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Il Giappone abbandona il nucleare. Ma seppellisce le scorie senza riprocessarle

Il Giappone ha deciso di allontanarsi dal nucleare ma il reale problema adesso è rappresentato dallo smaltimento delle scorie nucleari.

Il Ministero dell’Industria nipponico ha deciso di seppellire le scorie provenienti dalle centrali nucleari senza riprocessarle. L’abbandono dell'energia nucleare, secondo il Governo giapponese, rende il procedimento inutile, in quanto il riprocessamento viene effettuato principalmente per recuperare nuovo combustibile fossile. L’operazione riduce anche il volume del materiale di scarto non riducendone, però, la radioattività. Le scorie atomiche verranno probabilmente inviate all’impianto di riprocessamento di Rokkasho, nella prefettura di Amori, dove saranno seppellite, dato che la funzionalità dello stesso impianto è ancora in "forse" dopo i ripetuti errori e rinvii che affliggono la struttura, costata circa 20 miliardi di dollari dal 1993 ad oggi.

Al momento non esiste una soluzione definitiva allo smaltimento delle scorie. Aspettando ulteriori innovazioni tecnologiche in grado di garantire una completa soluzione del problema, il Massachusetts Institute of Technology, due anni fa, indicava come unica soluzione la conservazione in superficie, abbattendo il problema dei costi e garantendo una maggiore sicurezza.

LEGGI ANCHE: LE FARFALLE MUTANTI DI FUKUSHIMA

La soluzione che il Giappone sembra deciso ad adottare esporrebbe la popolazione ad ulteriori pericoli. L’elevato rischio sismico del Paese fa nascere nuovi dubbi sulla sicurezza dei depositi sotterranei che, in caso di cedimenti ed eventuale fuoriuscita di materiali radioattivi, potrebbero provocare successivi disastri ambientali. Rischi che il Giappone non può permettersi di correre, la soluzione dei problemi creati da Fukushima è lontana e, forse, inesistente.

La popolazione è spaventata, il danno ambientale è inestimabile, sostenere ancora il nucleare senza dare sostegno alle energie rinnovabili sembra una pazzia. Secondo le ultime stime presentate dal ministro delle Politiche nazionali, Motohisa Furukawa, se il Giappone dovesse decidere di abbandonare definitivamente il nucleare, la spesa per il Paese sarebbe intorno ai 500 miliardi di euro per investire nelle energie rinnovabili.

Ritornando allo smaltimento delle scorie nel sottosuolo, la legislazione giapponese non permette di seppellire residui non riprocessati. Ovviamente, il Governo nipponico è già al lavoro su un disegno di legge per permettere lo smaltimento diretto delle scorie radioattive.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.213) 5 settembre 2012 10:59

    Può l’autore citare la fonte su cui si basa il suo articolo ?
    Perché non sono riuscito a trovarla ,sebbene il web sia pieno di siti "pistola" che diffondono la notizia della decisione del Giappone di abbandonare il nucleare .Qualcuno ha scambiato il fermo degli impianti per lo stress-test con una rinuncia al nucleare .

    Ho invece trovato sul sito di Accademia Ambientale del Monferrato una news di tre giorni orsono che riporta come fonte "www.ilfattoquotidiano.it " ,notoriamente non filonuclearista ,che riporta l’esatto contrario ,ovverossia :

    " Il governo presieduto dal premier Yoshihiko Noda conferma la necessità di ripartire con il nucleare,...perché senza reattori attivi la società giapponese non potrebbe sopravvivere ... "
    E allora ?

  • Di Giuseppe Filipponi (---.---.---.41) 5 settembre 2012 15:09
    Giuseppe Filipponi

    In effetti il governo giapponese non ha affatto deciso di abbandonare il nucleare come ha fatto la Germania. Il governo giapponese addirittura ha anche disposto il riavvio di due reattori della centrale nucleare di Ohi, nell’Ovest del Paese.
    Si tratta della prima riaccensione degli impianti dalla crisi di Fukushima seguita al sisma/tsunami dell’11 marzo 2011. La decisione, presa d’accordo con le autorità locali, è stata annunciata dal primo ministro Yoshiniko Noda. Si tratta del preludio alla graduale riaccensione di altri 50 reattori presenti nel Paese e spenti dopo il terremoto dell’11 marzo 2011. http://www.corriere.it/esteri/12_gi..., via-nucleare_e2686e1e-b760-11e1-a264-b99bbdd148d8.shtml
    Informo inoltre che dagli anni 60 il combustibile esaurito dei cento e passa reattori nucleari USA è collocato in depositi nei siti delle centrali perché il governo americano, per i paventati pericoli della proliferazione, si è sempre opposto al riprocessamento. Si dibatte da anni la costruzione del deposito geologico di Yucca Mountain, ma meglio ancora si prospetta ora l’utilizzo di reattori velci come "bruciatori" non solo per il combustibile esurito ma anche per l’eliminazione del plutonio degli arsenali nucleari in disarmo. Molto noto a questo riguardo è il reattore veloce PRISM ideato dalla GE-Hitachi a cui il governo inglese sembra molto interessato.

  • Di Giuseppe Ottaviano (---.---.---.196) 5 settembre 2012 16:12
    Giuseppe Ottaviano

    Partendo dal presupposto che la fonte non è mai una sola, la invito a superare il titolo per arrivare al punto: " La popolazione è spaventata, il danno ambientale è inestimabile, sostenere ancora il nucleare senza dare sostegno alle energie rinnovabili sembra una pazzia. Secondo le ultime stime presentate dal ministro delle Politiche nazionali, Motohisa Furukawa, se il Giappone dovesse decidere di abbandonare definitivamente il nucleare, la spesa per il Paese sarebbe intorno ai 500 miliardi di euro per investire nelle energie rinnovabili"

     Abbandonare il nucleare, così, di punto in bianco sarebbe impossibile, soprattutto per la pressione che le aziende stanno facendo sui politici. Il discorso comprende salute, ambiente, interessi economici di aziende, pressioni sui politici e posti di lavoro, basta guardare i recenti fatti dell’Ilva di Taranto. Bisogna però prendere atto della volontà della popolazione di allontanarsi dal nucleare, le manifestazioni sono tante e le associazioni promettono ulteriori battaglie per ogni centrale che verrà riaperta. Così anche alcuni ministri nipponici si sono messi subito al lavoro per cercare soluzioni alternative. 

    Secondo diverse testate, dal New York Times alla BBC, l’abbandono del nucleare è più di una possibilità, i piani energetici alternativi prevedono drastiche riduzioni nell’immediato e una probabile cancellazione a partire dal 2030. Inoltre le elezioni si avvicinano e i politici diventano più efficienti, non ci dimentichiamo come in Italia il nucleare sembrava ormai quasi una certezza finché non fu proprio il disastro di Fukushima, poco prima del referendum, a far cambiare rotta sia alla gente che ai politici. Ricordiamo le parole "rubate" alla Fornero poco prima delle Amministrative: "Abbandoniamo in fretta e furia per un po’ il nucleare perché altrimenti perdiamo le amministrative".

     Per quanto riguarda la dichiarazione citata del premier, Noda fa riferimento all’immediato, in quanto buona parte della popolazione, giustamente spaventata, ha chiesto di non riaprire le centrali, attualmente chiuse per lavori di manutenzione scattati subito dopo il disastro. Ovviamente, spegnere le centrali adesso sarebbe impossibile visto che un terzo del fabbisogno energetico del paese è coperto proprio dal nucleare.

    Spero con questo di aver chiarito eventuali dubbi e incertezze causate dall’articolo.

    http://www.nytimes.com/2012/08/30/business/energy-environment/japan-faces-costs-of-closing-reactors.html?pagewanted=all

  • Di Renzo Riva (---.---.---.45) 12 febbraio 2013 01:52
    Renzo Riva

    Le scorie sono una "RISORSA" disponibile per dare ulteriore energia con i reattori di IV generazione.
    .
    Ecco cosa ha detto Abe primo ministro giapponese vincitore dalle ultime elezioni di fine 

    2012:

    Riprendere la strada del nucleare e favorire le esportazioni indebolendo lo 
    Yen. Il primo ministro giapponese Shinzo Abe, appena insediato, detta la linea 
    del neo esecutivo conservatore.
    Subito dopo essersi inchinato di fronte all’imperatore Akihito – al quale 
    spetta la nomina del capo dell’esecutivo, dopo la fiducia del parlamento – Abe 
    ha ufficializzato la squadra di governo. L’ex premier Taro Aso, padre del 
    massiccio pacchetto di stimoli all’Economia nel 2008, sarà ministro delle 
    Finanze.
    “Sarà un governo che vincerà la crisi per il popolo giapponese – ha detto Abe 
    nella sua prima conferenza stampa – Il Paese sarà più forte perché avrà un’
    economia forte. Senza la rivitalizzazione dell’economia, non ci potrà essere 
    alcuna riforma finanziaria e nessun futuro per il Giappone”.
    I conservatori mancavano da tre anni al potere, abbastanza perché la tensione 
    giocasse un brutto scherzo al vice segretario 

    generale del governo Kazuhiro Sugita, svenuto durante la conferenza stampa.
    Ritornano al governo con una maggioranza schiacciante in parlamento: Abe ha 
    ottenuto 328 voti su 478, grazie anche all’appoggio dei nazionalisti. Un’
    alleanza che impone al governo di affrontare la questione delle isole contese 
    con Cina e Corea del Sud. Questione difficle visto che Pechino, ad esempio, e 
    il principale creditore di Tokyo.
    Dalla politica estera a quella interna, i problemi si sommano: il nuovo 
    esecutivo si insedia con un debito pubblico schizzato al 240% del Pil.




    Il futuro dell’energia nucleare in Giappone con il nuovo governo Abe
    mercoledì 6 febbraio 2013



    di Donatello Osti (Non-resident analyst International Peace & Security 
    Institute - IPSI)

    La schiacciante vittoria alle elezioni di Dicembre del Partito Liberal 
    Democratico capitanato da Shinzo Abe ha riportato il futuro dell’energia 
    nucleare in Giappone al centro del dibattito domestico e internazionale. Se il 
    precedente governo si era speso per il graduale abbandono dell’energia 
    nucleare, Abe ha dichiarato più volte la volontà di costruire nuovi reattori 
    più sicuri per garantire una maggiore indipendenza energetica al paese.

    Il Giappone detiene attualmente il primato mondiale nell’importazione di Gnl, 
    è il secondo importatore di carbone e il terzo importatore netto di petrolio. 
    Prima dell’incidente di Fukushima il paese era il terzo produttore mondiale di 
    energia nucleare; l’energia dell’atomo rappresentava circa il 13% del 
    fabbisogno energetico interno e produceva il 27% di energia elettrica. 

    Dopo l’11 Marzo del 2011, con la catastrofe naturale e lo tsunami nel Tohoku i 
    consumi giapponesi di Gnl sono cresciuti del 56%, quelli di greggio del 27% e 
    il consumo di olio combustibile è incrementato del 20%.

    Lo scenario attuale richiede una ridefinizione programmatica del futuro mix-
    energetico del paese. Il Primo Ministro, consapevole dello scetticismo di buona 
    parte dell’opinione pubblica a rimettere in moto i reattori nucleari ha 
    sottolineato la necessità di prendere decisioni più trasparenti ed ha creato a 
    tal fine Commissioni di vigilanza e controllo sia governative che indipendenti 
    per implementare nuovi standard di sicurezza. A partire dallo scorso giugno 
    solo i reattori 3 e 4 della Centrale di Ohi sono stati riattivati, gli unici su 
    un totale di 50 nell’intero paese ad aver passato i due ‘stress test’ imposti 
    dall’autorità per la sicurezza nucleare. 

    In un clima di massima attenzione alla sicurezza nucleare, Abe si è dichiarato 
    fortemente intenzionato a costruire nuovi reattori totalmente diversi da quelli 
    costruiti 40 anni fa. Nonostante le sue parole siano state recepite come una 
    svolta rispetto all’amministrazione politica precedente non sono stati tuttora 
    registrati grossi cambiamenti. E’ tuttavia importante ricordare i punti 
    fondamentali su cui il precedente governo Noda aveva orientato la politica 
    energetica giapponese: la realizzazione di una società nuclearmente 
    indipendente, con l’obiettivo di arrivare a zero-energia nucleare nel 2030 – 
    una rivoluzione energetica ‘green’ con forti investimenti infrastrutturali 
    nelle rinnovabili e la stabilità nell’offerta di energia, da attuarsi grazie 
    all’utilizzo di energia fossile e geo-termica. Il governo non ha mai approvato 
    questo pacchetto di riforme che difatti sono rimaste solo proposte.

    Il Piano per l’Energia del 2010, in contrapposizione a quanto avrebbe poi 
    dichiarato Abe prevedeva la costruzione di 12 nuovi reattori nucleari entro il 
    2020 e l’aumento della percentuale di elettricità prodotta dal nucleare ad 
    oltre il 50% entro il 2030.

    Nel breve periodo si prevede la riattivazione di alcuni reattori nucleari – 
    come nel caso di Ohi – una volta che la Commissione per la regolamentazione 
    nucleare abbia confermato la sicurezza di operabilità degli impianti entro i 
    prossimi 3 anni.

    Nel lungo periodo il mix-energetico giapponese sarà determinato dalla 
    performance delle fonti di energia rinnovabili che sono state gradualmente 
    introdotte in Giappone dal Luglio 2012 attraverso il cosiddetto ‘Feed in tariff 
    system’. Questo modello in particolare obbliga le utilities energetiche ad 
    acquistare energia da fonti rinnovabili ad un prezzo fisso per un periodo 
    prestabilito di almeno 10 anni.

    Il governo Abe ha senz’altro cambiato rotta rispetto alla politica energetica 
    giapponese ma non ancora in maniera così decisiva. Molto probabilmente il Primo 
    Ministro sarà cauto fino alle prossime elezioni della Camera Alta a Giugno 
    2013. Se i risultati dovessero favorire ulteriormente il partito Liberal 
    Democratico Abe potrebbe premere maggiormente per la costruzione di nuovi 
    reattori, forte anche dei stretti legami tra il suo partito e le potenti lobby 
    industriali.

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