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Il diavolo e l’acquasanta

La verità spesso non è tutta bianca o tutta nera, vi sono mille sfumature intermedie per cui bisogna andare cauti. A volte, invece, questo non è possibile, quando per esempio la scelta è tra due opposti, tra il bene ed il male, tra libertà ed oppressione, tra innocenza e colpevolezza, tra il diavolo e l’acquasanta.

Roberto Saviano ha posto un problema: "Dov’era la Lega quando la ’ndrangheta si infiltrava in Lombardia?", dopo che gli inquirenti hanno scoperto una vasta rete mafiosa radicata da anni nel regno delle camicie verdi. Ovviamente la domanda ha scatenato il putiferio, perché una cosa è ridere delle buffonate e del folclore da sagra paesana del Carroccio, altra cosa è attaccarlo sulle sue reali capacità di governare, soprattutto nel cosiddetto territorio dove vorrebbe essere "ancorato".

Fare spallucce al sindaco di Treviso per le sue insensate stupidaggini è una cosa, mettere in discussione il malgoverno della Lega è minare alle fondamenta la ragion d’essere di questo partito al nord, quello dei puri e duri, quello che da sempre ha tracciato sul Rubicone il confine tra virtù (al nord) e tutti i mali peggiori (al sud).

Saviano ha messo una bomba sotto il culo di Bossi, Zaia e Cota, che hanno già i loro grattacapi, denunciando perlomeno omissioni politiche nelle amministrazioni locali. Il che sottintende altre domande, come: se un sindaco o un presidente di provincia o un presidente di regione non sa che nel suo territorio si è infiltrata la mafia, come farà a scovare gli evasori fiscali se (non quando) dovesse esserci il federalismo fiscale?

Se poi non tutti gli amministratori locali in camicia verde hanno la furbizia di Bossi, qualcuno potrebbe anche avere "le mani in pasta" con la ’ndrangheta e - se per caso la magistratura potesse un giorno beccarne qualcuno - gli scricchiolii denunciati da Saviano potrebbero trasformarsi nel crollo di tutto il palco, portando con sè attori e figuranti.

Ovvia quindi la reazione tanto scomposta quanto volgare di Castelli: "Saviano è accecato e reso sordo dal suo inopinato successo e dai soldi che gli sono arrivati in giovane età", ed aggiunge: "Non ci siamo limitati a scrivere quattro cose e a partecipare a quattro conferenze. Né siamo diventati ricchi per questo".

Frasi che possono essere interpretate in molteplici modi, da quello più innocente (I soldi ce li siamo fatti a Roma ladrona e nei consigli di amministrazione) a quelli meno esplicitabili, pena una denuncia per diffamazione.

Comunque sia, questo è un caso in cui non si può stare un po’ di qua ed un po’ di là. O si è con la mafia o si è contro. Saviano sappiamo da che parte sta, su altri la domanda dell’autore di Gomorra ha sollevato qualche dubbio.

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