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Il Ripasso 10: XTC

Nati in una cittadina inglese, quella Swindon che ricordano spesso con orgoglio nei documentari, nelle mappe che inseriscono nei loro album, gli XTC sono portatori di quel genio che spesso alligna in provincia.

Cominciano a comporre nel 1973 canzoni nate dall’amicizia fra Andy Partridge, chitarra voce e musiche e Couling Mouldin, basso, voce e musiche. I classici amici di sempre che condividono dischi, gusti, affinità. I Beatles e il Merseybeat in generale come punto di riferimento formativo, mentre il primo punk dei New York Dolls rappresenta l’attualità musicale.

Unitisi a loro il tastierista Barry Andrews ed il batterista Terry Chambers si buttano a capofitto nella musica suonando un inedito miscuglio di punk-pop-funk-ska-reaggae. Molto è dovuto all’influenza di Barry Andrews, che pur non componendo nulla ritengo abbia influenzato non poco la band, forse tenendola aggiornata sulle novità, fungendo da contraltare rispetto al loro sguardo musicale retrospettivo. Pubblicano nel 1978 in piena era brit-punk il loro primo disco, ‘White Music, e da un loro singolo emerge in modo quasi programmatico un interrogativo sulla loro identità. Il brano si chiama “This is Pop?”, col punto interrogativo, e vede i giovani XTC in azione con energia adolescenziale.

Il secondo disco datato sempre 1978 “GO2″, copertina iperconcettuale del celebre gruppo grafico Hipgnosis, aumenta le asperità ritmiche provenienti dalla New Wave statunitense. In questo gli XTC si discostano decisamente dai loro conterranei e con un brano esemplare come Meccanik Dancing (Oh we go!) sembra vogliano costruire una sorta di parodia di dance ibrida e nevrotica, mescolando un ritmo reggae a una melodia da compagnia di adolescenti ubriachi che vanno a fare danni in una discoteca. Questo, almeno, è il senso del testo. Barry Andrews che ha condotto gli arrangiamenti verso una forma che tenesse conto delle novità dei club (non a caso il suo progetto successivo sarà quello elettro-dance degli Shriekback), si allontana dal gruppo e viene sostituito da un grande chitarrista, Dave Gregory. Una sorta di mix stilistico fra George Harrison e Adrian Belew, se è possibile immaginarlo. Con Gregory la formazione cambia radicalmente non solo dal punto di vista degli strumenti impiegati, ma anche da quello stilistico. L’effetto è rivoluzionario per la band, e ne è testimonianza lo splendido album “Drums and Wires” del 1979 che alterna canzoncine disimpegnate pop, al merseybeat più raffinato e riuscito a capolavori di intensità emotiva, il primo di Coulin Moulding (al quale sembra stare caro il tema dell’alienazione sul lavoro) e gli altri due a firma di Andy Partridge, al limite della dissonanza e della disperazione.

Dopo il capolavoro un ottimo assestamento con due album; il primo è “Black Sea” del 1980. E’ la forma canzone nella sua forma migliore, ineccepibile, sempre ispirata al pop e al rock. Da questo album, visto che una classica scelta produttiva degli XTC da qui in avanti sarà di legare le canzoni fra di loro, ho selezionato solamente il primo brano, l’energetico “Respectable Street“. A seguire, nel 1982, il loro primo album doppio da studio “English Settlement“, ricco di spunti musicali, un po’ più umbratile rispetto al precedente, ma sempre di ottimo livello. Per la cronaca, Andy Partridge durante un concerto a Parigi viene colto da un forte attacco di panico. Non esce sul palco. Lo stesso accadrà in varie circostanze negli States e in Canada. I biglietti vengono rimborsati al pubblico già presente per il concerto. Viene definito dagli addetti del settore “Stage Fright“, paura del palcoscenico, ma è un evidente segno di un crollo nervoso di Partridge. Da ora in poi il suo talento compositivo si esprimerà solo in studio e in qualche piccola occasione radiofonica o televisiva. E questo influenzerà non poco la loro produzione. Anche positivamente.

Gli album del periodo della creatività in studio si aprono con “Mummer” (1983). La consapevolezza di dover puntare maggiormente sulla qualità del disco che sulle performance dal vivo alle quali hanno definitivamente rinunciato è evidente. Il batterista Terry Chambers la prende male e decide di lasciare il gruppo. Da questo momento gli XTC saranno formalmente un trio che assolderà volta per volta batteristi per le sessioni di registrazione. Come “Black Sea” era la versione energetica di “English Settlement”, così “Mummer” è la versione serena dell’oscuro “The Big Express” del 1985, animato dalle ansie di Partridge, autore di quasi tutti i brani. Del primo album ho selezionato “Deliver Us From the Elements” una invocazione di Colin Moulding con un tappeto elettronico dall’aria incombente come una tempesta. A rasserenare c’è il colorato video originale di “Funk Pop A Roll“, brano di Partidge che riassume dal titolo la loro vocazione musicale eclettica. Da “The Big Express” invece ascoltiamo il brano finale, “Train Running Low on a Soul Coal“, una cavalcata di suoni che riproducono l’andamento di un treno che raggiunge, con la massima velocità, un insieme elettrico rumoroso. Siamo negli anni 80 e si sente; ma siamo spanne sopra i prodotti pop britannici dell’epoca. 1986. Gli XTC incontrano il genio della produzione Todd Rundgren. E sono litigi furibondi dai quali esce un grande capolavoro. Di nuovo eclettismo, una revisione musicalmente e sonoramente ricca del passato, ma talmente ripensata da diventare qualcosa di nuovo. Un atto d’amore per gli anni 60. Il disco si chiama “Skylarking” e apre un breve periodo di relativo successo, al quale si accoderà il successivo doppio Album “Orange and Lemons” del 1989. Dal primo ascoltiamo “Season Cycle“, Pet Sounds come lo avrebbe voluto Brian Wilson, “Earn Enough for Us“, i primi Beatles con la grinta che non sono mai riusciti a raggiungere, e “The Man Who Sail Around His Soul“, una perfetta title track per una spy-story cinematografica. Nel video originale(troppo rovinato per proporlo) compare anche Numero 6, Patrick McGoohan, alias “il Prigioniero”. Dal doppio Orange and Lemons invece ho scelto la sola “Major of Simpleton” con relativo video promozionale.

Con “Nonsuch” del 1992 si danno a canzoni di impatto più immediato e il rock è preponderante. E’ un disco piacevole con alcune belle canzoni. Il vincolo con la etichetta Virgin, che li ha sempre coccolati, diventa stretto per qualche ignoto motivo. Per riuscire a sciogliere il contratto smettono di registrare dischi. Reciso l’accordo concluderanno la loro carriera come duo, senza Dave Gregory, con gli album “Apple Venus Volume 1″ del 1999, salvato da Moulding con un brano come “Frivolous Tonight“, e dall’elettrico "Wasp Star (Apple Venus part 2)", disco sostanzialmente mediocre del 2000. E infatti il gruppo si scioglie definitivamente. Partridge continua a fare musica, Moulding smette senza troppe remore, i due rimangono ottimi amici. Da Nonsuch “Books are Burning” con dialogo alle chitarre finale fra Partridge e Gregory. A concludere questa playlist “Frivolous Tonight”, altro episodio beatlasiano con tanto di mellotron, e la depressa “The Last Baloon” di Partridge, entrambe da “Apple Venus Volume 1″.

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