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Il Foglio, il vino, il trenino

Perseverando nella consegna strategica di sostenere Renzi perinde ac cadaver, oggi sul Foglio compare un piccolo commento (Idee per gufi e benaltristi sugli 80 euro) che è un capolavoro di psichedelia. Sarebbe propriamente un peana all’uso di sostanze psicotrope, se solo il direttore decidesse di fare un passo verso questa dimensione libertaria. Ma soprattutto è un commento coerente con il pedigree di un giornale che ha comunque una personalità piuttosto sviluppata, anche nel gusto per l’iperbole ed il surreale.

In sostanza, argomenta il commentino, non è vero che gli 80 euro si siano dissolti nel nulla. Anzi, ci sono evidenze aneddotiche che qualcosa si sta muovendo. Ad esempio?

Ora però saltano fuori i dati di fine anno: a novembre le immatricolazioni di auto sono aumentate del 5 per cento consolidando una ripresa di alcuni mesi; le richieste di mutui sono salite del 21 per cento rispetto a un anno fa, rialzo appena inferiore a quello di ottobre quando venne registrato l’incremento maggiore in cinque anni. Soprattutto, le surroghe per ottenere condizioni più vantaggiose rappresentano solo il 3 per cento dei contratti; il resto sono acquisti veri con compravendite stimate nel 2014 a più 3,6 per cento. E’ interessante l’importo medio, 124.245 euro, mentre quantitativamente la ricerca di case si concentra su fasce ancora più basse, fino a 100 mila, e per il 27 per cento da parte di giovani tra 25 e 30 anni. Non sarà mica proprio il popolo degli 80 euro?

Potremmo dirvi che i confronti su base annua partendo da livelli assoluti devastati sono perfetti per produrre riprese a forma di V, e questo è certamente vero per auto e mutui. Potremmo anche dirvi che i dati di vendite al dettaglio (quindi non i big ticket items come auto e case) vedono l’Italia in fondo alle classifiche europee, o che il nostro indice di fiducia dei consumatori, pur così suscettibile di essere influenzato da agende politiche e narrative collodiane, è tornato a scendere. Potremmo ribadirvi l’uso malato delle correlazioni come causalità, oppure l’approccio monadico che astrae da quanto accade alle economie dei paesi nostri partner commerciali.

Ma servirebbe a nulla, di fronte ad una argomentazione di questo tipo, che ha deliberatamente scelto di essere uno sberleffo alla razionalità ed al fact checking.

Un editoriale di questo tipo è un genere letterario che si rinnova. E come diciamo spesso su questi pixel: falliremo, ma almeno facendo il trenino come ne La grande bellezza, in mezzo a faccioni deformi e corpi splendidamente sfasciati come le menti.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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