchi.

I tecnici insomma non fanno che continuare sulla strada oscura dei loro indegni predecessori.

Povera pazza Italia e poveri poveri noi, mentre il potere continua a mentire noi abbiamo perduto persino Godot

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