• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Il dualismo cooperativo di Confindustria e Sindacati

Il dualismo cooperativo di Confindustria e Sindacati

E’ una cosa ormai fin troppo frequente vedere che la confindustria avanza praticamente le stesse richieste della triade sindacale.

Per esempio ieri la Marcegaglia ha auspicato un aumento della tassazione delle rendite per abbassare le tasse alle imprese. Più o meno lo stessa solfa di Bonanni ed Epifani. Questa coincindenza di intenti non è un caso. Sono anni ormai che i sindacalisti e i baroni confindustriali dell'inner circle hanno un unico intento: spremere soldi ai cittadini per garantirsi sussidi e privilegi.

Il dibattito sulla tassazione delle rendite a riguardo è emblematico. In Italia la tassazione delle rendite corrisponde un'aliquota unificata al 12,5% che riguarda capital gain, dividendi e cedole, tutte cose che in teoria sono fra loro estremamente differenti. Comunque, volendo sintetizzare, si tratta di quelle imposte che i cittadini pagano sui loro investimenti in fondi, azioni, titoli di stato, obbligazioni, polizze vita: in pratica sono le tasse che gravano sul risparmio delle famiglie.

Alcuni anni fa un intervento sul sole 24 ore dell'ingegner Carlo De Benedetti in merito alla questione era stato molto chiaro. Il brav'uomo proponeva di aumentare "pesantemente e permanentemente" le tasse incombenti sui risparmi delle famiglie italiane in modo da poter abbassare l'imposizione fiscale gravante sulle attività produttive, ossia sulle imprese. Quest'intervento sulla stampa nazionale risaliva ancora ai tempi dell'ultimo governo Prodi e ne precedette di poco la quanto mai "inopportuna" caduta. Il De Benedetti derubricava il risparmio degli italiani come ricettacolo di parassitismo e di ingiustizia sociale. Naturalmente questo brav'uomo non si è sognato minimamente di ricordare il fatto che i suoi colleghi di confindustria con semplici meccanismi legali quali la "participation exemption", holding lussemburghesi, residenze personali monegasche e svizzere non sanno neppure cosa siano le tasse sulle plusvalenze e limitano ai minimi termini qualsiasi fiscalità gravante sui dividendi provenienti dalle loro aziende. Certamente però noi non possiamo dubitare della buona fede di un uomo come Carlo De Benedetti, bravo ed onesto residente svizzero e di cui spesso si interessa la consob italiana per insider trading, aggiotaggio e manipolazione del mercato (l'ultima multa milionaria è di meno di un anno fa).

E possiamo forse dubitare della buona fede di una Marcegaglia che propone tasse più alte sul risparmio delle famiglie per abbassare le aliquote fiscali a quel sistema confindustriale che non si sogna neppure minimamente di pagare quelle imposte di natura patrimoniale che i suoi rappresentanti sollecitano invece per i semplici cittadini e per il ceto medio italiano?

La realtà è che confindustria è una corporazione che rappresenta un insieme di interessi riconducibili ad un numero molto ristretto di persone. La scarsa rispettabilità di un tempo è ormai evaporata di fronte allo squallore di molti dei suoi personaggi e di fronte alle politiche rapaci e parassitarie condotte in accordo con il sindacato grazie a governi compiacenti e di sinistra. A testimonianza di questa situazione degradata c'è la crisi diffusionale ed economica del Sole24ore, quotidiano portavoce della propaganda di confindustria.

Al filone degli interessi confindustriali si aggiunge il fatto che i sindacalisti vogliono dare impulso al business dei fondi pensione: business di cui hanno una fetta notevolissima con i loro fondi negoziali. Questi strumenti hanno una fiscalità agevolata e si ritroverebbero di fatto con un considerevole vantaggio competitivo qualora tutte le altre forme di risparmio disponibili ai residenti italiani fossero gravate da una fiscalità maggiore. Tanta più alta fosse quest'ultima, tanto meglio sarebbe per il business degli amici sindacalisti. Inutile dire che lo sviluppo dei fondi negoziali andrebbe di pari passo all'influenza della casta sindacale sulle compagini azionarie delle imprese italiane: in altre parole un bel numero di poltrone nei consigli di amministrazione accoglierebbero i nostri simpatici, onesti e probi sindacalisti.

Non è un caso che Berlusconi non vada di traverso né al club dei baroni confindustriali, né ai sindacalisti. Berlusconi anche se in modo imperfetto e ad intermittenza ha dato una rappresentanza politica a quel ceto medio che per questa bolgia di personaggi rappresenta un'unica cosa: un bancomat a cui ricorrere alla bisogna. I sindacati e confindustria riescono a fare i loro affari solo se riescono a far pagare il conto ai cittadini comuni. Per questo si trovano molto più a loro agio con la sinistra o con un cattosocialista come Casini o con un ipocrita trasformista come Fini.

Casini si è accodato di recente al coro di chi vuole più tasse. dimentico dei tempi non troppo lontani in cui criticava la sinistra per queste stesse proposte.

E Fini stesso se ne era uscito con la proposta di tassare le "rendite" e i capital gain ancora quando faceva convegni gomito a gomito con il compagno D'alema: il tempo in cui i due soci ancora potevano pregustare la caduta del governo Berlusconi e l'avvento di un governo trasversale e di "salute" pubblica: con una piattaforma decisamente di "sinistra", quella sinistra che fa grassa gente come la Marcegaglia e il De Benedetti.

Commenti all'articolo

  • Di illupodeicieli (---.---.---.103) 28 febbraio 2011 10:52

    Se Berlusconi è stato votato nelle precedenti elezioni è perchè tanti si sono sentiti, anzi sono stati, vessati da un fisco onnipresente e punitore, da una mancanza (da parte di Prodi) di politica del lavoro e dello sviluppo industriale. (del resto il buon De Benedetti è un fautore del terziario, ma di quello che solo lui può operare e non certo il disoccupato sardo o calabrese che decidesse di "fare impresa"...essendo a corto di denaro ma avendo idee che gli verranno subito rubate e copiate). Poi Berlusconi ha tradito, e non solo il ceto medio, ma anche tutti gli imprenditori che avevano votato per lui e per la sua coalizione e che, per quanto ne so io, non lo rivoteranno, ha tradito permettendo uno sviluppo abnorme di Equitalia aumentandone il potere e consentendo nuovamente l’uso delle ganasce fiscali.Ma per chi potrebbe mai votare oggi un disoccupato o un piccolo imprenditore o un pensionato? Non certo per chi è amico di un sindacato traditore e nemmeno per un Di Pietro che ha in testa solo la giustizia (quella che vuole lui ovviamente) e che pensa di trovare denaro mettendo la multa a chi non fa gli scontrini perchè è un evasore. Non ci sono persone valide e propositve da poter votare e ,con questo sistema elettorale ancor meno viene voglia di recarsi alle urne.Quanto a confindustria non è poi rappresentativa di una buona parte di industrie ,almeno non di quelle che non possono nè volgiono delocalizzare le produzioni. E’ come il sindacato unitario rispetto alle esigenze dei singoli che, di solito, non si riconoscono nelle sigle storiche.E hanno ragione. 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares