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Il caso di Desirée, ovvero il fascio-razzismo politico/mediatico

Avete mai visto un cane da combattimento o ne avete sentito parlare? Il cane da combattimento ad un segnale attacca, e pensa solo ad azzannare il cane avversario. Non si preoccupa di morire, non si preoccupa di niente.

Sullo stupro di Desiree, politici e media fascio razzisti non si sono preoccupati dello strazio di questa ragazza, del degrado di un quartiere di ciò che si sarebbe potuto e dovuto fare e non è stato fatto, dal ministro degli Interni e dal sindaco, invano avvisati e sollecitati ad intervenire per la droga e la violenza circolante nel quartiere, già da luglio .

Si sono preoccupati di stravolgere una storia, di trasformare un buco bianco/nero fatto di immigrati ed indigeni, in un buco nero fatto di soli immigrati, le colpe di Brian Minteh, Alinno Chima e Yousif Salia, nelle colpe del popolo degli immigrati, e la responsabilità di un ministro degli Interni e di un sindaco, per la droga e il degrado, nella responsabilità degli immigrati.

Si preoccupati di fare cassa di risonanza, alla passerella di Salvini che voleva lanciare un'opa su Roma, e alle sue parole d'ordine: le ruspe.

Tutti insieme appassionatamente al segnale del padrone hanno azzannato per dire che Desirèe non è stata stuprata da Tizio, Sempronio e Caio, ma da tutti i neri, che il degrado è solo dei neri, la responsabilità solo dei neri.

Politici e media non si sono preoccupati di fare politica, di informare, ma solo di fare share e voti, di indicare per l’ennesima volta un nemico alle masse, insomma di fare scuola di demenza e di violenza, di razzismo.

"Meglio che muore lei che noi in galera". Hanno detto gli indagati. Meglio che muore l'informazione e la politica, che perdere voti e share, hanno ringhiato stampa e i politici fascisti.

Il trionfo dell'idiozia, che è incapacità di pensare, di riconoscersi e di riconoscere gli altri come persona, la disumanità, l'essenza del razzismo di ieri e di oggi.

 

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